Here we are

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Restammo seduti in quello sgabuzzino per non so quanto tempo, abbastanza da iniziare a non sentire più le gambe. Ci stavamo ancora tenendo per mano quando, di punto in bianco, una luce accecante si manifestò dal nulla. Non potei fare a meno di chiudere gli occhi e nascondere il viso tra le mani.

"Oh finalmente, ci siamo!" sentii il Dottore che si alzò di colpo tirandomi un calcio. Non ci feci neanche caso. Riprovai ad aprire gli occhi ma la luce era ancora troppo forte, ma lentamente iniziarono ad abituarsi.

"Non mi avevi detto che sarebbe stata una cosa così improvvisa, credo di aver perso due decimi della mia vista." mi lamentai afferrandomi alla sua giacca per tirarmi su. "Non ti ha fatto nessun effetto?"

"No" rispose. Era concentrato a trafficare ancora all'interno della botola. "Dobbiamo uscire in fretta." mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla stanza.

Eravamo di nuovo nel corridoio, ma stavolta era buio, l'unica fonte di luce erano le finestre sul soffitto, a cui prima non avevo fatto caso. Davano su un cielo azzurro-arancione, un po' i colori del tramonto, con l'aggiunta di svariate stelle, e devo ammettere che mi distrassi un attimo dalla situazione per ammirarlo.

"Ci sei?" mi chiese.

"Sì, scusa, è che...è bellissimo."

"Avrai tutto il tempo per ammirarlo dopo, ora dovremmo andare prima che ci scoprino."

"Sì, andiamo." e proseguimmo. Questa volta senza correre.

"Ce l'hai fatta a fare andare via l'elettricità. Grande." dissi a bassa voce.

"In realtà non ero sicuro che funzionasse" arrivammo a una deviazione, ci guardammo intorno per controllare che non ci fosse nessuno e continuammo. "Diciamo che se il segnale avesse incontrato qualsiasi tipo di ostacolo che avrebbe potuto modificarlo, allora quella che sarebbe tornata indietro sarebbe stata una scarica elettrica tale da rimanerci secchi."

"Cosa? Vuoi dire che avremmo potuto morire là dentro?" a volte vorrei tirargli un pugno.

"Una cosa alla volta. Quella l'abbiamo scampata, ora potremmo morire per altre cause." si fermò di nuovo alla fine del corridoio per controllare che a sinistra non ci fosse nessuno.

"E' sempre così rassicurante parlare con te." sbuffai. "Mi dici dove stiamo andando?"

"Stiamo tornando indietro."

"Non è questa la strada."

"Non possiamo passare da dove siamo venuti, le guardie stanno venendo da quella direzione."

"Ma sei matto?" stavolta fui io a fermarmi. Quando se ne accorse era poco più avanti di me e tornò indietro.

"Non posso lascarglielo continuare. Ho fatto un black out generale apposta per tornare in quella stanza e poter fermare il progetto del TARDIS che stanno portando avanti. Con l'elettricità attiva non potevo farlo, avrei fatto scattare un meccanismo che avrebbe ucciso tutti qua dentro, dovevo prima spegnere tutto. Ci vorrà pochissimo, davvero." quasi mi supplicò.

"E va bene. Ma soltanto se la prossima volta i tuoi piani me li dici fin da subito." sorrise e riprese la strada.

"Odio quando fa così" dissi tra me e me.

Arrivammo alla fine del corridoio, quando sentimmo dei passi venirci incontro.

"Dove può essere la fonte? Non trovo nulla." Disse una voce in lontananza.

"Nemmeno io. Proviamo a proseguire. Il capo ci ammazza se non risolviamo il problema." Rispose un altro uomo.

"Allora mi sa che moriremo."

...stuff | Doctor WhoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora