"3 maggio 2017
5 mesi prima dell'operazione "Peace dawn"La permanenza nell'hotel nel quale Leonida ci ordinò di restare terminò quando lui in persona ci venne a prendere.
Sorrise ad entrambe e allargò le braccia per poterci abbracciare, sia io che Cielo eravamo troppo sconvolte da tutti gli eventi che si erano susseguiti, quindi ci lasciammo stringere senza tante storie.
"Allora come stanno queste due bellissime fanciulle?" alternando lo sguardo su entrambe.
A dire il vero, quell'uomo mi destabilizzava e spaventava. Non capivo se potermi davvero fidare di lui ma ormai era fin troppo tardi o forse, sotto sotto l'idea di poter continuare ad imbracciare un'arma mi spinse a seguirlo e la morte di Samuel non era altro che una scusa che davo a me stessa.
"Io sto bene è Cielo che mi preoccupa, onestamente" sussurrai guardando la ragazza Corvina.
Anche Leonida rivolse lo sguardo verso di lei, corrucciando la fronte con fare preoccupato.
"Che cosa ti turba? Non avevamo forse chiarito il mio intento di volere il vostro bene?" domandò a Cielo che innervosendosi e spaventandosi fece cenno di no col viso.
"No... no Leonida, va tutto bene, davvero. Sto benone!".
L'uomo restò in silenzio, fissandola con un sorriso obliquo, capii che avesse capito il mentire della giovane ma non disse nulla, si limitò a carezzarle una ciocca dei suoi capelli corvini usando il dorso della sua mano.
"Non permetterò che vi accada nulla, è una promessa. Ora vogliate scusare il mio mettervi fretta ma dovreste raccogliere le vostre cose perché il mio aereo ci aspetta, andiamo finalmente a casa, vi presenterò al resto della famiglia!"
Presi fiato e facendo cenno di si col capo mi guardai attorno, cercando di organizzare mentalmente cosa avrei dovuto prendere con me.
"Ok... ok. E questa... casa, come la chiami tu, dove si trova?" domandai e lui allargò le braccia in un sorrisone orgoglioso.
"Norvegia, quindi anche se è maggio prendete con voi qualche indumento più pesante e se non ne avete, in aereo vi rifornirò del giusto vestiario ma vi prego, prima partiamo e meglio sarà!" rimase calmo e pacato come suo solito però sembrava voler lasciare in fretta Milano.
Non vi era altro da aggiungere e così raccolsi quanto avessi con me, fece lo stesso Cielo e in un quarto d'ora eravamo già usciti dall'hotel. Entrando tutti e tre in una Mercedes nera coi finestrini oscurati.
Cielo sedette davanti, alla destra del pilota mentre io restai dietro con Leonida che mise sotto il mio naso una piccola bottiglietta di jack daniel's tirata fuori da chi sa dove, non lo stavo guardando.
In mano ne aveva due.
"Vuoi?" domandò soltanto, feci passare qualche secondo e presi la boccetta.
"Ti ringrazio" risposi a bassa voce.
"Figurati, per così poco. Brindiamo; a me e a te, non solo. Anche al fatto che un valido soldato come te lavorerà per qualcuno in grado di valorizzare davvero il suo valore. Ci aspettano grandi cose!".
Non sapevo che dire, restai spiazzata ed incerta ma annuii per poi seccare la boccetta in unico sorso.
"Se lo dici tu" risposi soltanto.
"Vedrai splendida rosa mortale, ti sentirai a casa come mai ti ci sei sentita in tutta la tua vita!".
Con quelle parole in testa, tra quarti d'ora dopo raggiungemmo l'aeroporto dove il jet privato di Leonida ci attendeva. La sicurezza era quadruplicata, dovuti al fatto che l'attenzione per i voli era aumentata drasticamente dopo l'attacco a San pietroburgo.
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Redwind Capitolo II: la guerra del vento rosso
Action[descrizione provvisoria] NB: questo racconto è il continuo di "Redwind: la folgore scarlatta" leggerlo senza aver letto prima l'altro non ha molto senso. L'operazione Peace Dawn fu un mezzo fallimento; Gli Spartans riuscirono a recuperare i documen...