Capitolo 3

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"Tutto okay, Mary?"

Stringo ancora più forte le mani sui braccioli dei sedili, sento il sudore colarmi copiosamente sulla fronte e sulle tempie. Sicuramente avrò anche degli aloni orrendi sotto le ascelle come se avessi buttato venti litri di sudore dopo una corsa di mezz'ora.

In realtà, ho semplicemente paura di volare.

"Se la sta facendo sotto, lo stuzzicadenti. Non lo vedi?" sento dire da Ludovico, quel figlio di put... meglio che mi mantengo che il mio cuore è già sul procinto di esplodermi per l'ansia.

"Ludo, la tua delicatezza è invidiabile," replica con sarcasmo Nicola.

Nicola è un amico e collega di Andrea. Il mio adoratissimo migliore amico non lavora nell'albergo di famiglia come Ludovico, ma in banca. Ogni mattina indossa camicia e pantaloni sartoriali e va a svolgere quello che molti credono sia un lavoro noioso, ma è perfetto per Andrea che è una persona metodica e scrupolosa.

Comunque, con Nicola per un breve periodo ci sono uscito insieme, a letto è stato anche molto gradevole, ma al signorino piace troppo saltare di fiore in fiore e io credo di essere l'unico cretino presente sulla faccia della terra che sogna una relazione monogama, stabile e con rose rosse e cioccolatini annessi.

"Quando... quando atte-atterriamo?" balbetto a bassa voce, gli occhi puntati sui sedili di fronte, la maglietta che piano piano mi si appiccica sempre di più addosso.

Perché fa così caldo qui dentro?

Oddio, esploderà tutto... Cadremo nel vuoto... moriremo... Verremo mangiati dagli squali o dalle orche assassine. Io non so nemmeno nuotare bene...

No, non voglio morire! Voglio continuare a vivere e a farmi film mentali sulla mia utopistica relazione sentimentale con il mio migliore amico...

Sento la mano grossa e calda di Andrea posarsi sulla mia che è sul punto di bucare l'imbottitura dei braccioli.

"Manca mezz'ora di volo. Barcellona non si trova mica in Islanda. Stai tranquillo, puoi staccarti la cintura di sicurezza."

Solitamente, la voce pacata e rassicurante di Andrea mi ha sempre tranquillizzato, ma non ora.

Scuoto il capo negativamente perché non ci penso proprio a slacciarmi la cintura.

"Giuro che... che appena atterreremo bacerò il pa-pavimento."

La risata maligna di Ludovico mi fa saltare gli ultimi due nervi che mi erano rimasti intatti.

"Voi frocetti siete proprio dei pappa molle."

"Mi pento di non averti mai messo le mani addosso, Ludovico. Solo per rispetto di tuo fratello," commenta, irritato, Nicola. "Ti farei vedere volentieri chi è la pappa molle tra i due."

Odo il rumore della lingua di Ludovico che sbatte con fastidio contro il suo palato. "Non ho paura di te, froc..."

"Ludovico, ricordati sempre che conosco il tuo punto debole," lo minaccia Andrea, serioso. Ludovico si ammutolisce improvvisamente e, anche se sono sull'orlo di una crisi di panico con i contro fiocchi, so benissimo a quale punto debole si riferisce Andrea.

Ludovico, come molte persone, è aracnofobico. Basta un ragnetto piccolo, anche uno di plastica per farlo svenire.

Quando avevamo sedici anni e Ludovico quattordici, per Halloween Andrea decise di ricoprire il letto di Ludovico con tanti ragni di plastica. Ludovico mi aveva spintonato a scuola chiamandomi frocetto come al suo solito così il mio salvatore dall'armatura luccicante decise di vendicarmi facendolo svenire come una pera cotta non appena mise piede in camera sua. Dalla camera di Andrea sentimmo solo il tonfo del suo corpo che cadeva a terra.

Dalla prima elementare: Andrea&Gianmaria Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora