Capitolo 6

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Due giorni dopo, Derek è al centro commerciale con Tommy. Devono comprare il regalo di Natale a Cora e a Scott.

Il bimbo non fa che tirarlo da una vetrina all'altra, afferrare giochi e chiacchierare. Ogni giorno è sempre più simile a Stiles, così tanto che fa quasi un male fisico. Quando Derek lo vede schiacciare il naso contro l'ennesima vetrina, alza gli occhi al cielo esausto.

"E ora cos'hai visto?" chiede.

Tommy non risponde, ma gli prende la mano e lo trascina dietro di sé. Derek ormai arreso, si rende conto di cosa ha visto suo figlio solo quando se lo trova davanti.

"ciao!" urla Tommy, spaventando Stiles che è accucciato davanti ad uno scaffale pieno zeppo di lucine. Il ragazzo quasi cade.

"Oh, ciao Tommy! E ciao Derek!"

Derek nemmeno riesce a ricambiare, che Tommy lo interrompe.

"Compri le cose per fare l'albero? Lo fai l'albero? Noi si, grande grande grande e con le palline e con la neve finta. Tu sai che la neve finta non è fredda?"

Stiles scoppia a ridere.

"Dio, che parlantina che hai. Mi batti di sicuro con le chiacchiere!"

"Allora?" insiste il bambino.

"Sì, faccio l'albero, ma niente neve finta. Sto comprando le lucine. Voi?"

"Noi cerchiamo dei regali" risponde Derek, anticipando suo figlio. "E dovremmo proprio andare."

"Stiles, perché quando un giorno non dobbiamo prendere i regali agli zii non giochiamo insieme? Secondo me sai giocare bene tu!"

Stiles sembra in imbarazzo, Derek decide di liberarlo.

"Facciamo che glielo chiediamo quando saremo liberi, okay?"

Tommy ci pensa, ma poi annuisce.

"Allora andiamo!" urla di nuovo, strattonando Derek e facendo ciao a Stiles che ride.

"Ciao!" saluta il ragazzo e Derek, ancora una volta, agisce di istinto.

Cala il cappellino sugli occhi di Tommy, come spesso fa per prenderlo in giro, e si allunga verso Stiles, baciandogli fugace le labbra e facendolo ridere ancora di più.

"EHI!" protesta il bambino, ma Derek non gli dà modo di continuare, perché gli aggiusta il cappello, gli fa una pernacchia e lo trascina via.




Due giorni dopo, Stiles sta per impazzire. Non sa cosa fare, se scrivere a Derek, se chiamarlo. La prima volta l'ha invitato lui a cena, ora non dovrebbe toccare a Derek? Forse è stato noioso? Forse a letto fa schifo? Eppure al negozio è stato lui a baciarlo e a sorridergli.

Sta asciugando le stoviglie del pranzo, quando gli squilla il telefono e risponde senza nemmeno leggere il nome.

"Pronto?"

"Ciao, Stiles."

A Stiles cade lo straccio dalle mani.

"Ehi, Derek, ciao! Come stai?"

"Bene, grazie. Ti disturbo?"

"Oh, no, per niente. Dimmi."

"Riesci ad essere pronto in un'ora?"

"Per?" chiede, mentre sta già correndo verso camera sua.

"C'è una mostra in piazza, mi piacerebbe andarci. Ti va?"

"Ma certo!" esclama, senza nemmeno informarsi oltre.

"Bene, allora passo a prenderti. A dopo."




Il giro nella galleria d'arte dura circa un'ora e Stiles deve ammettere che il surrealismo non è poi così male. Escono, mentre chiacchierano sull'ultimo dipinto visto, quando Stiles vede qualcuno dall'altro lato della strada.

"SCOTT!" urla, bloccando il suo amico e sventolando una mano per salutarlo. Il ragazzo sembra stupito, poi si muove per raggiungerli.

"Ehi!"

"Scott, lui è Derek. Derek, lui è il mio migliore amico, Scott."

I due si stringono la mano, formalmente e forse anche un po' troppo tesi, poi Scott si rivolge a Stiles.

"Scusatemi, ma devo scappare. Passate una bella serata!" e s ene va.

Derek capisce il disagio di Scott, ma scappare sembra un po' eccessivo. Stiles sembra esserci rimasto anche male.

"Ti va di mangiare qualcosa?" gli chiede, passandogli un braccio intorno alle spalle.

Stiles annuisce. "Nulla di pesante, però, che oggi ho cucinato un sacco, per far contento papà."

Derek si abbassa, sfiorandogli la tempia.

"Allora che ne dici se prendiamo solo un dolce, qualcosa da bere e andiamo da me?"

Stiles lo guarda con sguardo ammiccante.

"Ci sto."



Alla fine, il dolce non l'hanno nemmeno mangiato, perché, una volta entrati in casa, non sono riusciti a staccarsi le mani di dosso.

Stiles è appena venuto, seguito subito dopo da Derek che, piano, si sfila da lui, facendogli rilasciare un gemito quasi di protesta. Si toglie il preservativo, annodandolo e lanciandolo sul comodino, poi si appoggia con la testa sul petto del ragazzo, che ancora si alza e si abbassa con affanno.

Stiles gli infila subito le mani tra i capelli, attorcigliandoglieli piano, in carezze leggere.

"Derek, quindi anche tu vivevi qui a Beacon Hills?" chiede a voce bassa.

Derek annuisce.

"Sì, ma per poco" risponde vago e Stiles sembra capirlo, perché sposta le carezze sul retro del collo e non chiede altro.

"Io sono praticamente scappato quatto anni fa. Dopo un incidente, ho ripreso in mano la mia vita e mi sono trasferito. Sentivo di aver chiuso una parte della mia esistenza, un capitolo lungo. Però questa è pur sempre casa mia."

Derek non risponde, perché rischierebbe di lasciar andare le lacrime che sta trattenendo. Si sposta, mettendosi al fianco di Stiles, tirandoselo addosso e coprendo entrambi con le coperte.

"Ora dormi" dice, prima di baciargli la fronte.  

Remembering you | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora