Capitolo 4: La signora Carmela

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La signora Carmela fu di origini italiane. Nacque il 20 novembre 1900 a Milano, da una famiglia benestante, seppur non molto ricca e conosciuta.
Quando era piccola Carmela era davvero fortunata rispetto agli altri bambini suoi coetanei: andava a scuola, passava il tempo a giocare e a sognare, anche se sapeva molto bene, che gli altri bambini non avevano questo privilegio e per questo motivo era comunque gentile e socievole pure coi più poveri. Per farvi vedere, cari lettori miei, che non sto scherzando, vi racconterò del suo primo amore.
Era il 1919 e il patto di Versailles fu emanato, stabilendo un'ingente spesa di guerra, che i tedeschi dovevano pagare. Anche se la storia insegna, che spesso imporre dei costi così elevati, non impone la pace, ma pone le basi per un'altra guerra, purtroppo capitò pure questa volta, anche se Carmela non risentì tanto la povertà del periodo post guerra. Ella aveva appena compiuto 19 anni, studiava e nello stesso mometto aiutava coi lavori domestici e anche nella bottega di frutta di suo padre. La vita sembrava scorrere normalmente, nonostante i cambiamenti che comportò la prima guerra mondiale, ma stava di fatto che la nostra protagonista sarebbe cambiata per sempre.
Quando sua madre le chiese di portare due scatole piene di mele e pere alla signora Pinuccia, mentre camminava, si imbatté in un ragazzo, che sembrava fare il muratore. La pelle infatti era molto abbronzata per via dell'esposizione al sole che era costretto a sopportare tutti i giorni; si vedeva molto evidentemente che aveva dei calli sulle mani, le dita grosse e le mani altrettanto grandi e sporche, anche se i suoi stracci, che chiamava vestiti, lo erano ancora di più. Dava l'impressione di essere molto più vecchio della sua età, benché i suoi occhi fossero ancora giovani e scintillanti, si vedeva che desiderava il meglio per sé ed era alla ricerca di una donna, che potesse passare la vita per sempre con lui, amandolo e coccolandolo, nonostante l'umile lavoro a cui era sottoposto per portarsi il pane a casa.

Carmela dovette passare dal suo cantiere e non fece nemmeno caso a quell'uomo, poiché era fin troppo impegnata a concludere il suo compito e avere magari anche qualche mancia. Quando arrivò a casa della signora, bussò alla porta: 《Pinuccia! Sono Carmela. Sono venuta a portarle le mele e le pere che mi aveva chiesto》 disse alzando la voce, poiché la signora era sorda.
《Grazie tesoro, entra, che voglio darti qualcosa》
《Signora, non mi serve nulla, davvero!》 Alzò la voce Carmela per farsi sentire, anche se non vedeva l'ora di ricevere la mancia.
《Cara, tieni, ecco i tuoi dieci euro di mancia e dai questo alla mamma. È una collana di perle con i mezzo una croce. Era la mia preferita infatti, ma ho deciso di donarla a lei, poiché credo che ne abbia ormai più bisogno di me.》
《Grazie Pinuccia, è molto gentile da parte sua...》 disse con un fil di voce.

Carmela si incamminò verso casa, ma stavolta, il muratore si accorse della sua bellezza, perciò, non potendo aspettare, andò da lei, anche se non sapeva cosa dirle. Borbottava qualche parola, ma aveva paura di non fare bella figura, perciò cerco di usare ciò che effettivamente sapeva. Carmela rise per le parole a caso, che utilizzava, ma, gentilmente, gli rispose con un 《Salve, mi dica.》
《Ciao, sono Tommaso, non so davvero cosa dirti, ti ho bloccata, solo per dirti che sei davvero bellissima.》 disse mentre arrossiva dall'imbarazzo. Carmela, altrettanto intimidita preferì rispondergli con un semplice grazie, ma con tono infastidito, anche se non era del suo stile, aggiunse: 《Mi scusi, essendo che non ci conosciamo, dovrebbe darmi del lei ed inoltre non ho tutto questo tempo per parlare con gli sconosciuti. Devo tornare a casa. Sicuramente anche lei dovrà continuare col suo lavoro. Mi scusi se la mia bellezza l'abbia disturbata.》
Tommaso rimase scioccato da quanta pena si facesse da solo. Che cosa doveva fare? Doveva mostrarsi più sicuro? O il problema era come si mostrava in sé? Di certo con quelle vesti e con quella sporcizia con cui si era presentato, elegante e sofisticato non pareva, però in cuor suo pensava, che il comportamento di quella ragazza fosse stato eccessivamente aggressivo, per questo ci stette molto male. Pensò di rinunciare a lei, o all'amore in generale, visto che ormai aveva 27 anni e gli sembrava che il tempo scorresse più velocemente che mai; infatti voleva smettere di sentire troppe volte nella sua testa il rumore dell'orologio, o come lo chiamava lui "l'orripilante tic tac".

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