Capitolo 8: Amicizia inaspettata

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Era così difficile bussare a quella porta? In effetti si, lo era. Ad Agata tremavano le mani e i movimenti delle dita sembravano rimandare a quelli di una persona con l'artrosi. Respiro, dopo respiro, ma niente. Voleva almeno perdere tempo per una sua eventuale sconfitta. Però si ricordò di Estrella e delle sue parole: "un uomo che mi ha salvata", "un uomo che mi ha dato la speranza di credere in un'eventuale emancipazione femminile". Sarà davvero così? Perché doveva credere ad una persona di passaggio? Ma allo stesso tempo, perché le avrebbe dovuto mentire? Sembrava assai sincera quella ragazza. 《Basta》 sussurrò Agata nervosamente. O bussava adesso, o mai più. A questo punto, finalmente decise di fiondarsi e con un'altra boccata d'aria, tipica di una principessa guerriera, finalmente si decise a fare "knock, knock" alla porta.
Ci fu un secondo di silenzio e poi una voce bella, seppur misteriosa, le rispose con un semplice 《Avanti.》
Non sembrava seccata, tuttavia dava l'idea di essere molto seria, o forse era solo l'effetto delle corde vocali maschili prima di iniziare a bere il té pomeridiano.
Agata finalmente aprì la porta. La stanza era diversa rispetto a quella degli altri direttori: era molto tendente verso il giallo, un giallo pallido, come il sole d'inverno per precisare. Ad ogni modo, in ogni caso, era accogliente. Gli scaffali erano di un verde scuro, scuro, ricordavano un po' il colore del fantomatico divano di Freud; la scrivania era di un classico marrone rustico. Agata prima di notare effettivamente l'uomo, diede attenzione alle lauree che aveva appeso dietro la scrivania. "Laurea in psicologia" con la specializzazione in psicoterapia e psichiatria. Agata in quel momento si domandò quante camice avesse sudato per raggiungere i suoi obiettivi.
《Che uomo》 pensò tra sé. Non voleva dire che fosse fortunato, perché sicuramente fu una persona che si diede molto da fare, infatti non era per niente facile avere così tanti attestati e conseguirli con una tal concretezza e costanza. Era un gran personaggio e decisamente meritava tanto rispetto.
Infine gli occhi di Agata caddero sulla sua figura prorompente. Era un uomo sulla quarantina ancora assai affascinante. Molti gli dicevano che sembrava ancora un ventenne, o forse che il suo giovane ego avesse ancora il regno nel suo cuore e nel suo aspetto fisico. "Caspita, non sembri proprio invecchiato! Né un ciuffo fuori posto, né un capello grigio e manco la pelle raggrinzita. Complimentoni, amico!" Gli dicevano. In effetti non avevano tutti i torti. Aveva capelli d'un biondo chiaro naturale, leggermente lunghi e ondulati, gli stavano particolarmente bene. Un volto grande, con una mascella, abbastanza prosperosa tra i lati e con labbra rosee e carnose. Ciò che Agata notò particolarmente, rispetto a tutto il resto, erano i suoi occhi, tendenti al verde, tanto da ricordarle il colorito e la brillantezza di un prezioso rubino. Agata non aveva mai visto una persona bionda e con occhi del genere. Erano particolari. Inoltre, il suo sguardo, fin dalla prima occhiata, dava l'idea di essere intenso, forse anche fin troppo, tanto da esser in grado di spogliare l'inconscio delle persone senza al uno sforzo.

《Buongiorno.》
《Buongiorno"》rispose Agata timidamente, senza sapere cosa fare e dire.
《Che cosa la porta qui?》 Domandò l'uomo incuriosito.
《Vede...sono qui per... oddio scusi, sono un po' emozionata.》 Agata non riusciva a controllare il suo battito cardiaco e il suo respiro. Rischiava di andare in iperventilazione dall'ansia.
《Signorina, non c'è nulla di cui imbarazzarsi o spaventarsi. Sicuramente sarà qui per cercare lavoro? Lo intuisco dal fascicolo che ha in mano.》 La rassicurò con un piccolo sorriso.
《Si esatto》 confermò, facendo un piccolo inchino. 《È da molto che cerco lavoro, ma nessuno vuole darmi nemmeno un'opportunità. Per questo sono tesa, signore.》 La ragazza deglutì. 《 Lei, è la mia unica speranza.》
《Sono stato l'ultima speranza di parecchie persone qui. Ma non c'è praticamente nulla di cui vergognarsi. Viviamo in un mondo monotono, che non vuole cambiare, anzi io credo, che la gente qui abbia paura di fare il passo decisivo, o come si suol dire, lo scacco matto! Sa, signorina, me lo sento proprio nel cuore》disse, facendosi due pacche sul petto.
《Sono d'accordo anche io. Anche se sarà un lavoro molto lungo e duro.》
《Ogni lavoro che implica la conquista di certi diritti sarà lungo e faticoso, tuttavia, con la giusta determinazione, riusciremo a fare qualunque cosa, così almeno le future generazioni, i nostri futuri figli, vivranno nella pace e non come stiamo vivendo noi. Ma dall'altro lato, se ci riflettiamo, le persone prima di noi, vivevano molto peggio. E questa ne è la prova.》
Agata rimase pietrificata dell'intelligenza e dalla mentalità così aperta di quell'uomo, tanto che lo lasciò persino continuare. In fondo non le dispiaceva, lo avrebbe ascoltato per ore! La sua parlantina la rilassava, anche perché la utilizzava per dire finalmente, parole giuste e non solo quelle che ripetevano tutti.
《Lei conosce il biologo francese Jean Hamburger? Si il cognome fa un po' ridere.》
《No signore...》
《In pochi lo conoscono signorina, non si preoccupi. Comunque, lui sosteneva che i diritti che stiamo e che abbiamo cercato di conquistare, non siano diritti naturali, cioè legati all'istinto primario dell'uomo. Perché diceva questo? L'uomo pensa al raggiungimento di questi obiettivi, solo se non patisce la fame, ha un un posto accogliente dove dormire e se le condizioni climatiche non siano una preoccupazione tale da doversi spostare continuamente. Partendo da questo presupposto, l'uomo si divide in "homo biologicus e homo societatis". L'uomo biologicus è quel tipo di uomo, solito ad aggredire, a sopravvivere e se nutre un sentimento di amore naturale è solo a scopo riproduttivo, per far andare avanti la sua specie. Invece l'uomo societatis siamo noi e se ci identifichiamo in tal modo è solo grazie all'io sociale, che ha prevalso e continua a prevalere sull'io biologico. L'uomo sociale è affascinante, ma ciò che le persone si dimenticano, o addirittura di cui non hanno minimamente conoscenza, è che esiste un altro lato di noi, un lato che ci ricorda di essere comunque ancora degli animali. Questo discorso non è per deprimere, anzi il contrario. È per avere più conoscenza di chi siamo davvero e del perché sia così importante continuare su una strada di cambiamenti. Con la differenza, signorina, che io sono convinto che se non si ha la base del fatto, che rimaniamo pur sempre animali e che non è stata la nostra indole ad avere una mente così aperta di principio, allora avremo sicuramente più rispetto per tutta la cultura che si è fatto l'uomo nel corso della storia. Se ci pensa signorina, il discorso di Hamburger ha senso, xpiega anche l'origine di una parte delle guerre. Ecco pensi alla seconda guerra mondiale.》
《Oh, meglio non ricordare signore, anche se lei...ha detto così tante cose giuste... non saprei come risponderle. Tutto ciò che potrei fare è annuire, visto che sono d'accordo con lei su ogni singola parola.》Agata abbassò lo sguardo.
《Beh, chi tace acconsente, signorina. Tuttavia qui ci tengo che tutti esprimano la propria opinione. Mi stanno a cuore tutte le persone che si impegnano per mandare avanti il nostro sportello d'ascolto.》
《Certo signore, senz'altro.》 Agata esitò un attimo. 《Posso darle il mio curriculum?》
《Non serve, signorina,》affermò, guardandola negli occhi. 《Io voglio vedere di che pasta è fatta. A volte non bastano nemmeno mille lauree per certificare che una persona sia abbastanza brava. Comunque lei come si chiama signorina? Scusi per la sgarbatezza.》
《Agata Rinaldi, signore.》
《Nome prettamente italiano》 puntualizzò, l'uomo. 《Lo sa, la sua chioma castana e ondulata mi ha praticamente ipnotizzato. No scusi, non mi prenda per maniaco, volevo farle solo un sincero complimento. Non mi permetterei mai di provarci con lei. Desideravo essere onesto.》
《La ringrazio signore.》
《Comunque sono Alexander》 raccomandò in maniera spavalda. 《D'ora in poi mi chiami così e non signore. Non vorrà di certo farmi sentire un vecchietto!》
《Certo che no, Alexander!》 Agata si stava già abituando al suo umorismo. Ad ogni modo, quel "d'ora in poi" la esaltava, poiché rendeva implicito il fatto di esser stata appena assunta.
《Molto bene Agata Rinaldi, sono lieto di aver fatto la sua conoscenza. Lei mi piace. Già dal suo sguardo, noto che andremo d'accordo, no anzi, che lei ha del potenziale! Può iniziare anche subito per me.》
Era un sogno? Assolutamente no, finalmente, dopo settimane di agonia, una buon anima le stava dando una possibilità. La ragazza di prima aveva proprio ragione! Agata non vedeva l'ora di iniziare.
Alexander si alzò dalla cattedra e fece cenno alla nostra protagonista di seguirlo. Riattraversarono quell'intricato corridoio, forse un po' buio nonostante le luci, dove tutte le ansie della protagonista avevano preso il sopravvento un momento prima. Eppure ora lo stava riattraversando a testa alta, come per dire alle sue paure "visto? Come ci si sente a perdere?"

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