Capitolo: due

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La fiamma della candela non basta ad illuminare del tutto la cella, lasciandone infatti più di una buona metà nella penombra.
Il nome di Raelle è stato pronunciato ancora, stavolta dalla misteriosa donna al di là delle sbarre di ferro. Le è uscito fuori, quasi come un sussurro, quasi fosse una domanda e il cuore teso della bionda ha saltato un battito, sorpreso.
Poi il silenzio, per quelli che parrebbero essere minuti infiniti.
La mente di Raelle è completamente pervasa di domande, di pensieri, di paure... cosa potrebbe farle una strega? Cosa rischia rimanendo scioccamente incollata con i piedi a quel pavimento freddo e umido delle segrete?
Gli occhi di Raelle si assottigliano ancora nella speranza di ricavare qualche risposta nel corpo raggomitolato di quella sconosciuta. Apre la bocca come a voler emettere finalmente qualche parola.
La richiude.
Il ronfare della guardia, qualche metro più in là, è l'unico rumore che riempie la notte.
Raelle prova ancora, stavolta prendendo un respiro profondo.
Nulla.
Si sente una sciocca, una folle. Nessuno sano di mente si avvicinerebbe così tanto, senza alcuna protezione, ad un essere demoniaco. E a quel pensiero, ancora una volta quella sera, la mano libera di Raelle si sposta a cercare il crocifisso al collo.

« Non vorrei sbagliare... » All'improvviso la voce della strega rompe quell'innaturale staticità. Il tintinnio delle catene rimbomba appena nella cella, mentre la donna si sposta, alzandosi in piedi.
Il suo sguardo si posa sulla figura di Raelle scrutandola dalla testa ai piedi, e la bionda può finalmente ricambiare incrociando gli occhi cerulei con quelli blu profondi, che la luce della candela le rivela, della sconosciuta.
« ...ma non sembrate affatto una guardia. »
Un piccolo sorrisetto beffardo si apre sul suo volto alle sue stesse affermazioni.

« Io... io...» Raelle prova a replicare, ma improvvisamente la sua bocca sembra fatta di argilla. La lingua le si impasta e le parole faticano a fuoruscire.
Il sopracciglio nero della strega si alza interrogativo in attesa di una qualunque risposta.
« Io mi chiamo R- »
« Raelle... questo lo avete già detto. » Le catene tintinnano trascinate sul duro e freddo pavimento, mentre la donna si avvicina del tutto alle sbarre, a pochi centimetri dalla principessa.
« Avete intenzione di dirmi altro? O siete solo frutto della mia immaginazione? Dopotutto potreste essere un fantasma da quel che so... »
Gli occhi di Raelle si spalancano appena
« Un fantasma? »
« Vi aggirate nelle segrete di un castello, scalza e in sottoveste candida... »
« Non sono un- » scuote la testa. « Voi... voi siete una strega! »
Non è una domanda quella di Raelle. Le parole di suo padre sono state piuttosto chiare mentre ha raccontato la vicenda quella sera a cena. La prigioniera nelle segrete è una strega, nessuno può mettere in dubbio le parole del re... o forse è possibile?
Una risata riecheggia all'interno delle quattro mura e la bionda è costretta a girarsi intimorita verso la guardia nel terrore che possa svegliarsi da un momento all'altro.
« Sono Scylla. »
Ancora una volta gli occhi di Raelle incontrano quelli della donna e, per un tempo indefinito, la bionda si ritrova a perdercisi dentro. Mai nella sua vita ha incontrato qualcuno capace di contenere nelle proprie iridi un colore così profondo da far invidia al più bel cielo d'estate.
È costretta, dunque, a sbattere ripetutamente le palpebre per distaccarsi da quell'improvviso incanto... dopotutto la magia della strega potrebbe già far effetto sulla sua povera anima Cristiana.
Così Raelle fa un passo indietro, indurendo lo sguardo e mascherando il timore crescente.

« Non ho chiesto il vostro nome, strega. »
Le mani incatenate di Scylla si aggrappano prepotentemente alle sbarre di ferro. Un altro sorriso compare sul suo volto nell'esatto istante in cui la parola 'strega' viene nuovamente pronunciata.
« E dunque ditemi, siete qui per? »
« Per... per... per vedervi con i miei occhi. Per vedere la strega con i miei occhi. »
Scylla sorride di nuovo; stavolta in modo diverso, quasi addolcita dalla testarda convinzione della bionda.
« Mi spiace deludervi, allora... ma non sono una strega. »
Lentamente le mani della donna scivolano lungo le sbarre fino a staccarsi del tutto e a ritornare flebili lungo i fianchi.
« Certo che lo siete! » adesso è Raelle a sorridere beffardamente. Davvero quella sciocca sconosciuta crede che basti così poco per farla franca? Per metterle in dubbio la mente?
« Mio padre, lui - » Si interrompe, forse improvvisamente colta dalla paura di rivelare la sua posizione sociale.
« Siete qui per una ragione. Siete stata trovata a commettere atti contro Nostro Signore e siete stata- »
« E voi cosa ne sapete? Cosa avrei commesso precisamente che vi spinge così impetuosamente a credermi, senza ombra di dubbio, una strega? »
Di nuovo gli occhi di Raelle si incastrano in quelli di Scylla avvolti da quel blu ammaliante.
« Io... »
Suo padre non le ha detto molto in effetti. Nessuno le ha detto finora quali siano le accuse per le quali la giovane donna al di là delle sbarre sta pagando con la propria vita.
Possibile che si tratti tutto d'un malinteso?
Eppure la ragazza impiccata alla quercia... lei non è stata messa in dubbio. Le guardie sono a protezione di Fréland, della famiglia reale, della sua famiglia. Non ha senso imprigionare una donna senza alcuna accusa fondata.
« Vi prendete gioco di me? »
« Non vi conosco abbastanza per potermi prender gioco di voi... non sono una strega e tutto ciò di cui vengo accusata è solo una menzogna. Un modo per tenere le ragazze pure come voi inchiodate ad una panca di legno con le mani giunte in preghiera! »
« Dite di non essere una strega eppure le vostre parole non fanno altro che confermarlo. La vostra è... è blasfemia! »
Senza accorgersene Raelle si muove nuovamente in avanti, azzerando quasi del tutto e ancora una volta le distanze con la cella e la donna.
« È blasfemia parlare liberamente e pronunciando verità? Il vostro re ha ucciso una ragazza innocente e ne ucciderà un'altra ancora, e solo Dio saprà quante altre povere sventurate mi seguiranno in queste celle, legate a queste stesse catene come animali. Mi spiace Raelle, non sono una strega e se siete qui per vedere un mostro allora guardate altrove! »

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