//I ricordi riemergono\\

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CAPITOLO VENTIDUESIMO


"Harry? Cosa hai intenzione di fare?".
Indietreggiai, sbattendo sulla parete. Il suo sguardo era diverso da solito, più sprezzante e malizioso. Aveva un sorriso beffardo, mentre si avvicinava sempre di più a me.


"Non ti voglio procurare dolore".


Chiusi involontariamente gli occhi quando fu ad un passo dal mio viso. Ero preoccupata, ma allo stesso tempo eccitata da quel giochetto. Il suo respiro mi sfiorò il collo e notai i suoi capelli crespi solleticarmi il mento. Inspirai, anche se i miei polmoni non avevano bisogno di prendere aria. Ero una vampira e tutti sanno che non abbiamo un cuore da far funzionare o dei polmoni da riempire. Eppure le sensaziono c'erano tutte. Credevo che diventando immortale anche queste svanissero, invece percepivo ancora quella stretta allo stomaco o la piacevole sensazione del tocco del mio amato.
Era tutto quello che avevo dopo Damon. Mio fratello era la mia famiglia, lui la mia vita.
Era risaputo che fosse un cacciatore spietato, ma a noi non importava. Quando rimaneva accanto a me non ha mai fatto una mossa falsa. Certe volte mi sorprendeva quanto potesse resistere alla sensazione del sangue, anche se affamato. Adoro quando i suoi occhi diventavano rosso sangue e i canini spuntavano senza preavviso, insanguinandogli il labbro inferiore. Lui lo leccava dolcemente, guardandomi con quei meravigliosi occhi, che ritornavano ogni volta smeraldo non appena gli toccavo il viso.
Si lasciava cullare dalla mia carezza come un gatto e le sue fusa. Lo paragonavo spesso ad un felino, selvaggio e bisognoso di coccole, il contrasto che lo rendeva così attraente. Hanno provato più volte a strapparmelo via, che ingenue. Lui non aveva occhi che per me, e ne ero estasiata. Tutte quelle attenzioni erano un toccasana per il mio umore. Harry era l'unico che sapeva sempre come prendermi, come capire ogni mio singolo gesto. Non aveva in dono il potere di leggere la mente, ma sapeva eccome decifrarti gli occhi. 


"Mi mandi all'inferno". Leccò la parte scoperta del mio petto e con un gesto mi afferrò le mani, lasciando lunghi baci sul dorso. Sinceramente, stavo cercando di fermarlo, eppure non riuscivo neanche a sfiorare con un dito le sue labbra. Non mi permetteva di toccarle, era zona vietata, da sempre. Eppure io avevo tanta voglia di accarezzarle con i polpastrelli. Erano rosee e carnose, le metteva sempre in mezzo ai denti con quel suo charme fottutamente perfetto.
Lo lasciai giocare con i miei ricci neri e quando li tirò leggermente, approfondendo il bacio, dal fondo della mia gola uscì un rantolo sommesso. Mi stava uccidendo lentamente.
Risi, spingendolo quanto potevo e corsi via dalla sua presa. 

~

Mi alzai di scatto, ruotando le pareti intorno a me. Con un sospiro portai una mano sul lenzuolo, scostandolo via e aprendo la finestra. La luce del sole entrò libera nella casa e mi riscaldò la pelle infreddolita. Era una sensazione piacevole.
Chiusi gli occhi e ripensai al sogno. Era strano, sembrava così reale. Quello era un frammento di un ricordo lontano anni. Tutta quella felicità riuscì a far scendere una calda lacrima per la mia guancia. La raccolsi troppo in fretta.
Era stupido che regissi in quel modo, non potevo di certo cambiare le cose con un semplice pianto. Non era tutto come volevo, certo, avevo trovato la serenità, la mia famiglia, l'amore della mia vita, ma era come se fossi un'estranea. Loro mi guardavano con sentimenti così profondi, che spesso mi chiedevo se fosse giusto. Volevo anch'io poter ricordare. Avevo un tale risentimento verso quella donna. Era per colpa sua che stavo soffrendo così tanto. Volevo ucciderla. Ormai non m'importava del legame di sangue che ci univa. Lei non era mia madre e non lo sarebbe mai stata. Intanto avrei trovato un modo per fargliela pagare. L'avrei costretta a scusarsi, perché era l'unica cosa che potesse riaggiustare il mio cuore a pezzi. Il rammarico negli occhi di Harry, ogni qualvolta mi raccontava dei nostri momenti, non mi era più facile sopportare.
"Ehi". La sua voce ruppe il filo dei miei pensieri. Lo raggiunsi a letto e mi infilai sotto il suo braccio.

