Jisung
Non sono in ansia.
Di più.Sono appena uscito di casa, dopo tutte le raccomandazioni di Felix, che si era anche preoccupato di trovarmi l'outfit perfetto per l'occasione.
"Se ti fissa troppo, ha un buon motivo per farlo.
Se ti fissa troppo il sedere, ha tanti buoni motivi per farlo.
Se fa commenti stupidi o se ti sembra un ragazzo arrapato, scappa.
Se parla di argomenti noiosi tipo la scienza, la medicina o cose del genere...scappa.
Se parla di videogiochi, è il nerd perfetto per noi.
Se parla solo del bel tempo che c'è o di cosa avete mangiato oggi, significa che gli piaci.
Se flirta, anche se dubito lo capirai, lascia che lo faccia e assecondalo. Ma non troppo, non potete finire a letto al primo appuntamento."
"FELIX!" lo guardai sconvolto da tutte quelle affermazioni. La mia mente cercava di afferrare tutti i concetti.
"In che senso noi? E poi cosa significa che gli piaccio se mi parla del tempo- aspetta noi non andremo a letto!"
"È quello che ho appena detto, almeno non al primo appuntamento. Non che ci sia niente di male, ovvio- Con noi intendo che avremo un nuovo amico con cui giocare a fortnite. Non ci guadagni solo tu, amico mio." mi fece l'occhiolino, mentre io continuai a guardarlo scioccato.
Dopodiché, mi aveva cacciato di casa. Letteralmente. Ed era casa mia...
Mai, il tragitto da casa mia al bar dietro l'angolo, mi era sembrato così lungo e ogni passo così pesante da compiere.
Ero arrivato al bar con venti minuti di anticipo.
No Jisung, sembri un disperato-Sì, sembravo proprio disperato. Anzi, lo ero. Per calmare l'ansia iniziai ad osservarmi intorno. Facevo attenzione ad ogni dettaglio. Quante persone ci fossero al bar, le targhette col nome dei camerieri, memorizzavo persino le targhe delle poche macchine che passavano di lì.
Era un modo strano per calmare l'ansia, ma qualche volta funzionava, mi aiutava a distrarmi. Avevo provato parecchi metodi, in effetti.
Nonostante tutto, il tempo sembrava non passare mai, quindi decisi di sedermi ad un tavolo ed ordinare una cheesecake.
Non è colpa mia se l'ansia mi fa venire fame, okay?!
La brutta notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno: non avevano le cheesecakes.
"COSA?!" senza accorgermene alzai la voce, facendo spaventare il cameriere. Poverino, ora mi sento in colpa.
"Scusami, non ce l'ho con te! È che sono in ansia perché ho un appuntamento, il mio primo appuntamento- oddio sto parlando a vanvera, mi dispiace! Prendo un tramezzino, grazie." Okay Jisung, dopo questa figura di merda colossale puoi anche non farti più vedere al bar.
"È tutto okay, ti capisco. Porto subito il tuo ordine. Anche a me piacciono le cheesecakes comunque." ridacchiò per la mia immensa figura di merda, e mi fece un occhiolino prima di tornare nel bar per preparare il tramezzino.
Mi persi ad osservare ancora la strada, appoggiando il braccio sul tavolino e il mento sul palmo della mano, con un broncio in viso.
"Che razza di bar è se non hanno le cheesecakes?!" annuii a quella voce, dandole ragione. Una voce che però non faceva parte dei miei pensieri, e non appena me ne accorsi mi voltai impanicato.
Davanti ai miei occhi ora c'era niente di meno che Lee Minho, in tutto il suo splendore.
Era alto, forse più di quanto me l'ero immaginato, e il suo fisico mi sembrava perfetto anche da quella prospettiva.
Mi accorsi di essermi fermato troppo tempo ad osservarlo nel momento in cui lui fece un'altra battutina.
"Il gatto ti ha mangiato la lingua?" sorrise divertito dal mio rossore in viso, o forse intenerito, non sapevo spiegare quel suo comportamento. Ero troppo perso tra i miei pensieri per farlo.
"T-tu..." balbettai, neanche accorgendomene. Ciò non fece altro che far aumentare le sue risate.
"Posso sedermi?" indicò la sedia di fronte a me, ed io annuii così velocemente che la mia testa sembrava stesse per saltare via dal collo.
Okay Jisung, calmati. Fa un bel respiro, e smettila di comportarti da idiota!
Mi rimproverai da solo, nella mia testa, tirandomi uno schiaffetto sulla gamba da sotto al tavolo, per non farmi vedere da Minho e fargli pensare chissà cosa di me.
"Ciao Jisung" disse lui, sorridendomi. Dio, era il sorriso più bello che avessi mai visto.