25. Lutto

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NdA: Buonasera! Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto/votato/commentato la mia storia, e ancora di più coloro che hanno comprato il cartaceo! Anche se non rispondo ai commenti, sappiate che sono davvero felice di vedere che la mia storia vi piace e vi fa appassionare. Adoro leggere ciò che pensate dei personaggi e di ciò che accade loro :) (In particolare devo ringraziare MartinaFOB: con quel secco "spiegami perché" mi hai fatto morire dalle risate xD )  A coloro che odiano ciò che è accaduto a Joe... sappiate solo che tutto ciò che succede, accade per una ragione... e lo scoprirete alla fine del libro! ;) Buona lettura!! :*

25.

Evelyn non aveva mai capito il senso del lutto.

Non aveva mai provato la sensazione di perdita che la morte lascia in coloro che sopravvivono. Non aveva mai pianto per un'altra persona, non aveva mai provato quella sottile disperazione che s'insinua sotto pelle quando perdi qualcuno.

Evelyn conosceva Joe Dixon da poco più di un mese, ma quel ragazzo avrebbe saputo descriverla molto meglio delle sue amiche, le stesse amiche con cui aveva passato una vita intera.

E vederlo morire... era stato più di quanto potesse sopportare.

Ora più che mai, ricordava il suo buffo modo di aggiustarsi gli occhiali sul naso, la tenerezza con cui spesso osservava Nadia quando lei gli dava le spalle, il suo sorriso mentre ballava sul pavimento della casa di legno, la gentilezza con cui l'aveva trattata fin dall'inizio.

L'immagine del suo volto sommerso dal fango andò a sostituire quei ricordi ed Evelyn si ritrovò a singhiozzare sotto le coperte del suo letto. I tremori le scuotevano l'intero corpo e la rendevano debole e instabile.

Quando non poté più aspettare, si alzò sulle gambe malferme e si vestì. Non riuscì a mangiare nulla e se ne andò all'università trascinandosi sulle gambe come un automa.

All'università, le amiche le corsero incontro.

"Non sai cos'è successo!" squittì Jennifer, con gli occhi che luccicavano.

Evelyn si accorse appena di lei.

"Joe Dixon è morto!" mormorò Katherine, rubando la scena a Jennifer.

Evelyn la guardò senza una parola.

"È morto nel sonno. Dicono che abbia semplicemente smesso di respirare..." commentò Martha, bisbigliando con aria complice.

Christine sbuffò. "Scommetto che è stato un'altra volta Derek. Ve l'avevo detto, io! Quello sfigato deve averlo fatto infuriare e l'autolesionista ha semplicemente deciso di..."

Un forte schiocco la fece zittire.

Evelyn sbatté le palpebre, rendendosi conto di aver appena schiaffeggiato Christine con forza, davanti a tutti. L'intera università li stava fissando.

La ragazza la guardò con occhi spalancati, portandosi una mano alla guancia arrossata. "Ma cosa..."

"Chiudi quella dannata bocca." mormorò Evelyn, con voce dura. Poi si girò lentamente verso l'entrata dell'università e se ne andò in classe.

Quella sera, sotto le coperte, Evelyn si ritrovò a guardare il soffitto con sguardo vuoto.

La morte, pensò, è davvero strana.

Un minuto sei vivo, ridi e respiri, appartieni a questo mondo come chiunque altro. Il minuto dopo, semplicemente non esisti più. È come se si creasse una voragine, come se qualcosa mancasse all'improvviso, anche se il tuo corpo è ancora lì, carne, sangue e ossa. Eppure qualcosa se n'è andato, e l'idea che non torni più è semplicemente incomprensibile.

L'Altra Metà del MondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora