La quercia dei dieci quaderni - II

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Durante il tragitto, il Nomade Sapiente raccolse esemplari di piante medicinali, fumò un trito di foglie secche che gli evocò il colore viola degli occhi di una bambina che giocava a palla fuori dalle mura della sua città natale e si nutrì di frut...

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Durante il tragitto, il Nomade Sapiente raccolse esemplari di piante medicinali, fumò un trito di foglie secche che gli evocò il colore viola degli occhi di una bambina che giocava a palla fuori dalle mura della sua città natale e si nutrì di frutta e ortaggi la cui delizia gli rammentò il cibo preparato dalle mani di sua madre. 

Quando il sole tramontò pennellando il cielo di cremisi e oro, seppe di essere arrivato al centro del Bosco Antico perché era al cospetto dell'albero che era stato testimone della creazione di tutte le cose.

La Quercia aveva il tronco più grande dell'abbraccio di cinquanta uomini e allargava i rami ornati di ghiande e foglie accogliendo tra essi tutte le specie di uccelli mentre le radici, spesse e nodose, scavavano il terreno fino al cuore pulsante del mondo.

Per salvarsi dai lupi, s'arrampicò sulle fronde lussureggianti e s'addormentò legato a un ramo per non cadere. 

La notte rapiva i colori dei fiori, ma restituiva le melodie del mondo perché i venti che percorrevano il globo si intrecciavano tra loro, stuzzicavano foglie dalle forme diverse, percuotevano ramoscelli e si insinuavano tra le piume degli uccellini addormentati. 

Ninnato da quell'orchestra naturale, il nomade sognò suo padre che gli raccomandava di accudire l'uovo di aquila che cresceva ai piedi della Quercia. Si svegliò sudato e cercò di scorgere nel buio il luccichio di un guscio. 

Decine di occhi gialli lo fissavano silenziosi, l'odore pungente di lupo si arrampicava fino alle sue narici, ebbe paura della bellezza di quella notte perché sentiva che sarebbe stata l'ultima della vita che conosceva

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Decine di occhi gialli lo fissavano silenziosi, l'odore pungente di lupo si arrampicava fino alle sue narici, ebbe paura della bellezza di quella notte perché sentiva che sarebbe stata l'ultima della vita che conosceva.

Quando l'odore salmastro del mare portato dalla brezza lo svegliò, il sole stava per sorgere, il cinguettio della primavera gli regalò speranza. Dalla cima dell'albero poteva vedere le guglie oro e rame del Regno Alto e, dalla parte opposta, l'Oceano Invisibile che nascondeva in lontananza le terre che ancora non aveva esplorato. 

Si slegò, disarrampicò, il contatto col suolo gli fece ricordare d'aver sognato suo padre e, così, si mise a cercare l'uovo d'aquila. 

Trovò, invece, un fagotto di seta bianca, lo aprì con delicatezza e vide all'interno una bambina nata da poche ore. 

Pur non intendendosi di neonati, capì che alla piccola, forse per il freddo o per non aver mangiato, non rimaneva che poco tempo. Depositò di nuovo il fagotto tra le radici nodose e si mise in cammino. 

Il Bosco Antico si ammantò di un silenzio irreale mentre l'uomo si allontanava a passo svelto per fuggire al fuoco che lo stava incenerendo dall'interno. 

I quaderni gli caddero di mano, lui si inginocchiò davanti al suo sapere, le pagine girate dal vento salmastro non davano alcuna risposta al bruciare del suo petto. 

Raccolse gli scritti e tornò sui suoi passi, strinse la bimba tra le braccia, ne aspirò la delicata fragranza di ambra e corse senza sosta verso coloro che avrebbero potuto salvarla.

Raccolse gli scritti e tornò sui suoi passi, strinse la bimba tra le braccia, ne aspirò la delicata fragranza di ambra e corse senza sosta verso coloro che avrebbero potuto salvarla

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Il labirinto dei nomi perduti - Fiabe dimenticateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora