//Festa rumorosa\\

159 11 0
                                    

CAPITOLO TREDICESIMO


"Tieni la mente concentrata su un unico pensiero".

Quella era davvero una giornata estiva. Il calore del sole era aumentato a tal punto che dovetti prendere le canotte in fondo alla valigia che ancora non avevo svuotato. Colpa della pigrizia.

Edward mi fissava concentrato, vestito con una semplice maglietta in cotone e un paio di bermuda neri. I suoi occhi dorati irradiavano un bagliore ipnotizzante.

Sospirò affranto, chiudendo gli occhi. "Niente. E' più forte di quanto pensassi".

Trattenni un sorriso, ma fu catturato dal suo sguardo attento. "Non la stai prendendo sul serio", disse severo.

"Scusa, il fatto è che non mi dispiace molto se non riesci a leggermi i pensieri. Era piuttosto fastidioso"

"Lo so Kristen. Tuttavia capisci bene che dobbiamo comprenderne il significato. Ho come la sensazione che c'entrano in qualche modo quei due vampiri"

"Carlisle non li conosceva?"

"Sì, ma non ricorda i loro poteri. Li ha visti solo una volta, ed erano abbastanza piccoli"

"Quei due si conoscevano da tempo?"

"Intendi Damon e Harry? Sì, Carlisle afferma che siano sempre stati insieme. Migliori amici, come fratelli che fianco a fianco affrontavano qualsiasi cosa, sono le parole esatte".

Annuii, fantasticando tanto su un piccolo Edward che ai due soggetti dell'argomento. Come sarebbe stato? La visione, comunque, era delle più tenere. Un visetto rotondo, con le guance rosee e un espressione di felicità permanente.

"Com'eri da piccolo?", non potei fare a meno di chiedere, quasi sussurrando.

"Non ricordo molto della mia vita umana. Tanto meno dell'infanzia. E' tutto molto confuso, ma credo di essere stato un bambino davvero vispo".

Sorrise dolcemente, guardando il cielo. Il sole trasformava la sua pelle in un manto di piccoli diamanti che quasi mi accecavano.

Era di una bellezza inimmaginabile, con quel viso fiero come un leone, la sua forza interiore che l'aveva spinto a sopravvivere accanto al suo pasto per anni senza batter ciglio, costringendosi a bere sangue animale. 

"Come hai fatto a vivere per tutto questo tempo  in queste condizioni?"

Si girò a fissarmi per qualche istante, indurendo l'espressione angelica.

"E' una scelta che ho fatto tanto tempo fa e che intendo mantenere con determinazione. Certo, non è facile, ma meglio di uccidere degli innocenti", mi sorrise. "Comunque sia, devo la mia dimestichezza con il sangue umano a Carlisle e Esme, che sono sempre stati al mio fianco, cercando di indirizzarmi nella giusta via, quella in cui potevo vivere come un normale essere vivente. Il rimpianto delle vittime riesce a farti impazzire".

Dovevo aver paura, ero obbligata a sentire quei brividi lungo la schiena, ma nulla di tutto questo successe. Ascoltavo le sue parole con attenzione. Nel frattempo pensavo a quanto fosse difficile essere dei vegetariani, a quanto trovassi forte il ragazzo davanti a me e a quanto mi piacesse ascoltare la sua storia.

"Vi ho trovato, finalmente". La porta principale si spalancò, mostrando una Bella vestita da casalinga, con un mestolo in mano. La visione mi procurò delle vivide risate, che spezzarono il silenzio del boschetto.

"Oggi andremo da una strega. Troveremo il modo di toglierti questo specie di sigillo e scopriremo chi te l'ha fatto"

"Streghe?"

BrightnessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora