La Verità

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Il ragazzo si girò avendo la sensazione di esser inseguito.
Guardò. Era tutto buio intorno a lui, c'era solo un chiaro scuro, grazie alla luce della luna bianca, che permetteva al suo occhio di vedere il minimo delle forme naturali, ma non fu solo la natura a farsi viva. I suoi occhi sembravano chiedergli pietà a causa del suo stato, ma la sua curiosità scatenata insieme alla paura si facevano sentire.
Una figura, non ben dettagliata, seguiva con fretta e furia il giovane. Egli riusciva solo a intravedere una macchia nera da qui fuoriuscivano dei fili volanti. I suoni erano cosi mischiati: il vento suonava, le foglie ballavano, gli zoccoli del cavallo tenevano il tempo e i sospiri dei due personaggi si intrufolavano nella musica notturna come se fossero strumenti a fiato.
-Vai al mare- ordinò silenziosamente a Armis
Il cavallo nitri scuotendo il suo muso e iniziò a correre dirigendosi al punto richiesto, ovviamente la figura lo inseguì.
Arrivati lì salto giù dal cavallo e ordinò ad ella di tornare a casa. Armis se ne andò, il ragazzo si guardava a torno in piedi nella fredda sabbia e in quello stesso istante si unì a quel luogo notturno la figura.
Il giovane poté ora vedere chi era quella strana creatura che lo inseguiva. L'aspetto era strano, da quello che aveva visto sin dall'inizio era un corpo grosso alto soprattutto sopra un cavallo, ma in quel momento era minuto e piccolo, un sol tocco sbagliato si sarebbe rotto.
-Chi sei?!- chiese con tono ponente per non mostrar debolezza, in tutto questo con ancora in corso l'attacco di panico.
La figura iniziò ad avvicinarsi con passo veloce
-Stammi lontano- disse indietreggiando
Lei continuò portando le mani verso di lui
-Stammi lontano!- urlò e iniziò una piccola lotta tra loro due.
La figura dopo aver fermato alcuni colpi del giovane gli prese, con tutte e due le mani, il volto e lo accarezzò per farlo calmare. Il ragazzo, ovviamente, non capì il perché di questo gesto, iniziò a pensare che potesse essere una trappola della Morte in cui: lui si allontanava da solo dal giardino e lei poteva andar a prendere la rosa. Tremava al sol pensiero.
-Victor ma sei impazzito?!- la figura parlò, aveva una voce familiare
-Calmati, pensa a qualcosa di bello- continuava a parlare come se nulla fosse
-Perché hai solo una vestaglia? Sei bollente forse ai la febbre-  continuava la figura.
Victor la spinse via per poi tirarsi indietro strisciando e dire:
-Cosa stai facendo? Cosa vuoi da me?-
La figura si avvicinò di nuovo e disse:
-Sono io She tranquillo- si avvicinò di nuovo al ragazzo e si mise in ginocchio per poi accarezzarlo sulle guance:
-Stai avendo un attacco di panico e devi respirare ok?-
Victor piangeva e guardava intorno a se se ci fosse qualcun altro, aveva ancora il fiatone e continuava a dire "cosa", allora She fece una cosa che noi tutti stavamo aspettando...lo baciò e lui si calmò in un istante abbracciandola.
Dopo qualche secondo si guardarono e sorrisero, lui stava accarezzando la sue guance ormai diventate rosse e lei guardava intensamente gli occhi di Victor. Si, erano proprio innamorati.
-Victor ti devo confessare una cosa- disse la rosa
-Dimmi amore mio- disse il ragazzo
-So che l'anima di tuo nonno è importante e so che qualcuno la rubata e la gettata nel mare, ed è arrivato quel Centauro a dirti che era lì...insomma so tutto perché ho visto tutto e ho visto anche i tagli che ai sui polsi...e io mi sento ancor più in colpa per quello che ho fatto e quello che ti sto per dire- disse la rosa prendendo un bel respiro, ma Victor non capiva
-Sono stata io a gettare tuo nonno in mare- confessò She
Al ragazzo venne un colpo al cuore e tolse subito le mani dal volto della rosa per poi mostrare un volto sconvolto ma allo stesso tempo deluso e furioso.
-Lo so che non avrei mai dovuto fare una cosa del genere ma non pensavi mai a me pensavi sempre a tuo nonno e ti sei fatto pure del male per colpa sua...-
Il ragazzo prese il polso di She e la tirò fino al confine del giardino, la spiaggia fa parte del giardino, e lì c'era un cancello, l'ho apri e lanciò la rosa fuori dal suo giardino dicendo:
-Io ti amo She...ma ciò che hai fatto alla mia famiglia tu non ne farai più parte, non metterai mai più piede in questo giardino e non sarai più una rosa- le radici iniziarono ad accorciarsi sempre di più fino a creare delle gambe e diventare pelle bianca, She provava dolore perché le radici erano la sua fonte vitale e urlava. Victor la guardava e piangeva, si tolse la vestaglia per non lasciarla nuda al suo destino e gliela lanciò oltre il cancello. Quando diventò completamente umana si guardò e provava un senso di piacere perché finalmente aveva esaudito il suo desiderio ma provava anche un senso di colpa perché voleva stare con Victor, infatti, quando lei provò a rientrare una forza invisibile la scaraventò dall'altra parte della strada non uccidendola ma ferendola.
La ragazza, ormai chiamiamola così, fu costretta a vagare per il mondo esterno senza che nessuno la curasse mentre il fioraio corse a casa con le lacrime agli occhi. Quella notte si addormentò piangendo e si svegliò con il cuore spezzato, ma quel giorno era un giorno speciale perché arrivo Cherry alla sua porta d'entrata che gli urlò:
-Victor! Vieni a vedere sta per sbocciare un altra rosa, corri!-
Il ragazzo si alzò di scatto, queste notizie gli piacevano, si vestì in fretta e furia e corse fuori casa verso il giardino per andare a controllare la nuova rosa che stava per sbocciare, ci sono molte altre rose che devono sbocciare ma verrano molto dopo.
-Vedi? Si muove- disse Bianca
Bianca era la cugina più piccola, sorella di Bino e Cherry, era molto timida con gli altri ma con le persone che conosceva era spiritosa e divertente, testarda e si arrabbiava facilmente ma curiosa e gentile.
Bino invece era brontolone, testardo anche lui ma era un gran coccolone, dava abbracci a chiunque gli passava davanti e dormiva sempre.
-Sta per nascere- disse Bino
-Peccato che non ci siano Margherita e nonna di solito non si perdono queste cose- disse Cherry. Natasha e Victor si guardano intensamente per poi guardare la rosa nascere finalmente.
Il suo nome era Riromi.

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