Una Sera

57 7 4
                                    

Come ogni mattino, il sole sorgeva e la luce penetrava tra le tende, color perla, nella camera di Victor.
Si alzò e sistemò come al solito il letto e si bevve una bella tazza di caffè-latte rilassandosi.
Si vestì e si diresse verso il giardino:
-Buondì- disse alle rose
-Ahh buongiorno anche a te Victor. Come hai dormito stanotte?- chiese una di loro
-Bene, ho fatto un sogno bellissimo- rispose
-Raccontacelo- chiesero
-Hahahah va bene- allora, Victor, si sedette su uno sgabello di legno e, mentre raccontava il suo sogno, curava il giardino.
Arrivò il pomeriggio e lui continuava a lavorare senza sosta, allora, una delle rose urlò dall'altra parte del giardino:
-Vick! Vai a mangiare è ora di pranzo, dopo torni a lavoro!-
Lui rise e sospirò allo stesso tempo, posò l'annaffiatoio e andò a casa.
Come pasto cucinó un bel piatto di pasta al pomodoro con del pane fresco e un bel bicchiere d'acqua fresca.
Il cibo se lo procurava da solo, infatti, aveva una fattoria e un campo dove coltivare.
Dopo aver mangiato tornò subito a lavoro e passò tutta la giornata lì, in quel luogo così verde e profumato a chiacchierare con le sue care rose.
Tutto tranquillo fino adesso, ma quel giorno non sarebbe finito con un sorriso di Victor. Quel giorno era il 22 Ottobre e una delle sue più care rose morì misteriosamente.
Era il nonno di Victor. Il suo nome era Vincenzo, era una rosa gentile e saggia, non riusciva mai ad arrabbiarsi, perché troppo buono e amava i suoi cinque nipoti. Esatto cinque: la prima nipote era Margherita, la seconda era Cherry, il terzo era Victor e gli ultimi due nipoti erano Bino e Bianca. Tornando all'accaduto Victor vide la rosa per terra, ormai distrutta, prima stava bene, non vedeva l'ora di andare dai suoi nipoti e chiacchierare con loro.
Il ragazzo piangeva senza far rumore, le lacrime scendevano come cascate, ma lui non emetteva gemito di dolore si limitava a tenere la rosa tra le sue mani e stare seduto per terra.
Quel silenzio così profondo non durò a lungo perché ad un certo punto, davanti a lui si presentò la Morte.
Victor alzò lo sguardo e fissò il volto della figura, quel volto così vuoto senza sentimenti che aspettava solo di finire il proprio lavoro, al povero ragazzo non faceva paura.
Lui si alzò in piedi tenendo a se la rosa e chiese alla morte:
-Come?- nel suo volto scendevano ancora lacrime;
-Dammi l'anima- rispose freddamente la Morte.
Victor, scioccato dal comportamento della figura, si tirò indietro e ripeté la stessa domanda. La Morte sospirò infastidita e disse:
-Dammi quella dannata anima misero Fioraio-, ma lui continuò a tenere a se la povera rosa.
La figura cercò di strappargliela dalle mani ma Victor lo impedì e gli disse urlando:
-Come è morta la mia amata rosa?!-
la Morte ormai ancor più infastidita rispose: 
-Ho detto dammi la sua anima e non osare ostacolarmi insulso umano!-.
Victor guardò suo nonno per poi tornare con gli occhi a guardare il volto spento della figura:
-No- rispose con tono deciso
La Morte, scioccata, si girò verso il giardino e urlò:
-Dove io, la Morte, ho messo piede in questa terra baciata da Dio, venga trasformata in un inferno, e che l'unico uomo, in questo campo, venga spazzato via dalle macerie della sua stessa terra!- tornò ha guardare Victor, puntando il dito contro di lui e disse:
-Vedrai com'è l'inferno senza esserci mai entrato. Umano-
Il ragazzo la guardò intensamente senza timore e disse:
-Il mio nome è Victor- gli sputò in faccia
La Morte svanì lasciando dell'erba bruciata sotto di se.
Il ragazzo guardò tutte le sue rose e disse:
-Perdonatemi-.

Il FioraioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora