"Entra, entra. Per l'amor del cielo, Jimin. Ti prenderai qualcosa"
"Ciao Mamma," disse Jimin, trattenendo una risata.
"Si, ciao. Forza," rispose sua madre, spingendolo sulla schiena per farlo entrare in casa il più in fretta possibile.
"Aspetta," disse Jimin, liberandosi della presa e facendo il giro della macchina. Aprì la portiera ignorando i rimproveri della madre e si piegò in avanti per prendere un cesto in vimini colmo di dolci.
"Jimin," disse sua madre, scuotendo la testa compiaciuta. "Lo sai che non serve che ogni volta porti qualcosa"
"Non credo che sarai dello stesso avviso dopo aver assaggiato il mio regalo"
I due entrarono finalmente in casa e Jimin fu accolto dal nostalgico profumo di cibo. Adesso si che si poteva chiamare Natale.
"Eccovi finalmente," disse un uomo seduto sulla poltrona, abbassando il giornale. "Temevo di dover chiamare i soccorsi"
"Ciao papà," lo salutò Jimin, posandogli brevemente una mano sulla spalla prima di dirigersi in cucina, dove appoggiò il cesto sul bancone.
"Cosa hai lì ragazzo?"
"Tuo figlio ci sta viziando," disse sua madre. "Vuole farci salire il diabete alle stelle"
"È per prendermi la vostra eredità più in fretta," scherzó Jimin. Suo papà rise. Sua madre lo fulminò. "Sto scherzando mamma"
"Non è divertente"
"Secondo papà lo è," disse Jimin, facendo un cenno al padre che ancora sorrideva.
"Tesoro," disse la donna, voltandosi di colpo a guardarlo nello stesso istante in cui gli sparì il sorriso dalle labbra.
"Non sto ridendo"
"Smettila," la rimproverò Jimin. "Sono tutti dolci sani"
"Voglio vedere quanto sani sono," disse la donna, sbirciando dal vetro del forno per controllare l'arrosto. "Di questi tempi poi"
"Sono sani, fidati"
"Senti, la prossima volta al posto dei dolci perché non ci porti qualcuno?" chiese la madre, mescolando una delle pentole sul fuoco.
Jimin smise di respirare. Per un attimo rimase immobile, fermo a fissare il cesto di dolci che Jeongguk gli aveva confezionato qualche giorno prima. Non aveva mai portato nessuno a casa dei suoi perché nessuno era rimasto abbastanza nella sua vita da meritarsi un posto a tavola dai Park.
Sua madre si voltò a guardarlo e si accorse della sua espressione. "Non voglio metterti pressione. Solo...lo sai vero che se c'è qualcuno nella tua vita puoi presentarcelo tranquillamente?"
Jimin annuì lentamente. "Lo so mamma, grazie". Poi, dopo qualche secondo di esitazione, aggiunse "Uhm...questi dolci vengono da una caffetteria che ho scoperto per caso qualche mese fa. Sono veramente..."
Jimin sorrise, senza finire la frase."Allora dopo ne assaggiamo alcuni," disse la donna, sorridendo.
"Il proprietario-" si interruppe per qualche secondo, chiudendo gli occhi. "Il proprietario si chiama Jeongguk ed è mio...uhm. Amico"
"Okay" disse sua madre, leggermente confusa dal tono del figlio. "È bello avere amici nuovi"
"No, in realtà...lui, uhm. Jeongguk è- voglio dire. Ci stiamo frequentando?"
Sua madre cercò in tutti i modi di reprimere una risata. "Lo stai chiedendo a me?"
"No! No, stiamo uscendo. Credo. Noi...si," disse Jimin, massaggiandosi una mano col l'altra.
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Late Night Call
FanficIn una Busan caotica Jimin è diviso tra il lavoro come operatore al 911 e il tempo libero che, spesso e volentieri, passa alla caffetteria di Jeongguk. I due non si scambiano più di un saluto e di un ordine di cioccolata ma Jimin è intenzionato a da...