Prologo

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Qualcosa prese Cassandra per le gambe lattee e scoperte. Era distesa a terra senza forze provando in ogni modo a sfuggire dalla sua presa salda e disgustosa. Un dolore poi lancinante le prese le gambe. I vestiti ormai diventati stracci sporchi giacevano su di lei spiegazzati e bagnati. Alla ragazza dai capelli rossi poco importava dei vestiti o dello sporco su di lei. Erano in un locale vuoto col pavimento di legno rovinato e sporco.

Mentre veniva trascinata non sentiva altro che il suo sangue caldo che abbandonava il suo corpo, il rumore dei passi del proprio rapitore e il suo corpo che strisciava a terra causandole un dolore poco percepibile.

Non riusciva ad urlare ne a dimenarsi era senza energie mentre lo sconosciuto la portava via.

Nessuna preghiera l'avrebbe salvata.

Poi si sentì uno schianto e una brezza che fece alzare la terra e la polvere dal pavimento consumato.

Ancora cosciente ma mezza morta sentì un ticchettio di tacchi sul terreno della chiesa ormai distrutta. Lo sconosciuto le lasciò le gambe e si allontanò. Un'altra persona le era davanti ferma. Alzò lo sguardo e incrociò due occhi gialli.

L'uomo davanti a lei aveva occhi grandi e dei capelli neri con la pece. Era molto giovane e bello, vestito con un impermeabile nero e pesante, aveva pantaloni lunghi e neri , un cappello a cilindro del medesimo colore e un bastone di manifattura pregiata.

L'uomo stese zitto a guardarla con indifferenza e noia.

" Che ci fai qui un umana come lei?" Grugnò l'uomo spostando l'attenzione verso lo sconosciuto che non disse niente. Lei non riuscì a parlare per l'affaticamento. L'uomo le spostò il viso col piede come se toccarla fosse qualcosa di impossibile a mani nude. Lui sorrise giocosamente. Cassandra cedette definitivamente al pavimento svenendo.

la tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora