//Sentimento nascosto\\

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CAPITOLO SEDICESIMO

I ragazzi dissero che fosse stato un bene se quel giorno sarei rimasta a letto, ma proprio non me la sentivo di fissare il vuoto nell'oscurità della stanza. Sentivo gli uccelli che cinguettavano fuori dalla mia finestra e, alzandomi, la raggiunsi per aprirne le ante. L'aria fresca e i raggi del sole mi diedero una nuova sensazione, come se per tutto quel tempo fossi stata imprigionata in una coltre di nebbia densa e opprimente. Inspirai profondamente, assaporando il dolce profumo pungente dei pini. Come avevo immaginato due usignoli azzurri erano appollaiati su un ramo, strofinando dolcemente i loro capi all'unisono. Sorrisi, poggiando il mento su una mano. Erano così tranquilli e innocenti, in quei loro gesti pieni di amore, che non potei fare a meno di sbuffare sonoramente. Ero sola in quella casa e si sentiva una certa mancanza. Non vedevo il dolce visino di Renesmee ormai da giorni e mi mancava quell'innocenza tipica di quella bambina con i lunghi capelli ramati. Mi mancava qualcosa, il mio cuore era sempre sul punto di scoppiare, eppure non ne comprendevo il significato. Non mi facevano mancare niente, erano sempre disponibili a qualsiasi cosa chiedessi, mi perdonavano di tutto, tuttavia non sentivo di appartenere completamente a quel mondo. Loro, esseri sovrannaturali, che vivevano per sempre, con poteri che superavano la cognizione umana, così lontani dal mio mondo. Mi chiedevo quale fosse davvero il mio posto. Tutta quella storia dell'inseguimento cominciava a stufarmi. Sentivo un'opprimente sensazione percuotermi il petto.

Tolsi gli occhi dal cielo per poggiarli sulla porta. Bisognava fare qualcosa o avrei continuato con quella litania per tutta la giornata e non ne avevo proprio voglia. Avrei voluto che Zayn rimanesse, quella mattina, ma i suoi doveri lo chiamavano e non potevo di certo impedirglielo. Tuttavia grazie a lui potei fare una colazione come ai vecchi tempi. Il caffè dello Starbucks con una ciambella al cioccolato da inzupparci, tipico delle giornate in cui non avrei mangiato altro per tutto il giorno.

Ricordai che, durante il trasloco, avevo portato un vecchio blocco da disegno con delle pagine vuote. Lo presi dalla scatola, dove l'avevo conservato, e osservai le mie vecchie opere con malinconia. La maggior parte erano a matita, quando ancora non avevo molta dimestichezza con l'inchiostro e mi era difficile non cancellare con facilità. Sorrisi a un vecchio ritratto di uno dei miei cantanti preferiti, di cui un occhio era troppo spostato rispetto all'altro e di quanto i denti facessero rivoltare. Arrivai alle pagine vuote e toccai il materiale con i polpastrelli, immaginando di tracciarne delle linee. Come un colpo di vento, dopo tanto tempo, mi venne quella voglia nascosta che mi portò a cercare una matita per tutta casa e quando finalmente la trovai il mio cuore fece una capovolta per l'eccitazione. Mi accomodai sul davanzale della finestra e guardando con più attenzione tutto quello che mi circondava cominciai a disegnare, tracciando linee leggere, rette e oblique, nette e sfumate, rappresentando su un foglio la sensazione che quell'angolo di paradiso mi trasmetteva.

Sorrisi al risultato, quando fui abbastanza soddisfatta dal lasciare che la matita scorresse un'ultima volta.

Lo poggiai di fianco a me e guardai l'orologio depositato sul comodino. Sbuffai, alzandomi svogliatamente per raggiungere la sala da pranzo. Isabella e tutti gli altri non sarebbero ritornati prima di cena. Mi dissero che avevano intenzione di ritornare in città per informarsi su quello che mi stava capitando. Avrei voluto seguirli, ma sapevo bene che non potevo, non dopo l'ultima volta. Mi ero ripresa completamente e non volevo ripetere lo stesso errore.

Beh, avevo una certa preoccupazione che quei vampiri potessero rintracciarmi ora che Bells non era più con me e neanche la sua barriera, ma cercavo di non pensarci, avendo fiducia della mia migliore amica. Aprii la porta d'ingresso e mi sedetti sul gradino più vicino. Guardai intorno, ma tutto taceva e anche io stavo bene. Forse la maledizione comprendeva qualche metro. Non lo sapevo, non ne avevo alcuna idea e speravo davvero che potessero trovare qualcosa di efficace per spezzare quell'incantesimo.

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