4.Zack

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Le note partivano dal piccolo lettore MP3 sistemato nella stessa tasca in cui il ragazzo teneva la mano destra,salivano i cadetti bianchi che si arrampicavano sul giaccone nero e si infilavano tre capelli corvini,nascosti dal berretto.
Gli auricolari,incastrati nelle orecchie,gli facevano esplodere nella testa ed enfatizzavano esageratamente i bassi:l'ideale per isolarsi dal resto del mondo e lasciar correre lo sguardo nel vuoto di dimensioni lontane.
Zackary Gent era seduto alla fermata dell'autobus che l'avrebbe condotto a scuola.
Era una costruzione in legno piuttosto pittoresca,Sul ciglio della strada che collegava i paesi limitrofi a Malpe Town.
La tettoia offrire riparo a quattro sedili tenuti insieme da un complicato gioco di travi.
I ghirigori in ferro su cui erano innestati i due campioni che si protendevano sopra la carreggiata rendevano la struttura una specie di monumento alla bizzarria del luogo.
La neve scendeva gotta da ore e aveva dipinto tutto di bianco,compresa l'aria che attraversava.
La protezione della pensilina aveva tracciato sul selciato innevato un rettangolo scuro che sembravo una zattera di cioccolato su cui Zack prendeva il largo.
In realtà il ragazzo vestito di nero era altrove,come sempre.
La sua mente scivolata su un arcobaleno di suoni che lo portavano al caldo,al sole,nel rumore,tra la gente,con gli altri.
GLI ALTRI.
Ne aveva bisogno.
Dall'apprezzamento degli altri traeva l'energia vitale necessaria per essere Zack:quello giusto,brillante,vincente in tutte le situazioni.
La natura l'ha dotato di una prestanza fisica fuori dal comune che lo poneva sempre al centro dell'attenzione.
Dovunque si trovasse,percepiva l'interesse di chi gli stava intorno,mentre gli sguardi si posavano come farfalle sul suo corpo:le sentiva sul volto,sulle spalle,sul petto.
E quel peso leggero si trasformava rapido in un brivido che lo disponeva all'azione,un segnale che faceva scattare il suo grande talento:la capacità di dire la cosa giusta al momento giusto.
Sapeva penetrare nell'anima di chi gli si trovava di fronte e non si tira mai indietro gli piaceva controllare il pensiero e le opinioni delle persone.
'Ehy,Zack!Ci vuole andare a scuola oggi,o no?'
La voce del conducente urlata fuori dalla portiera gli fece quasi male.
La testa di Zack era intricata in un groviglio di chitarre e percussioni:non aveva neanche uno dei cinque sensi a disposizione per accorgersi dell'arrivo della corriera e gli ci volle qualche secondo per tornare in sé.
Alzò il viso,mise a fuoco l'espressione conosciuta e amica che l'aveva riagganciato alla realtà e si rese conto che era giunto il primo momento interessante della giornata:l'ingresso nell'autobus.
Mentre interrompeva il flusso della musica del lettore alle sue orecchie,ruotò il collo verso la fiancata del bestione giallo.Sui finestrini appannati si stampavano decine di occhi,tutti puntati su di lui.
Si alzò dalla panchina senza togliere le mani dalla tasca e rimase fermo per un lunghissimo attimo.
Fece un passo e con un balzo era già a bordo.
Il veicolo sgangherato ripartì proprio nell'istante in cui Zack cominciava la sua traversata tra i ragazzi seduti e affiancati a due a due ai lati della corsia di passaggio.
Eccole,le farfalle.Le vedeva,le sentiva.
Camminava lentamente E lì due tipi di profonde guizzavano sicure da una faccia all'altra,dispensando una varietà impressionante di occhiate cariche di parole,tutte diversi.
L'assetto instabile del vecchio autobus passiva ondeggiare i passeggeri,ma lui arrivo sicure le zero fino al sedile all'estrema sinistra dell'ultima fila,quello che nessuno occupava,il posto che gli apparteneva.
Il ragazzo con i capelli biondi e arruffati seduto accanto scostò le gambe,come al solito,per farlo passare.
'Ciao,Zack!'
'Ciao,Jo,come ti va?'
I due si batterono il pugno destro,mentre Zack ruota agile il bacino,cavalcando l'amico per prendere posizione.
Alle spalle dei due giovani,la zattera era ormai un puntino scuro perso in un oceano di neve.

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