Capitolo 16

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Jafar non sapeva più cosa fare, era passato un mese da quando era andato a letto con Raphael e le cose tra loro erano irrimediabilmente peggiorate. Non solo Raphael aveva smesso di parlargli se non per le lezioni che gli faceva ogni giorno e che Jafar aveva iniziato a seguire più attentamente per cercare di fare felice il ragazzo senza successo ovviamente, ma il blu non girava mai da solo. Ogni qual volta Jafar provava a parlare con il blu di quello che era successo, cercando anche di capire come migliorare quella situazione che lo faceva stare terribilmente male, June o Viktor erano sempre vicini a Raphael e a volte erano presenti tutti e due come se volessero allontanarlo il più possibile da lui.

E Jafar si era sentito terribilmente sbagliato e solo, solo in quel momento di estremo panico per lui. Solo tre settimane prima gli era finalmente giunta una lettera dai suoi genitori, una lettera che solo lui aveva letto e che gli aveva lasciato un peso terribile sul petto e del quale non riusciva a liberarsi. Due dei suoi fratelli erano morti mentre tornavano a casa dalla festa delle maschere perché la carrozza nella quale viaggiavano si era inspiegabilmente ribaltata uccidendoli sul colpo insieme alle loro fidanzate. Certo, Jafar non aveva un buon rapporto con Heler e Noila, i due fratelli che erano venuti a mancare, ma comunque si era sentito morire a leggere di quella notizia. Il disastro era iniziato, la maschera non bruciata stava sprigionando la sua maledizione.

Jafar non ne aveva fatto parola con nessuno, preferendo tenersi tutto dentro anche perché l'unica persona che sapeva che la sua maschera non era bruciata completamente non gli voleva rivolgere la parola. Parlarne con Silkal non gli sarebbe servito a niente.

L'unica cosa che in quel momento voleva era finire quel maledetto anno a Kultepe e tornarsene a Shamshara a farsi i fatti suoi. Certo non stava bene nella sua città visto ce era costantemente sotto il controllo della madre ma almeno non aveva la persona che amava, si perché si era accorto di amare Raphael, accanto senza potergli parlare.

Jafar uscì dal suo nascondiglio solo perché era quasi ora di cena. Voleva arrivare il prima possibile nella sala in modo da poter provare ad incrociare Raphael senza nessuno, solo una volta ci era riuscito ma non era riuscito a parlarci visto che subito dopo era arrivato anche Silkal.

Quasi si sorprese quando individuò Raphael che camminava anche lui verso la sala da pranzo e lo raggiunse velocemente.

-Raphael- lo chiamò guardandosi intorno per poi sorridere constatando che finalmente erano solo loro due e potevano parlare con tutta la calma del mondo, sperando ovviamente che Raphael volesse ascoltarlo.

-cosa vuoi?- borbottò il ragazzo che non aveva nessuna voglia di parlare con il ragazzo visto che ogni volta che gli stava vicino si ricordava i baci e quello che era successo tra loro.

-possiamo parlare? È da settimane che provo a farlo ma mi stai ignorando-

-forse perché non voglio avere niente a che fare con te. Non so cosa vuoi dirmi Jafar ma ho il presentimento che possa non piacermi- concluse con calma Raphael capendo guardandosi intorno che non avrebbe avuto nessun aiuto visto che erano palesemente soli.

-mi sono accorto di una cosa- iniziò Jafar ignorando completamente quello che aveva appena detto il principe -anzi credo di averla saputa fin dall'inizio ma non volevo ammetterlo, ti amo Raphael. Per me non è stato solo sesso, mi piaci veramente tanto e vorrei che le cose tra noi potessero andare diversamente. Tu mi hai odiato fin dall'inizio e capisco il tuo comportamento visto come mi sono posto nei tuoi confronti il giorno del compleanno di Clara ma dopo è stato tutto diverso. Dammi una possibilità- parlò con il cuore in mano Jafar.

Raphael rimase completamente spiazzato dalle parole di Jafar, una parte di lui gli diceva di credere al ragazzo ma l'altra restava completamente convinta che Jafar non fosse dalla sua parte e che quello che stava facendo non era altro che solo un modo per fargli abbassare le difese.

-credimi, non mentirei su una cosa del genere- sussurrò ancora Jafar avvicinandosi al viso del ragazzo che aveva difronte con calma. Si fermò a pochi millimetri dalle sue labbra per dargli il tempo di scostarsi, di dire di no a quel bacio che era palese che stava per arrivare. Ma Raphael non si mosse, incantato dagli occhi ossidiana del ragazzo che aveva difronte, e Jafar lo baciò. Prima con calma, poi vedendo che il blu stava rispondendo al suo bacio gli socchiuse la bocca con la lingua per approfondire il bacio nel mentre che posava una mano sulla sua vita per avvicinare Raphael a se.

Raphael che si stava facendo trascinare da quello che provava realmente per Jafar lasciando perdere momentaneamente tutti i suoi dubbi e intrecciando le braccia intorno al collo del rosso.

Ma l'incanto finì troppo presto. Raphael avvertì una fitta sul fianco destro che poco alla volta andava a farsi più dolorosa fino a farlo staccare dal bacio con Jafar e urlare dal doloro quando avvertì che la fitta si faceva più forte. Abbassò lo sguardo e sgranò gli occhi nel vedere un pugnale conficcato nel suo fianco mentre il sangue iniziava a sgorgare dalla ferita facendogli perdere anche l'equilibrio.

-ma che cazzo- urlò Jafar sconvolto quasi quanto il ragazzo mentre cercava di sorreggerlo il più possibile e guardarsi intorno sconvolto, era tanto preso da quel bacio che non si era minimamente accorto di chi avesse ferito il blu.

-sei uno stronzo- urlò Raphael spingendo via Jafar con forza mentre la rabbia ardeva nei suoi occhi. -mi stavo fidando di te ma sapevo che non dovevo- continuò ad urlare mentre le lacrime bagnavano il suo viso. Aveva avuto ragione.

-di cosa stai parlando? Non sono stato io a farti questo- rispose sconvolto Jafar cercando di avvicinarsi a Raphael ma venne prontamente bloccato da June mentre Viktor aveva raggiunto Raphael sorreggendolo e controllando la gravità della situazione. -non sono stato io Raphael- continuò Jafar preoccupato a morte per il ragazzo che amava.

-sparisci dalla mia vista stronzo- ringhiò invece Raphael e June trascinò via Jafar dal corridoio.

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