Parte 2 - Capitolo 1

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Caro diario.

La lettera di Lancaster aveva rappresentato per me un immenso dispiacere e una gioia incredibile al tempo stesso. Gioia perché avevo finalmente ottenuto il permesso di sposare Anna, mentre provavo dispiacere perché nel farlo avrei dovuto abbandonare la mia cara Arlington, con la mia famiglia e la mia storia, per cominciare in un altro posto, esattamente come Anna. 

Dove saremmo potuti andare? Decisamente in un'altra città del Nord America, poiché non conoscevo altre lingue all'infuori dell'inglese - anche se me la cavavo con il russo dei miei antenati -, in più avevo un enorme rete di contatti nello Stato per quanto riguardava la mia attività di scrittura. 

Come avremmo trovato un'altra casa? Chi avrei potuto contattare per curare le psicosi di Anna, in una città che non conoscevo? Come l'avrei protetta? 

E se non l'avessi sposata? Se avessi scelto il mio paese invece della donna che ero sicuro di amare? Come avrei vissuto? Avrei trovato qualcuno con cui condividere la mia vita, esattamente come avrei voluto farlo con Anna? 

Non sapevo dare una risposta a quelle domande. 

Era comunque una scelta difficile, perché per quanto potessi amare Anna, lei rappresentava un'uscita dall'ordinario, qualcosa di nuovo e di sconvolgente, un tornado improvviso dopo il Sole. Mentre Arlington era casa, quotidianità, calore, affetto, infanzia, ricordi, scoperte, abitudini. Ad Arlington c'era la mia dimora, la mia famiglia, quelle persone che mi avevano sempre dato così tanto senza chiedere mai niente in cambio. Era la scelta fra la consuetudine e l'eccezione, il solito e l'insolito, lasciare il sicuro per il precario. 

Però l'idea di vivere tutta la mia vita con Anna era straordinaria. 

Decisi di parlarne con mia madre, la bellissima signora Jelianne Shevchenko, storica moglie dell'importante Mark Shevchenko.

Stava scrivendo qualcosa sul suo diario, ma si interruppe felicemente per ascoltare ciò che avevo da dire.

"Ami davvero questa donna, Paul?"

Io annuii. Era palese, non potevo negarlo, né a me stesso né a mia madre, che forse mi conosceva meglio di quanto mi conoscessi io. 

"Allora ascolta il tuo cuore. Questo è il mio consiglio."

"Se la sposassi ti perderò, madre.", obiettai, cercando di saperne di più. 

"Non ci perderai mai, figliolo. Potrai sempre mandarci delle lettere e incontrarci a Natale e Pasqua. Tu e la signorina Lancaster potrete passare le vacanze da noi. Non potrai mai perderci.", replicò lei, abbracciandomi, "Devi seguire il tuo cuore, devi fare ciò che egli ti comanda di fare. Solo così saprai di aver preso la decisione giusta."

Non dissi nulla, mentre il mio cervello galoppava veloce come un destriero. Prima che potessi esprimermi lei prese la parola di nuovo:

"Non ti ho mai raccontato la storia di come tuo padre mi ha sposata. Ero una donna giovane, piena di speranza e di sogni; avevo conosciuto tuo padre a un ballo indetto dalla figlia di William Howard Taft, Helen Taft Menning.  Lui era arrivato lì per conoscere un'altra dama e chiederla in sposa, la quale chiamava Elizabeth Harrison, donna estremamente bella e ricca, figlia del presidente Benjamin Harrison. Quel giorno di pioggia, a palazzo, tuo padre la stava cercando, ma incontrò me, chiedendomi per prima cosa dove fosse lei. Ma quel pomeriggio, caro figliolo, Mark non la raggiunse mai."

Ascoltavo rapito; amavo udire le storie di mia madre.

"Rimanemmo insieme, parlammo così tanto da avere la gola secca, e lui mi giurò quella stessa notte che mi avrebbe sposata. E così fece; abbandonò la proposta di matrimonio, chiese la mano a mio padre e in poche settimane organizzammo il matrimonio. Guardaci ora, Paul, siamo così felici e innamorati! Se tuo padre non avesse seguito il suo cuore... credi davvero che saresti qui oggi?"

La ragazza sulla carrozza || RomanzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora