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Il resto del viaggio lo aveva passato nell'ampio bagno del suo aereo pensando se fosse stato giusto o meno scoparsi per l'ennesima volta il suo ex-marito e se questo l'avrebbe aiutata in qualche modo a superare il divorzio.

O ne fosse un effetto collaterale.

L'idea che fosse diventata l'amante dell'uomo che l'aveva tradita da un lato le creava una marea di brividi di eccitazione, dall'altra la faceva sentire una vera merda.

Ed erano poche le cose che la facevano sentire una merda.

<<Si prega di allacciare le cinture, l'aereo sta per atterrare.>>

Isolde a quel punto inspirò ed espirò lentamente guardandosi allo specchio per darsi un contegno e in silenzio se ne tornò al suo posto che adesso le sembrava pericolosamente vicino a quello di Chris.

Aveva seguito le indicazioni del pilota e non aveva degnato di uno sguardo l'uomo accanto a lei, rivolgendolo al finestrino e alla vista che c'era fuori di essa.

Tampa era sempre stata bellissima, era un po' la Los Angeles della Florida e dall'alto era ancora più bella con il mare limpido, i grattacieli luminosi, le palme e i colori vividi che si espandevano su tutto il territorio.

E ovviamente c'erano gli stadi, una marea di stadi. Tampa era la capitale del football con i suoi Tampa Bay Buccaneers e suo padre aveva acquistato la squadra da poco, da parte di Bryan Glazer, suo grande vecchio amico.

Voleva un'attività da svolgere in pensione ed effettivamente gestire una squadra in NFL era qualcosa di leggero per Tristan Howard.

L'hostess li raggiunse per accompagnarli all'uscita e così fecero salutando i dipendenti, la nuova assistente di volo volle anche farsi una foto con lei ed Isolde sorrise all'obbiettivo.

<<Credo tu conosca la politica del contratto, quando volo e con chi volo deve rimanere assolutamente privato.>>

<<Non dubiti signora Howard, sarò una cassaforte.>>

<<Va bene->>

<<Crystal.>> Si presentò lei.

<<Perfetto, buon ritorno a New York Crystal, salutami il pilota.>> Percorse la breve scalinata e raggiunse Chris poco più avanti che aveva nuovamente indossato gli occhiali da sole e camminava verso la strada che conosceva bene.

Erano diretti al parcheggio in quanto le valigie sarebbero arrivate massimo dopo un'ora direttamente a Villa Howard, precisamente stavano raggiungendo suo padre il quale era venuto personalmente a prenderla perché voleva passare un po' di tempo da solo con sua figlia.

Tristan infatti se ne stava seduto nella sua Audi mentre leggeva il giornale quotidiano per assicurarsi che Isolde non avesse combinato danni. Per carità, voleva molto bene a sua figlia ed era piacevolmente stupito che riuscisse davvero a gestire la compagnia, ma Isolde era pur sempre una donna e lui era convinto che una donna prima o poi avrebbe mandato tutto all'aria.

<<Ciao papà, noto che sei felice di vedermi.>> La donna se ne stava in piedi di fronte a lui che era stato costretto ad alzare lo sguardo e si era alzato, quasi raggiungendola in altezza.

Tristan era alto poco meno di un metro e sessanta ed era leggermente in sovrappeso, cosa che gli impediva di risultare autoritario davanti a sua figlia che con l'ausilio dei tacchi, passava addirittura il metro e settantacinque.

<<Smettila Isolde, sono sempre felice di vederti, lo sai.>>

<<Beh potresti essere riconoscente dato che sul lavoro sto andando bene.>>

The Hard Life Of An HowardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora