Untitled Part 2

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Capitolo III

“Combattere”

Erano circa le sette del mattino quando uscimmo dalle nostre camere d’albergo. Saremmo tornate solo nel pomeriggio per riprenderci le valigie e ripartire per tornare a casa. La serata precedente si era conclusa bene al tavolino del McDonalds, con tanto di patatine fritte che adoravo. Adesso non mi rimaneva che il mio appuntamento alla casa editrice, dopo lo shopping sfrenato di Elpidia che aveva condotto sapientemente di negozio in negozio. Aveva sterminato ogni commessa, facendola danzare di scaffale in scaffale, in cerca della taglia giusta e il colore che più le si addiceva di due camicette, una canotta, due gonne a palloncino e due pantaloncini color pastello. Poi finalmente aveva deciso che potevamo concederci una veloce colazione al bar e appena uscite le vietai di entrare in qualsiasi tipo di negozio, per incamminarci verso il mio appuntamento. Alle ore nove e cinquantatré minuti eravamo sedute nella sala d’aspetto. Barbara ci chiamò per farci entrare nell’ufficio di Monica, che nel frattempo stava salendo poiché era appena arrivata.

“Entro anch’io in ufficio?” chiese Elpidia a Barbara.

“Si, come sempre.”

Alla risposta di Barbara, sorrisi. In effetti portavo sempre lei con me. Mentre ci accomodavamo sulle poltrone davanti alla scrivania, Monica arrivò.

“Ciao ragazze!”

“Buongiorno.”

“Ciao Monica.”

“Ciao Elpidia.” lei la guardò, anche se ne era sicura della sua presenza. “Come va? Il traffico a Roma è tremendo. Ho ritardato vero?!”

“No, non preoccuparti, siamo noi in anticipo.” Le dissi.

Lei iniziò a sistemare dei documenti che erano sparsi sulla scrivania, sistemandoli ai lati di essa. Poi finalmente si mise a sedere, guardandoci. “Allora, passiamo a noi.”

“Si. Volevo sapere come mai sono qui a presentarti già la bozza dopo solo una settimana. Di solito i nostri incontri sono ogni quindicina di giorni. ”

“Ecco. È proprio di questo che volevo parlarti.”

“C’è qualcosa che non va?” chiesi a Barbara mentre Elpidia osservava attentamente le espressioni che passavano sul nostro viso.

Mentre ciò avveniva, Barbara aveva portato tre caffè su di un vassoio, serviti direttamente dalla macchinetta che era nel corridoio. Poi era rientrata poco dopo, mentre Monica indisturbata prendeva il suo caffè, portando una serie di cartelline che contenevano i miei lavori. Iniziavo a preoccuparmi.

“Ma no. Poi dipende dal tuo punto di vista.” Mi disse alla fine. “Diciamo che la bozza era un pretesto per farti venire a Roma. Perché non volevo comunicarti per telefono o per e-mail ciò che sto per dire. E se fossi stata vaga, avrei potuto allarmarti inutilmente. Quindi eccoci qui.” Iniziò a prendere tra le mani una di quelle cartelline. “ Sei un ottima scrittrice, sei nata per questo mestiere e le tue novelle per bambini sono un vanto per noi. Quindi credo che la tua collaborazione con noi, sia destinata ad allungarsi. Il punto però è un altro.”

“Devo abbreviare i tempi di consegna?”

“No, no. Quelli sono ottimi.” Disse ridendo, “Abbiamo bisogno come casa editrice di uscire unicamente dallo schema dei bambini. Vorremmo puntare anche ai ragazzi, o meglio a giovani donne come te. Storie travagliate, commoventi. Amori drammatici, da fiction tv. Una bella storia d’amore tutta italiana. Tu sai bene che abbiamo la sezione horror, quella della psicologia e quella scientifica. Ma manca qualcosa di attuale, capisci cosa intendo?”

L'amore, dietro le apparenzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora