Capitolo X
“ 20 Marzo 2011 “
Lasciammo la spiaggia solo ad inizio serata, io ed Elpidia. Tornammo in camera e ci preparammo per uscire. Perché dopo tutte quelle confessioni e rivelazioni che le avevo fatto, avevo bisogno di rifletterci su e poi di scriverle. Così Elpidia mi propose una serata diversa, magari sul lungomare. Potevamo dedicarci un po’ alla vita notturna, frequentare almeno per una notte un locale notturno con lo start night alle ventiquattro. E devo dire che ne avevo bisogno, anche se non amavo molto andare a ballare. Dopo circa due ore al locale tornammo in albergo, la scalata di quel pomeriggio si faceva sentire nelle nostre ginocchia. Dopo una doccia lei andò a dormire, dopo la mia di doccia, malgrado la stanchezza alle gambe, iniziai a scrivere anche di quel periodo di febbraio che avevo ripercorso. Poi esausta mi fermai e chiuso il computer, mi addormentai. L’indomani dedicai tutta la giornata ad andare in giro per quel bel paesino, mi dedicai ad un po’ di shopping. Cenammo fuori e ci intrattenemmo in serata a parlare con un gruppo di ragazzi, che venivano da uno dei paesi vicino al nostro, di provenienza.
Fu quando tornai nuovamente in camera che mi accorsi dei tre giorni, che erano quasi passati. Quella sarebbe stata l’ultima notte lì. Dovevo trovare il coraggio di parlare di quel giorno. Mi ero resa conto che stavo cercando di evitare di raccontarlo. Anche dopo quel pomeriggio, quando dalla scatola tirai fuori due biglietti che mi aveva scritto lui. Li avevo letti e forse in modo troppo violento mi avevano fatto piangere. In un modo che avrei voluto evitare, perché Elpidia si era accorta dei singhiozzi provenienti dal bagno in camera. E inevitabilmente si era fatta aprire, per entrarvi. Mi aveva guardata, mentre ero tornata a sedermi a terra, come quelle volte in cui lo facevo con Ambra. E le avevo raccontato le mie emozioni, le mie sensazioni. Quando ero costretta a ritornare tra quelle pagine, per poterle scrivere. E non sempre ero forte. C’erano volte in cui addirittura il respiro mi mancava a cimentarmi in quelle acque passate. Ma per fortuna c’era lei, che non mi lasciava un attimo. Mi aveva promesso di stare al mio fianco durante quest’avventura e manteneva costantemente la sua promessa. Ed ero lì io, a crollare e poi risalire in superfice aggrappata alla sua mano. La mia marcia in più in quella battaglia, era lei, Elpidia. E mentre dormiva, io la osservavo. Poteva essere ovunque a godersi la sua estate, invece era in giro, con me a ricomporre un puzzle. Una storia, un esperienza. A subire momenti di calma e silenzio dedicati alla scrittura, a quelli di ansia e spossatezza, quando mi trovavo in una delle mie tempeste emotive. Molto probabilmente, nel momento in cui mi aveva spinta a questa avventura, sapeva bene a cosa andava incontro. Cosa poteva aspettarla. Ma non ne aveva avuto paura, non quanto ne avevo avuta io, invece. L’avrei ringraziata un giorno, o forse no. Non potevo ancora saperlo, sapevo solo che mi avrebbe fatto bene, anche se non sembrava, mentre accadeva. C’era una parte di me che mi diceva di aver fatto bene a mettermi in gioco. Ad accontentare la mia casa editrice e ad essere così pronta ad usare qualcosa di mio, per svolgere al meglio il compito. Mi avrebbe aiutata, ad uscire fuori, ad intrappolare gli incubi di quei settecentotrenta giorni, tra queste righe. Lasciarle a chi, come me, conosce il sapore di questi amori distrutti. Mi sarei impegnata per dare il meglio di me, oltre quei momenti fragili, sarei tornata più forte di prima. Come la notte che mi accingevo a passare su quel ricordo. Mentre Elpidia ormai si era estesa su tutto il letto, ed io su pochi centimetri di quello spazio iniziavo ad affrontare quel giorno che avrei vissuto nuovamente.
Iniziavo a battere le parole e lo svolgersi di quella giornata. Che non mi dava scampo. Perché proprio non potevo saltarla. Non potevo non raccontare e dimenticare. Quindi mi attendeva, con tutte le sue parole e le sofferenze. Con tutti i suoi protagonisti…
20 Marzo 2011. Il giorno successivo al suo onomastico, che avevamo festeggiato a casa da lui, perché era anche il compleanno di sua madre. Così mi ero preparata e aspettavo che lui nel pomeriggio di quel sabato diciannove marzo, arrivava per andare da lui. Appena fu fuori al cancello di casa mia, presi i due pacchetti regalo e chiusi la porta, perché i miei non c’erano e sarebbero venuti solo più tardi a casa dei miei suoceri. Lui era piuttosto silenzioso e mi guardava di sottecchi.
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L'amore, dietro le apparenze
RomanceL’amore, dietro le apparenze è un romanzo che parla di Lena, una giovane scrittrice che insegue le proprie ambizioni, impegnata costantemente con la sua carriera. C’è qualcosa però che le ha dato la forza e la grinta per affrontare questo cammino. Q...