"Dittatura Celeste"

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"Ho letto il tuo libro, la Bibbia, e alla fine
Ho capito che parla di guerra
Padre, non sono un infame, no
Io che volevo trovare qualcuno cui valga la pena pregare
A 'sto punto, sì, è meglio morire, fra'
È come svegliarsi e tornare a dormire
Allaccia le scarpe che fuori c'è il sole ma non posso uscire
Odiami pure, ti fa stare bene, ma almeno rispondi ai messaggi
La gente che prega ti chiama la sera e rispondono i centri massaggi"
-Salmo, A Dio

Fin da bambina, quando avevo ancora una mente facilmente condizionabile e modellabile, sono stata spinta a credere in un potere superiore.

Mi hanno inculcato l'idea di essere sorvegliata, amata, perdonata e giudicata da un'unica persona più potente di tutti noi esseri umani, perché artefice di tutto quello che ci circonda, persino del nostro stesso corpo.

Mi volevano far credere che dietro ad ogni passo, scelta, sbaglio, caduta, ci fosse in realtà la volontà di Dio. Che il percorso di vita di ogni essere umano fosse già programmato, voluto ed elaborato da una sola mente.

Ma, in fin dei conti, anche allora ero scettica.
Se tutto ciò fosse vero (e non dico che non lo sia, ma, almeno io, stento a crederci), allora non si tratterebbe d'altro che di semplice e puro destino, un fato già scelto.

Quindi, che senso ha vivere? Che senso ha perseguire un obiettivo? Che senso ha lottare?
Con questo ragionamento, ogni persona si limiterebbe a sopravvivere e si lascerebbe colpire da qualsiasi avvenimento già predisposto da una forza superiore.

È questo il vero volere di Dio?
Ha sempre voluto che nessuno prendesse decisioni, acquisisse un senso critico, vivesse davvero, facendolo così sottostare ad una dittatura Celeste?

Ed è questo che voglio essere io? Semplicemente un pezzo di carne manovrato da qualcuno che mai vedrò, che dovrò venerare ad ogni costo, anche se si è preso il diritto di impormi una vita già decisa, una vita non mia?

Ad oggi non credo in Dio e nel suo piano, ho deciso di credere solo ed esclusivamente nelle mie forze.
Eppure ci sono certi avvenimenti che non mi spiego, che credo frutto del destino.

Anche se volessi, è impossibile tenere sotto controllo alcune situazioni, è inutile illudersi di poterle prevedere.

Non avevo previsto che Marcus diventasse tanto importante, non avevo previsto l'incontro con Ros.
E, nonostante ciò, ora sono presenti nella mia vita, fanno parte della mia felicità.

A volte ho paura di perdermi e di non riuscire più a vivere da sola, ho paura di diventarne dipendente e trasformarmi nell'ombra, nella coda, nell'arto morto.

Mi spaventa pensare ad un futuro fatto di solitudine, nonostante abbia passato la maggior parte della mia vita in quella circostanza.
Mi sento vulnerabile, senza difese, e so di star correndo un rischio, di star facendo il passo più lungo della gamba. Ma il destino ha scelto questo, e voglio seguirlo senza sentirmi in difetto, almeno questa volta.

Forse ho affidato un compito difficile a Marcus: gli ho dato la mia vita tra le mani e ho preteso che la cambiasse, che la modellasse al fine di renderla vera, palpabile.

E se mi abbandonasse? E se i suoi occhi, magnetici e distanti, decidessero di non guardarmi più, ma di vedermi soltanto?
Cosa farò? Come andrò avanti?

Il destino me l'ha fatto incontrare, l'ha messo sulla mia stessa strada, ma in qualsiasi momento potrebbe anche toglierlo, decidere di eliminarlo per sempre dalla mia quotidianità.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 26, 2021 ⏰

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