3. Incubo (Parte 2)

34.2K 2.1K 188
                                    

3.

"Joe, raccogli le calendule. Nadia, le bacche." Erano appena arrivati in una piccola radura piena di liane penzolanti. I due ragazzi si misero rispettivamente a raccogliere fiori e strappare bacche dagli alberi. Evelyn si chiese perché un ragazzo ventiquattrenne come Joe, alto un metro e novanta, si facesse comandare a bacchetta da un tipo come Derek, più basso di dieci centimetri e di poco più muscoloso.

"Tu stai ferma qui." ordinò Derek a Evelyn, "Ci sono trappole sparse dappertutto." Derek si diresse verso una buca, mentre Evelyn si sforzava di non pensare alla melma che ancora le impregnava i vestiti. Il ragazzo si accovacciò e tirò fuori un essere a metà tra un serpente e un bruco, che aveva una piccola pallina rossa sul muso e una sulla punta della coda. Era pieno di piccole ferite, e non si muoveva. Evelyn rabbrividì.

"Abbiamo un bruco rosso, due cefali..." annunciò Derek, tirando fuori quelli che assomigliavano vagamente a due pesci con tre occhi e tante piccole zampette. Dovette togliere un ramo dal corpo senza vita di uno di essi. Erano entrambi morti, infilzati dai rami appuntiti posti sul fondo della buca. "...un topo e un corvo." Estrasse dalla buca un ratto dai denti affilati e un corvo delle dimensioni del suo avambraccio.

"Un bel bottino." commentò Joe.

"Sempre che siano tutti commestibili." intervenne Nadia.

Evelyn deglutì. "Non... non avrete intenzione di mangiarli..."

Tutti e tre i ragazzi si girarono verso di lei, con aria impassibile.

"Puoi sempre digiunare, se vuoi." Nadia la guardò con un sorriso maligno che si scontrava con la dolcezza dei suoi lineamenti. I capelli color carota e le lentiggini sulle guance le avevano sempre conferito un'aria da bambina, ma in quel momento i suoi occhi bruciavano d'odio.

Evelyn le rispose con un'occhiataccia. "Cosa... diavolo sono queste cose?"

Derek fece spallucce, iniziando a infilare gli animali su una corda alla cui estremità era stato attaccato un ago lungo e affilato, simile a un pungiglione. Si legò la corda, da cui penzolavano gli strani esseri, alla vita, e si alzò. "Sono gli animali di questo luogo. Non ti aspettare cagnolini scodinzolanti o dolci gattini, principessa. Qui o mangi, o sarai mangiata."

"Cos'è esattamente questo luogo?" chiese Evelyn, cercando di togliersi il fango dai vestiti.

"Puoi chiamarlo come ti pare." intervenne Joe, aggiustandosi gli occhiali sul naso. "Ma noi l'abbiamo ribattezzato L'Altra Faccia della Terra."

"Tu l'hai ribattezzato così." commentò Nadia, "Io e Derek l'abbiamo sempre chiamato L'Altra Metà del Mondo."

"C'è ancora un dibattito in corso." spiegò Derek, sghignazzando. "In ogni caso puoi chiamarlo L'Altra Metà."

Evelyn sbuffò. "Questo non spiega dove ci troviamo."

Derek lanciò un'occhiata agli altri due ragazzi. "Ecco... non vorrei spaventarti... ma credo che tu abbia avuto un trauma cranico."

"Cosa?" La ragazza alzò un sopracciglio.

Derek si rimise in cammino e tutti gli arrancarono dietro. "È così che succede. Alcune persone, dopo aver battuto la testa, si ritrovano qui. Non tutti, e non sempre. Non so ancora secondo quali criteri vengano selezionate le persone che raggiungono questo posto."

"Quindi... sto sognando?"

Derek rise. "Direi piuttosto che stai avendo un incubo. Un incubo molto reale."

Nadia la guardò con disgusto. "Non durerai due giorni, qui."

Joe invece le sorrise e le si affiancò. "Tranquilla, ti aiuteremo noi."

Una risata secca, priva d'ironia, si diffuse nell'aria, mentre Evelyn alzava un sopracciglio. "Non voglio il vostro aiuto. Voglio solo tornarmene a casa."

"Ci tornerai, principessa." disse Derek. "Dovrai solo aspettare stasera. Adesso pensiamo a farti dare una ripulita."

Evelyn alzò gli occhi in alto. "Oh, grazie al cielo! Ho proprio bisogno di una doccia."

Dopo pochi minuti arrivarono in una piccola radura con un grande albero al centro. Attorno al tronco, era stata costruita una struttura rialzata, fatta di legno, liane e quella che sembrava una particolare stoffa a pallini. Si rese conto che aveva gli stessi strani disegni del bruco che aveva catturato Derek. Era una specie di casetta in miniatura, grande quanto il salotto di Evelyn.

La porta era più simile a una tenda, fatta di liane intrecciate, legata in alto alla struttura e fissata in basso con dei pungiglioni giganti, probabilmente per tenerla ferma.

Derek sganciò i pungiglioni in basso e tenne la tenda aperta mentre tutti entravano nella casetta di legno.

Evelyn esitò per un momento.

"Avanti, principessa, non fare complimenti."

La ragazza entrò a testa alta. "Non chiamarmi principessa. E spero che l'acqua della doccia sia calda."

Derek soffocò una risata ed entrò dopo di lei, chiudendosi la tenda alle spalle.

L'Altra Metà del MondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora