Chapter 1

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Le due tazze vennero disposte con cura sulla superficie marmorea del grande bancone della zona bar, mentre due mani si prestarono ad aprire una piccola bustina argentata, mettendo la cialda all'interno della macchinetta. Le tazze vennero spostate sotto quest'ultima, in prossimità dei beccucci metallici. Bastò un click e da entrambi i lati iniziò ad uscire caffè - o quello che sarebbe dovuto essere caffè. Jimin guardò tutto questo con la guancia destra schiacciata contro la tavola della saletta ristoro, vedendo il mondo da un'angolazione diversa. Era mattina e lui era più esausto di quando era andato a dormire la sera prima. Il lavoro lo stava lentamente prosciugando.

"Sei uno straccio" disse il ragazzo, appoggiando le due tazze davanti alla faccia di Jimin, con un tonfo.

"Grazie" sussurrò quest'ultimo, facendo forza sulle braccia - prima abbandonate sopra al tavolo - per mettersi quantomeno seduto decentemente. Anche se di decente in lui non c'era nulla in quel momento.

L'altro ragazzo lo guardó con un lieve alone di confusione, non sapendo se il grazie fosse riferito al caffè o all'avergli dato dello straccio. "Ricorda" disse poi, prendendo un onesto sorso, alzando poi un dito in aria. "Due settimane, okay? Due settimane".

"Non arrivo a domani" sussurrò Jimin all'interno della sua tazza, prima di prenderne un sorso pure lui.

Forse Seokjin aveva ragione. Mancavano esattamente due settimana a natale e quindi anche alle loro ferie - almeno per loro due e per alcuni dei loro colleghi. Il loro posto di lavoro non poteva restare chiuso nemmeno un giorno, a differenza di tante altre attività ed imprese. E nonostante fosse stressante e riducesse Jimin ad un mucchio di ossa che faticavano anche solo a stare in piedi, lui lo amava. Era fatto per quel lavoro e non poteva immaginare la sua vita impiegata a svolgere un'altra professione. Ciò non escludeva che la prospettiva di un po' di tempo libero non fosse ben accetta, anzi. Il dolce far niente nelle mattine gelide lo aveva sempre affascinato, soprattutto se poteva godersi il caminetto acceso, una coperta di pile con le renne e un buon libro in mano.

"Non fantasticare" gli disse Seokjin, schioccando ripetutamente le dita davanti alla sua faccia. "Oggi abbiamo il turno doppio".

Jimin appoggiò la tazza con un tonfo sopra il tavolo, inclinando il busto in avanti, verso il ragazzo che gli stava di fronte. "Giuro che se non tornano entro domani li vado a prendere a casa".

"Jimin"

"Lo so, le ho già mandato le congratulazioni per la bambina" disse Jimin, smuovendo la propria chioma scura con un cenno del capo, sapendo fin troppo bene che non poteva costringere la collega che aveva appena partorito a tornare subito a lavoro nemmeno una settimana dopo.

"E Khai si è preso due settimane per assistere sua mamma" disse Seokjin, appoggiando interamente la schiena contro la sedia, spostandosi indietro di qualche centimetro a causa della flessibilità dello schienale.

"Lo so"

"Allora non lamentarti"

"Smettila" disse Jimin guardandolo in faccia come se la cosa lo disgustasse terribilmente.

"Di fare cosa?"

"Di dirmi di non lamentarmi"

Seokjin sbatté le mani drammaticamente sul legno del tavolo e fece forza per alzarsi. "Posso farlo visto che sono il capo", disse con una voce piena di orgoglio, battendogli due colpetti sulla spalla prima di superarlo e di uscire dalla stanza dicendo a gran voce "Questa baracca non andrebbe avanti da sola se non ci fossi io".

Quello era il segnale. La prima pausa di Jimin era appena finita, così decise di trascianarsi lentamente verso la propria postazione - la mano ancor astretta attorno al caffè che non aveva finito. Si lasciò cadere con lo stesso tonfo con cui si era seduto nella saletta del bar venti minuti prima e si mise l'auricolare dentro l'orecchio, direzionando il piccolo microfono verso la bocca. Nel momento stesso in cui avviò il programma, lo schermo lampeggió e il computer segnaló la chiamata tramite alcuni squilli.
Inizio alle danze.

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