15-11-1990

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La aspettai come tutte le mattine davanti l'ingresso della scuola, sulla nostra panchina, doveva avevamo inciso anche i nomi...

Ma lei non arrivò.

Erano quasi le otto, non sarebbe venuta.Come facevo? La chiamai, ancora una votlta, un'altra, un'altra e un'altra ancora, finchè decisi che dopo le 14 telefonate tra ieri e oggi potevo smetterla, l'avrebbe viste e mi avrebbe richiamato, ne ero sicuro.

Oggi, con o senza lei dovevo comunque andarci a scuola, era il compleanno di Bok e dovevo fargli come minimo gli auguri.

Aspettai Leonardo, salutai la sorella che lo aveva accompagnato e cominciai a raccontargli tutto..

"Frà" mi disse "Se per te lei è la cosa piu bella che c'hai, faglielo capì. Non aspettà che va via, non aspettà niente, vai e prenditela, inutile pensare a come potrebbero ancare le cose, si vedrà, no? Intanto, se vi amate perchè non ci provate?"

"E che ne sai che mi ama?E do vado? Che non so nemmeno dove abita?"

"E chiedile tutto no? Cioè in tutto questo tempo non ti sei mai accorto di come ti guardava?"

"No..Come mi avrebbe dovuto guardare?

"Come se volesse te e solo te, tutti i giorni, al suo fianco."

Aveva ragione? Che dovevo fare? Io non ero esperto nel fatto di essere innamorati.

"BBBBBBOOOOOK!" Urlammo in coro tutti insieme.

"Que' volete?" Rispose con il suo modo da grezzone.

"Tanti auguri principessina" E andammo ad abbracciarlo.

"Grazie ragazzine, sta sera party?"

E che sia party..

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Eravamo all'uscita della scuola, vidi Clarissa,anche Leo la vide, mi afferrò per un braccio e mi trascinò vicino a lei.

"Ciao Clar!" Gli sorrisi.

"Oh, ragazzi!"

"C-c-clar" Arrossì Leo.

Clarissa era la ragaza che piaceva a Leo da quattro anni circa, ma era anche la ragazza più stronza della scuola, e da quello che sembrava a me non aveva poi così tanto il bel sorriso.

"Ma che ha questo qui? Se mi sbava dietro lo dicesse invece di salutarmi a mezza bocca" E aprì la bocca per masticare la gomma, poi si scostò i capelli e fece un'occhiata a Leo.

Leo divenne viola.

Io pure.

"Senti razza di.." Volevo prendere le difese di Leo, ma mi tappò la bocca con la mano e con tutta calma disse: "Sì, ti sbavo dietro come un cane, o meglio dire, ti sono sbavato dietro come un cane per ben quattro anni, ma sai una cosa? Le ragazze come te non si meritano nulla! NULLA! Sei una stronza, dici le bugie, sei un'acida dei miei stivali, non ridi mai, e sei pure una *biip*, quindi grazie, finalmente oggi ho capito che non conta un cazzo se sei bella da far mancare il respiro fuori! Se sei una stronza da quattro soldi non ti ci sta nemmeno Cristo! Quindi, ora, se mi vuoi scusare, vado a seppellire e a dimenticare questi quattro anni, perchè credimi sono stati i più brutti."

Dopo la figuraccia che gli aveva fatto fare Leo, Clarissa non gli rivolse più la parola, ma a Leo non importava più niente, voleva prendere da me, aveva detto, voleva una ragazza che lo faceva stare bene, che ci si parlava che ascoltava e non gli importava di com'era fisicamente se era bella o brutta, grassa o magra, con gli occhi neri o azzurri.. Voleva star bene e poi, doveva star bene, perchè per la persona che era, se lo meritava!

Tornammo a casa, passammo il pomeriggio insieme, dovevamo ancora comprare il regalo a Bok, ma sopratutto eravamo un pò giù entrambi e gli amici nel momento del bisogno devono sempre esserci.

La festa andò abbastanza bene, tornai presto, papà sarebbe tornato verso mezzanotte ed era un mese che non lo vedevo, lavorare sulle navi da crociera non era un bene..

Gli preparai un bella tazza calda di cioccolato caldo e mentre stavo per metterci la panna " Nahh, la panna ingrassa" E mi abbracciò forte da dietro.

"Sì che il cioccolato no.." Risi io.

"Come stai?" Mi disse.

"Papà.. mh.."

"Cosa?Avanti!"

"Credo di essermi inna.. Ehm innamortato..Merda.. Innamorato."

"Sì, hai anche scoperto che sei analfabeta? AAHAHH" Rise da solo.."Dai scusa, mh, bene, e perchè quella faccia?"

"Perchè lei non vuole che io mi affezioni però sono già affezionato e abbiamo litigato e non è venuta a scuola e.. "

"Calmo.Respira."

Feci un lungo respiro e gli raccontai per filo e per segno tutto quello che era successo da quando era iniziata la scuola.

Mi ascoltò, mi capii, e mi disse che dovevo capire qual'era il suo problema e dove credeva di andare. Poi potevo mettermi o no in gioco.

"Non puoi costruirti un rapporto su domande fatte da te e risposte da te. Dai vita alle tue domande, abbi le palle di chiederle come stanno le cose." Fu la sua risposta.

My Little starDove le storie prendono vita. Scoprilo ora