//Ritorni\\

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CAPITOLO TERZO

Il risveglio fu leggero con il sole che mi accarezzava la guancia. Le ossa mi dolevano per la dormita scomoda sul divano.

Non ci feci tanto caso: al mio fianco Zayn continuava a dormire beatamente.

Il petto si abbassava e alzava regolarmente, mentre dalla bocca gli usciva un sospiro caldo. Che visione angelica. Lo ammirai per qualche minuto, prima di stiracchiarmi piano.

"Buongiorno", la sua voce spezzò i miei pensieri mentre ingurgitavo un altro cucchiaio pieno di cereali.

Gli diedi un bacio pieno sulla guancia, mentre s'infilava il giubbotto.

"Allora fammi sapere. Chiamami per qualunque motivo", mi strinse a se. Annuii lentamente, prima di vederlo scomparire lungo la scala. Chiusi la porta e mi ci appoggiai, sospirando. Dovevo investigare e dovevo farlo adesso. Corsi in bagno ad aggiustarmi, felice di potermi mettere i miei amati jeans celesti. Scelsi di truccarmi con un po' di fondotinta sopra le occhiaie e un filo di eyes-liner.

Sistemai i capelli, spazzolandoli con cura e assaporando la libertà di farlo. Ero stata così tesa da non accorgermi del tempo che, ora, avevo a disposizione. Sorrisi allo specchio e sistemai il tutto con una coda alta. La pioggia della sera precedente aveva lasciato il posto ad un sole caldo, più di quanto mi potessi aspettare.

Fuori le strade erano gremite di gente che si godeva la bella giornata. Erano così ignari, con quei sorrisi e quel passo lento, di tutto quello che davvero li circondava. Ora riuscivo a vedere un mondo diverso, dove l'irreale si confondeva con la vita di tutti i giorni.

Raggiunsi la centrale con poche ore di taxi. Solo lì avrei trovato l'uomo che cercavo.

L'ispettore capo Swan era seduto alla stessa scrivania, con il mento appoggiato sulla mano e il capo chino su dei fogli sparsi. Mi schiarii la voce, attirando la sua attenzione.

Appena incrociò i miei occhi, il suo sguardo s'illuminò "Kristen", sorrise venendomi incontro, "da quanto tempo!".

Ricambiai tutta quella felicità. "Da molto, direi".

Era uguale a quanto ricordavo, con l'aggiunta di qualche ruga qua è là, segno del tempo passato. Nonostante questo i suoi occhi castani erano luminosi come un tempo, così felici di vedermi che quasi mi scese una lacrima..

Ricordavo ancora bene i lunghi pomeriggi passati in quel luogo, sullo stesso divano mogano che presentava qualche cedimento. Posso ben dire che la conosco da sempre, da quando ne ho memoria ed è per questo che ci rimasi molto male quando scomparve dalla mia vita.

Difatti l'ultima volta che la vidi fu al suo matrimonio, mentre percorreva lo spazio che la separava da Edward, suo marito. Dopo diversi mesi mi arrivò la notizia che avesse preso in adozione una bambina e che viveva in un'isola, regalo dei genitori di Edward. Ma nulla era cambiato ed ogni giorno, costantemente, mi mancava la mia migliore amica.

"Come sta Bella?".

Il suo sguardo si fece triste "Sì, sta bene". Passarono pochi minuti e lo sentì sospirare. "Mi dispiace tanto. Non doveva lasciarti senza alcun avviso".

Si vedeva che era sinceramente dispiaciuto. Non era un problema, non in quel momento. Riuscii a tranquillizzarlo con qualche sorriso accompagnato da una pacca leggera.

"Hai detto omicidi di questo mese?", le sue sopracciglia s'incurvarono, "come mai questo interesse?"

"Devo fare una ricerca per il lavoro", scrollai le spalle, sperando di sembrare indifferente. Lui parve capire e annuì, porgendomi degli articoli fermi con una spilla. Con Charlie era sempre facile parlare: sapeva quando era il momento di non fare più domande, il che rendeva le cose più facili.

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