hermès⁷

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«non so da dove cominciare».

la profumeria era più spaventosa di quanto jimin potesse aspettarsi. di quanto lui, che frequentava assiduamente boutique di trucco tra curiosità e sperimentazione, si sarebbe mai potuto immaginare.

troppi nomi, troppe boccette, troppo poco tempo e un profumo che aveva segnato la sua adolescenza troppo difficile da dimenticare e sostituire. e se non si fosse più sentito sé stesso? se non avesse più provato l'ebrezza della fiducia in sé, il calore dell'amor proprio e il conforto su polsi e collo?

jungkook lo teneva per mano e si guardava attorno.

lo teneva per mano, senza arricciare il naso. lo teneva per mano senza tentare di allontanarsi. lo teneva per mano con le guance ancora colorate e sguardo timido, ma lo teneva per mano.

«hugo boss no» era stata la prima cosa che aveva detto, la punta del naso arricciata.

lo faceva spesso, era troppo espressivo. ingenuo, trasparente, un vero bambino.

si sentiva davvero di dire addio a ciò che lo aveva accompagnato negli anni più belli della sua vita, solo per un viso ingenuo? no, affatto. se al viso ingenuo aggiungeva un carattere debole bisognoso di affetto per rinvigorire e delle mani tremanti da calmare, allora sì, ne valeva la pena. sentirsela era un po' più complesso ma l'importante era che ne valesse la pena, anche se il cuore gli batteva in gola.

«hugo boss no» ripeté jimin.

la commessa parlava a vanvera. nemmeno li aveva approcciati che aveva preso a spruzzare profumi a destra e manca, così disparati che la testa di jimin aveva preso a girare. non gli piaceva affatto quella situazione, non sapeva come muoversi.

forse la boccetta più brutta che avesse mai visto gli venne propinata davanti e jimin dovette trattenersi dall'emulare jungkook e assumere un'espressione disgustata. a chi mai sarebbe venuto in mente di creare una boccetta a forma di robot grigio?

«paco rabanne no, direi».

jungkook acconsentì. gli teneva ancora la mano, non sembrava volerla lasciare. jimin aveva ancora gli occhi sulla piccola sezione di parete dedicata a céline.

continuava ad annusare tester su tester, ma nulla sapeva di lui. tutte le boccette che indicava finivano per rivelarsi disastrose, che si buttasse su profumi maschili o femminili. chanel, le sue amiche amavano chanel, perchè su di lui sembrava così sbagliato? così estraneo?

«ti va di provare una cosa?» domandò. l'incertezza di jungkook si distinse nella sua presa improvvisamente più morbida, ma annuì. «facciamo scegliere alle due commesse tre boccette a testa e scegliamone tre anche noi. poi tu deciderai quale ti sa più di me; devi essere onesto però, se nessuna sa di me, devi dirlo».

un compito che a jungkook non sembrava piacere particolarmente, ma che accettò. le commesse, spronate dall'idea di poter vendere un prodotto, di unirono a loro senza obiettare, chiedendo anzi a jimin che profumo fosse solito usare e le sue note preferite.

davanti al bancone, con le luci sterili che illuminavano le dodici boccette, jimin guardò jungkook.

un nuovo capitolo, forse, significava anche lasciar andare il vecchio.

«chiudi gli occhi, non devi sapere quale stai annusando. e dimmi quale ti ricorda me».

catastrofico, inizialmente. jungkook aveva scosso la testa a dieci profumi consecutivi. aveva arricciato il naso, aggrottato le sopracciglia, increspato e labbra e persino emesso qualche verso di disprezzo.

«troppo forte» «troppo floreale» «céline eau de californie no» «troppo da uomo adulto» «troppo speziato» «non da di niente» «sauvage, davvero? sembra da sauvage?» «no, no» «questo lo ricordo, è quello della boccetta brutta» «chanel numero cinque è più da signora sulla cinquantina»

desolante il suo sgradire ogni profumo, tuttavia jimin si scoprì sorridere alla vista di jungkook così spensieratamente sincero. non esitava, non si voltava a guardarlo, non rifletteva. sembrava attendere qualcosa che sapeva gli avrebbe ricordato jimin, avere una fragranza in testa che non sapeva però in che marchio cercare.

tra un borbottio e l'altro, erano rimaste solo tre boccette quando jungkook tacque. si riportò il tester al naso, schiuse gli occhi e guardò jimin, il tester sempre vicino le narci.

«questo mi piace».

«l'eleganza fatta a profumo» si intromise una delle commesse, porgendo a jimin un tester nuovo.

nelle mani aveva una boccetta circolare, il vetro d'un celeste intenso alla base volgeva alla trasparenza verso l'estremità opposta, stelle argentate ne costellavano la superficie.

era diverso, questo. diverso da come era abituato a immaginarsi, a vedersi. delicato, salato, gli ricordava il mare. jungkook l'osservava, come avesse paura d'aver sbagliato. guardava lui, poi la boccetta. jimin faceva lo stesso. dopo, se lo fece applicare nei suoi punti preferiti, assimilando quella sensazione nuova, d'una nuvola fresca che si posava sulla sua pelle.

«mi vedi cosi, quindi?».

la borsa con il nuovo profumo era sul comodino di jimin, jungkook era seduto sulla sua scrivania. sebbene lo guardasse ancora con un velo d'incertezza, era ora visibilmente più tranquillo. gli piaceva, quel profumo. di tanto in tanto inspirava profondamente, rilassando le spalle che jimin aveva quasi unicamente visto tese.

«elegante e delicato. sai di estate. non del suo sole, della sua afa, o della sabbia bollente. sai di mare e brezza sul lungomare».

di brezza sul lungomare; qualcosa in quell'immagine riempì gli occhi di jimin d'acqua salata.

«quindi ora posso abbracciarti?»

jungkook annuì, il viso nell'incavo del suo collo e i polmoni pieni di hermès, eau de merveilles bleue. o, come sarebbe stato d'ora in avanti, pieni di jimin.

quando ho detto "domani" ho mentito.

spero vi sia piaciuta nonostante la sua trama talmente semplice da non essere nemmeno una trama. ily

𝐇𝐄𝐑𝐌𝐄𝐒 . jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora