03. Ti sei presa una cotta per me

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Non riesco a capire da dove stia arrivando il freddo che in questo momento sento addosso e aver lasciato la giacca dentro non aiuta di certo, essendo in pieno autunno, prossimi all'inverno. Sono ancora una volta in compagnia di una sigaretta che in questo momento mi sta aiutando anche a tenermi un poco al caldo.

La cena a casa Scott non è andata nei migliori dei modi, non che mi aspettassi rosa e fiori dopo la discussione con mio padre. Cassandra, la madre di Diana, si è impegnata a fare tre portate seguite da dolce, il quale non ho nemmeno visto essendomi alzato da tavola per prendere una boccata d'aria. Non sono stato comunque di compagnia fin dall'inizio della cena. A differenza di mio padre, non sono altrettanto bravo a mascherare tutto e far finta che vada tutto bene con finti sorrisi di circostanza, oppure in grado di interagire con altre persone quando l'unica cosa che vorrei è rinchiudermi in camera mia. Quindi, alle innumerevoli domande che i padroni di casa mi hanno posto, ho solo risposto a monosillabi o con qualche cenno del capo.

«Ancora?», la sigaretta mi viene strappata via dalle dita da mio padre. Ero così assorto tra i miei pensieri che non l'ho sentito uscire e raggiungermi. «Quante te ne sei fumato oggi?».

Non gli rispondo e riporto lo sguardo davanti a me lasciando che me la spenga sul cornicione. Non sono nemmeno riuscito ad arrivare alla metà.

Lo sento sospirare. «Potevi almeno sforzati a tavola. Cassandra si è impegnata così tanto e impiegato molto del suo tempo per questa cena e tu non hai toccato cibo.», decide di cambiare argomento, ma non smette di attaccarmi. «Sto parlando con te!», dice esasperato prendendomi il braccio e voltandomi verso di sé quando non riceve ancora nulla da parte mia.

«Vuoi iniziare a discutere anche a casa dei tuoi vecchi amici?».

Prima che possa dire qualcos'altro, veniamo raggiunti da Diana che è appena uscita di casa. «Scusate, non volevo interrompervi».

«Nessun problema, stavo giusto rientrando.», le sorride mio padre. «Rientrate presto anche voi, sta facendo freddo.» dice prima di andarsene e lasciarci soli.

«Ne vuoi parlare?», mi chiede semplicemente la mora mettendosi al mio fianco.

«In realtà no».

«Vedrai che si risolverà presto.» mi rassicura accarezzandomi una spalla.

«Cosa ne puoi sapere? È difficile litigare con i propri genitori se non ci sono mai.», la sento irrigidirsi al mio fianco alle mie parole e mi pento immediatamente di quello che ho appena detto. Avrei dovuto mordermi la lingua. «Scusami».

«Tranquillo, in fondo non hai detto nulla che non fosse vero.» replica sorridendomi per poi spostare la sua mano. Cassandra è un assistente di volo, mentre Dave un archeologo. Viaggiano spesso e per lunghi periodi di tempo lasciando Diana sola. Non lo ha mai ammesso, ma sono sicuro che si senta spesso sola.

«Non ricordavo avessi un gruppo così numeroso.» decido di cambiare argomento.

«Amalia e Tyler si sono aggiunti insieme a Emily quando quest'ultima e Austin si sono messi insieme l'anno scorso», mi spiega sorridendomi. «Inizialmente Austin diceva che doveva già sopportare Tyler a casa e non voleva vedere il fratello anche quando usciva con gli amici, ma adesso sembrano riuscire a non scannarsi a vicenda ogni giorno».

«Austin e Tyler sono fratelli?», chiedo sorpreso.

Annuisce. «Fratellastri, in realtà. La madre di Austin si è sposata con il padre di Tyler durante i primi anni di liceo.», mi spiega. «Senti ancora James ed il resto della band?», mi chiede poco dopo curiosa voltando lo sguardo verso di me.

L'ultima volta che io e Diana ci siamo sentiti per telefono, facevo ancora parte della band. Ma dopo l'incidente di mio fratello, non sono riuscito a mantenere i contatti con tutti. «Solo con James di tanto in tanto tramite messaggio.» ammetto tralasciando il resto della storia.

Il silenzio dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora