Era il 23 aprile e ogni cosa fuori dalle finestre di casa mia fioriva, donando colore a quelle faticose giornate cupe e piene di noia che componevano la mia intera esistenza.
Era domenica, i miei erano liberi da ogni impegno ed io ignorai completamente lo studio per passare del tempo sul divano con loro."Dovremmo fare un pic-nic, prendere aria fresca e parlare un po'." proponeva mia madre, baciandomi la fronte dopo aver spostato i ciuffi di capelli che poco prima cadevano su di essa.
"Dovremmo, sì" la sosteneva mio padre, mentre abbandonava la sua poltrona per preparare dei sandwich. Mia madre lo prendeva sempre in giro, trovava buffo il modo in cui sistemava il condimento e, a dir la verità, facevano anche un po' pena gli abbinamenti improvvisati tra gli ingredienti.
Quelle mattine mi era concesso vedere come una sola anima, riuscisse a vivere così bene in due corpi distinti.
"Cloe? Aspettiamo te." a quelle parole, avevo abbandonato il divano per dare una mano, prima di dare inizio alla nostra piccola e semplice uscita.
Ricordo il telo rosso sotto i nostri corpi stesi in mezzo al verde, il leggero rumore del vento che muoveva i fiori appena sbocciati e la musica francese che mia madre accostava ad ogni situazione.
"È così rilassante, ragazze mie." aveva sussurrato mio padre. Teneva gli occhi chiusi, le labbra piegate in un sorriso e, mentre le gambe snelle di mia madre gli servivano da cuscino, una delle sue penzolava poggiata all'altra, muovendosi come uno di quei fasci d'erba colpiti dal vento.
Dopo alcuni attimi di silenzio e discorsi poco sensati, mia madre allungò un braccio verso la borsa e tirò fuori una busta bianca. Si girò verso di me e mi guardò con un nodo alla gola percepibile ad ogni suo deglutire.
"Io e tuo padre avremmo voluto proteggerti fino alla fine, ma il momento è arrivato anche per te, la nostra bambina." Gli occhi di mia madre si riempirono in pochissimo tempo di lacrime che, però, non lasciò scivolare. Mio padre le aveva avvolto le spalle con un braccio per confortarla un minimo, io invece rimanevo ferma, composta e confusa.
"Hai quasi diciott'anni e sei pronta nonostante tutto...questa ti appartiene." mi passò la busta e pian piano strappai una parte di essa per arrivare al contenuto.
"Non capisco."
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METÀ
ChickLit"Credi che il nostro pianeta sia l'unico?" la sua voce era cupa, rauca. "L'unico con degli abitanti almeno, sì." guardavo il cielo proprio come lui mentre rispondevo. "Se così non fosse, spero non debbano sopportare i nostri fardelli." aggiunse vol...