La stazione di polizia era piccola, ma insolitamente ordinata e luminosa. Era chiaro che la cittadina in questione fosse un luogo normalmente tranquillo, con un numero esiguo di abitanti rispetto a quelli delle grandi città cui Alan era abituato: gli agenti necessari, infatti, erano soltanto sei.
«Buongiorno, Capo Clark» affermò una voce squillante proveniente da una donna seduta alla reception. Quest'ultima, era sulla trentina, e aveva capelli castani raccolti in un elegante chignon. Alzandosi per venirgli incontro, Alan notò che era di statura media, e gli occhi celesti erano ricchi di curiosità verso di lui.
«Capo?» domandò, quasi divertito.
La donna sembrò incerta sul da farsi, e spostò lo sguardo verso Derek, cercando in lui un qualche tipo di aiuto.
«Tranquilla, Sarah. Il nostro nuovo Capo è uno a cui piace scherzare. Non è vero, Alan?» affermò Derek in tono canzonatorio e dando una pacca sulla spalla di quest'ultimo.
«Non chiamatemi Capo, comunque, solo Alan, okay?» concluse, mentre cercava di capire come avesse fatto a decidere di trasferirsi in un posto assurdo come quello.
Trasferirsi, poi... sì, ma da dove?
Non ricordava nemmeno di essere stato promosso a Capo Dipartimento.
Tutto questo iniziava a essere troppo, eppure non riusciva a smettere di assecondare il susseguirsi degli eventi; era come se qualcuno avesse attivato il pilota automatico, e ora, il suo corpo non riusciva a ribellarsi, eseguendo ogni azione imposta o suggerita dalle persone che lo circondavano.
Non riconosceva luoghi o persone, non ricordava nulla dei giorni precedenti. Chiunque al suo posto si sarebbe sentito, probabilmente, terrorizzato... eppure Alan non riusciva a sviluppare le emozioni che, a una a una, lo colpivano al petto per la manciata di qualche secondo, per poi svanire nel nulla.
Cercò di sforzarsi nuovamente di ricordare qualcosa, mise persino le mani sopra alle proprie tempie, cercando di massaggiarle con forza per far riaffiorare qualche immagine, ma più ci provava, più un dolore crescente alla testa sembrava lacerargli il cervello.
«Tranquillo, Capo. Un posto per ogni cosa, e ogni cosa al suo posto», affermò Derek, sorridendo in modo rassicurante.
Per Alan, sentendo quella frase, fu come essere cosparso da un balsamo calmante: il dolore alla testa sparì improvvisamente. La confusione, la rabbia, la frustrazione che stavano iniziando a montare in lui, svanirono, venendo sostituiti da una calma e una tranquillità inebrianti.
«Cos'hai detto?», domandò Alan rivolto al collega, sorpreso da cosa fosse appena accaduto.
«Niente, era solo una frase che mi ripeteva spesso da bambino mia madre. Mi aiutava a superare i momenti stressanti. Ti faccio vedere il tuo ufficio», concluse Derek, iniziando a percorrere lo stretto corridoio di fronte a loro.
«Comunque, Alan, è un piacere averti con noi. Io sono Sarah, mi trovi qui alla reception in ingresso, qualora dovessi avere bisogno di qualcosa» lo salutò la nuova collega, ritornando poi alla propria postazione.
Con un cenno del capo, Alan si congedò da quest'ultima, iniziando a percorrere a sua volta il lungo corridoio necessario al raggiungimento della sua nuova postazione di lavoro.
A quanto pareva, il suo ufficio si trovava alla fine di questa lunga corsia, e Derek non mancò di presentargli anche i tre colleghi rimanenti all'appello: Liam, William e James.
Alan era sicuro di aver già inquadrato i soggetti con cui avrebbe dovuto collaborare: Derek era il bell'imbusto più propenso a pavoneggiarsi con la divisa, piuttosto che a eseguire i propri compiti; Sarah era tranquilla, mansueta, solare e assolutamente adatta al ruolo di accoglienza e smistamento delle telefonate; Liam era il classico poliziotto buono, perfetto come ausiliare del traffico; William era un tipo introverso e taciturno, un magnifico torchiatore qualora ci fosse stato bisogno di interrogare qualcuno, mentre James, dall'odore di alcool che emetteva già di prima mattina, poteva essere un problema, vista la stazza imponente e l'aria da cane sciolto poco propenso a rispettare gli ordini.
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The Bluebird Experiment
Mystery / ThrillerAlan si risveglia in una casa a lui famigliare, ma allo stesso tempo sconosciuta. Gli odori, le stanze, gli abiti nel suo armadio... sembrano non appartenergli affatto. Anna, sua moglie, sembra minimizzare il problema, ma anche lei sembra diversa ri...