L'orologio vicino alla finestra ticchettava lento, scandendo gli ultimi minuti di un noiosissimo giovedì.
Era la sesta ora e ancora il prof. di latino blaterava su Orazio e le sue manie di grandezza nel disinteresse generale.
Manuel, come un'anima in pena, tentava di fissare impassibile il metallo freddo del suo sotto banco per evitare che il suo sguardo vagasse per la classe, per evitare di notare per l'ennesima volta il banco alla sua sinistra tristemente vuoto.
Un banco che era vuoto da sabato e che Manuel temeva sarebbe rimasto vuoto ancora a lungo.
L'assenza di Simone era un silenzio troppo rumoroso. Non lo vedeva da giorni ma in qualche modo sembrava fosse ovunque: nella formula che quello sfigato era arrivato persino a tatuarsi e che una volta aveva scritto con la scolorina sulla sedia di Manuel; nelle foto degli esercizi di fisica che aveva mandato prima di darsi alla macchia e che giravano ancora nel gruppo di classe prima della verifica; nella stupida maglietta a righe che gli aveva prestato e che ora giaceva stropicciata a casa di Manuel lontano dal suo legittimo proprietario; nelle parole di quella di matematiche che rimproverava tutti, rimpiangendo l'assenza del suo pupillo;
E Manuel avrebbero voluto urlare contro che ragazzi nessuno di voi è al livello di Simone lo pensava anche lui.
E poi si rendeva conto che il grande motivo per il quale Simo non era seduto al penultimo banco con le sue camicie inamidate da bravo ragazzo era lui.
Certo Simone c'aveva tutti i problemi suoi: la madre in Scozia, un padre part-time troppo coinvolto dai problemi dei suoi studenti per notare quelli del figlio e cazzi vari ma sapeva anche che lui era sta La causa che lo aveva portato ad allontanarlo da Roma: il bacio; il loro scontro a casa Balestra, quella parola;.
Manuel era tante cose ma non era cieco davanti alla sofferenza delle persone che lo amavano e che lui amava, aveva riconosciuto fin troppo bene lo sguardo di pura delusione che Simone gli aveva rivolto prima di partire: era lo stesso sguardo che gli rivolgeva Dante ogni qualvolta che vedeva Sbarra ad aspettarlo fuori dai cancelli di scuola, lo stesso sguardo con cui lo guardava sua madre quando tornava a casa alle sei di mattina con qualche soldo in più nelle tasche e nessuna scusa per poterlo giustificare.
Era tutto ciò ma amplificato: era pura delusione.
E sebbene Manuel fosse in un certo senso abituato a deludere, non si era mai sentito tanto in colpa nel vedersi rivolto quello sguardo fin ora.
Tutti gli altri lo avevano sempre bollato come un ragazzo difficile a prescindere: per la scuola era il caso perso, per Dante il ragazzo più problematico della classe, per su madre un figlio fin troppo difficile da gestire ; ma Simone non lo aveva mai visto in quell'ottica: per lui Manuel era il ragazzo da cui andare a farsi tatuare, con cui parlare di Kant e delle legge morale sotto le stelle, con cui andare persino a fare una rapina.
Si era comportato come un vero stronzo nei suoi confronti e sapeva che nessuna scusa sarebbe bastata a farsi perdonare e a perdonarsi.
Avrebbe voluto parlarci ma Simone a casa sua non ci stava, aveva già controllato: aveva passato due sere ad aspettarlo al freddo nel giardinetto dove avevano litigato quando aveva scoperto della macchina, le luci della sua stanza erano spente e la sua vespa non ci stava.
Avrebbe potuto parlare con Dante per chiedergli dove cazzo fosse Simo, ma gli occhi stanchi del prof e il tono mesto che usava ogni qual volta che il figlio veniva nominato, gli suggerivano che neanche lui sapesse molto.
Avrebbe potuto chiedere a Laura, sapeva che lei sapeva, ma gli occhi accusatori con cui lo aveva soppesato lunedì e il tono lapidario con cui aveva risposto a Luna quando le avevano chiesto del suo ex, lo avevano fatto desistere.
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You are still far from home
Fiksi PenggemarSimone è in Scozia. Manuel è confuso e solo. Laura è l'unica donna di cui hanno bisogno.