si guarda allo specchio, sposta qualche ciocca di capelli dietro le orecchie, si sciacqua la faccia.
l'acqua è fredda e accarezza le sue mani calde.
le sue dita si rigirano in quel getto trasparente come se cercassero in tutti i modi di acchiappare quelle molecole bagnate.
sono giorni che non dorme, non riesce più a farlo o forse non vuole farlo.
le sue unghie sono rovinate, consumate da dei denti forzati ad essere dritti.
sul suo petto sente ancora quel masso pesante, una roccia dura che le schiaccia ogni suo respiro.
anche i suoi polpastrelli sono rovinati, consumati dalla roccia che la tiene in gabbia, immobile.
la sua ancora principale in un mondo di paure è quel masso bianco sopra di lei.
un caldo benvenuto nel suo logorante inferno.