"Un brutto sogno, tutto qui".

Diede un umido bacio sulla fronte e lo vidi sorridere. "Me ne vuoi parlare?".
Scossi la testa, troppo esausta per ricordarne i dettagli.
Rispose con uno sbuffo, poggiando la testa sulla mia. "È stato solamente un incubo e comunque te l'ho giurato. Ti proteggerò a costo della mia vita".

"Non potrai farlo per tutto". Sussurrai.

"Di questo non devi preoccuparti. Sono un fottutissimo vampiro, quindi avrò qualche vantaggio in più dei stupidi umani".

"Ehi". Gli colpii l'addome, lanciandogli un'occhiata. Lui scoppiò a ridere, stringendomi a se.

"In qualcosa sono bravo, almeno". Aggrottai le sopracciglia, guardandolo con il viso sul suo petto.

"A cosa ti riferisci?".

Mi prese il mento fra le sue lunghe e fredde dita e mi regalò un sorriso, che insieme ai raggi del sole, mi diedero un colpo dritto al cuore.
"Riesco a farti sorridere".

Scossi la testa, allargando le labbra. "Non essere così sciocco".
La sua espressione cambiò, corrugando la fronte. Lo guardai sconvolta, scoppiando a ridere. "Ricordavo che fossi più intelligente".

Mi alzai dal letto, ma la sua mano mi fermò di colpo. Dovevo entrare in bagno per fare i miei bisogni, tuttavia l'avrebbe tirata per le lunghe. Sarebbe stato meglio che tenessi la bocca chiusa. Serrai le labbra cercando di non ridere e mi girai a fissarlo.

"Di cosa parlavi?".

"Harry, devo urgentemente andare in bagno".

Volevo giocare con lui, vedere ancora quell'espressione persa e confusa sul suo volto troppo perfetto. La sua presa divenne più ferrea e il suo sguardo più duro, ma con evidente divertimento.
"Non vuoi parlare?".
Mi afferrò per i fianchi e di peso mi buttò sul morbido letto, posizionandosi sopra di me, in modo che non potessi sfuggirgli. Alzai gli occhi al cielo, ridendo.

"Maledizione, non mi fai solamente sorridere. Non riesci davvero a capire quanto io sia felice di stare al tuo fianco, di quanti brividi mi percorrono il corpo anche solo sfiorandoti? La tua sola presenza, il tuo odore, mi fanno scoppiare il cuore in gola, mi procurano le vertigini. Tutto questo è snervante, poiché non penso a nient'altro quando sei con me, dimentico che al mondo ci siano sette miliardi di persone. Non credo che ci sia altra donna ad amarti come me". Sospirai, non avendo preso un attimo di pausa. Le parole erano uscite vie come un fiume in piena. In quel momento non riuscii a vedere la reazione di Harry. Mi strinse, accarezzandomi i capelli. Sentii sulla mia spalla un lieve tepore, delle goccie che mi bagnavano la pelle scoperta. Strabuzzai gli occhi, chiedendomi davvero se stesse piangendo. Non me lo sarei mai aspettata, non da un tipo orgoglioso come lui. Eppure mi aveva abbracciata e questo significava che si stesse nascondendo. Avrei voluto vederlo, con le ciglia imperlate, come di rugiada sulle foglie degli alberi, tuttavia non mi mossi comunque, preferendo ricambiare quel gesto così affettuoso.


*Spazio all'autrice imbranata*

Lo so anche io, questo non è un capitolo avvincente.

Avete presente che amo scrivere cose sdolcinate? Ecco, volevo concedermi questo piccolo capitolo per divertirmi. Infatti, secondo me, l'importante è questo. Se non ti diverti a scrivere non trovi mai il tempo per farlo.

Ragazzi, io vi ricordo quanto vi amo.

Piccolo favore? Votate se vi piace e condividete ooovunque volete.

Passate un bel ferragosto, andate a mare, uscite con gli amici, fate quel che ve pare, ma soprattutto divertitevi, perché tutti meritano di sorridere e gioire in compagnia.

Vi mando un bellissimo e caloroso abbraccio.

-whenthesnowcomes

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