Erano le sei del mattino. Al posto del suo amorevole pappagallo, a darle il buongiorno, stavolta, era la sua sveglia. 《Letizia, non ho mai usato una sveglia. Sei sicura che riuscirò a sentirla?》
《Oh fidati Agata. Il suono che fa ti penetrerà pienamente nelle orecchie, fino a distruggerti i timpani. Non avrai più bisogno del tuo gallo cantante, anzi, se ritornassi in Italia, credo che il tuo amichetto non lo sentiresti più, questo è poco ma sicuro.》
In effetti era vero, con la differenza che Agata avrebbe usato la parola "rumore", come poteva la gente chiamare quell'insieme di timbri sonori come "suoni"? Un rumore ti disturba le orecchie fino a farti stare male, invece con il suono è tutto più ordinato e coordinato. Si il suono è più bello, mentre il rumore è più brutto.
Agata si svegliò di colpo, quasi, quasi prese un grande spavento. Le sembrava di vivere nella paura. Come faceva la gente a dormire, senza pensare di essere svegliati con cotal violenza? In ogni caso, lamentarsi non serviva a niente, ormai ci doveva solo fare l'abitudine.
Anche se il suo alloggio in Spagna durò a malapena un giorno, purtroppo la nostra protagonista si doveva impegnare con tutta se stessa. Il lavoro mica glielo avrebbero incluso insieme all'alloggio, o mica sarebbe caduto dal cielo, quindi doveva prepararsi il più velocemente possibile e iniziare la sua opera di "ricerca". Fortunatamente Oliviero era disponibile ad aiutarla, però sosteneva che avrebbe immediatamente abbandonato se non avesse fatto anche lei la sua parte.
"Ma per chi mi ha preso? Una sciocca bambina? Pft lui è uno sciocco. Come può trattare in questo modo la cugina di sua moglie? Se mi conoscesse, saprebbe già che non ho bisogno di farmelo dire; poi magari non lo reputerei così dannatamente fastidioso se mi avesse dato almeno un briciolo di sicurezza" Agata pensò tra sé, anche se glielo avrebbe tanto voluto dire.Oliviero la aspettò con la sua Alfa Romeo 6C 2500 SS rossa, mentre lei doveva finire di fare le pulizie, insieme alla signora Carmela. Ad Agata le sembrava giusto aiutarla almeno un pochino per un alloggio pressoché gratuito, quindi le dava volentieri una mano.
《Signora Carmela, ho finito di pulire camera mia e la cucina, posso andare? Oliviero mi sta pure aspettando》 disse educatamente.
《Vai, vai cara. Stai tranquilla, il resto lo finisco io. Buona fortuna e mi raccomando, non tornare tardi》le raccomandò Carmela.
《Certo. Arrivederci Madame.》Agata raggiunse Oliviero e salì a bordo. L'auto dava l'impressione di sembrare estiva, per via del suo colore rosso acceso e il muso grosso, ma elegante, inoltre potevi anche togliere il tettuccio, sebbene in quel momento non era proprio il caso, visto che era novembre. Infatti l'inverno stava quasi per arrivare a bussare alle porte di tutti -era solo questione di tempo- tutto impacciato e infreddolito, portando raffreddore ed influenza. Già si poteva intuire che quella stagione non fosse affatto preferita da Agata, tuttavia la pazienza del freddo non la spaventava, visto che prima o poi avrebbe rivisto la neve sciogliersi, osservando i fiori mentre sbocciavano tutti splendenti, colorati e profumati e il classico odore delle piante, simile all'erba bagnata, che poteva provocare qualche prurito al naso.
Durante il tragitto per andare verso il suo primo colloquio di lavoro, Agata non disse nulla. Non sapeva cosa fare. Temeva persino che il suo respiro potesse essere sentito da Oliviero. Forse voleva evitare un discorso con lui, non solo per il suo carattere arrogante, ma anche per quanto temesse il suo sguardo inquietante e invasivo, ad ogni modo fu proprio lui a parlarle.
《Sei pronta?》 le chiese giusto per iniziare una conversazione.
《Si. Sempre stata pronta. Grazie per avermi dato un passaggio.》
《Figurati. Poi facci sapere com'è andata.》, raccomandò Oliviero ammiccando un piccolo sorriso.
《Certamente.》
Era strano vederlo così "gentile", ma in ogni caso il suo sguardo rimaneva strano. Sembrava simile a quello che avevano certi pazzi. Penetrante, ma che mostrava la loro sofferenza interiore, che sembrava implorare aiuto, un appiglio a cui aggrapparsi. Tuttavia, ormai, la maschera era stata tolta e quindi l'unica cosa che potevano fare era guardarti, ridendo e piangendo, sentendosi vivi e morti allo stesso tempo, mentre erano tenuti seduti per terra, con la giacca di forza. Un incubo. Con la differenza che loro almeno facevano quasi tenerezza con le loro occhiate, invece, Oliviero faceva incazzare. Dava l'impressione di voler trovare ogni piccolo difetto, per memorizzarlo nella sua mente e usarlo contro di te successivamente. Probabilmente stava usando la gentilezza, anche in questo caso, per indagare sulla ragazza e annotare tutti i suoi errori. Ad ogni modo, Agata aveva apprezzato il gesto gentile, ma non troppo.
《Senti Agata. Adesso siamo arrivati, purtroppo non posso aspettarti o portarti in altri posti di lavoro, visto che ne ho uno anche io》 disse ridendo, con un atteggiamento da stronzo e superbo. 《Ti ho segnato su questa mappa della città, tutti i posti di lavoro adatti a te. Ho segnato ambulatori, ospedali, case di riposo, scuole e centri di ascolto. Ti consiglio di andare verso gli ultimi, visto che sono privati e avresti più possibilità di essere assunta, ma tu prova. Sempre. Anche se ti sembrerà tutto inutile.》
《Grazie Oliviero. Ora vai, non voglio tu faccia tardi al lavoro, io me la caverò. Ciao e salutami Letizia.》
《Certo. Buona giornata.》
STAI LEGGENDO
Agata
General FictionAnni '40, periodo post guerra. Agata Rinaldi, una ragazza, che riesce a laurearsi nonostante il periodo storico e per il semplice fatto di essere donna, ha l'opportunità di trovare lavoro in Spagna, considerata la terra dove i sogni e i desideri si...