5.Allibis

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'Allibis,abbiamo bisogno di te.'
'Aspettavo la tua chiamata.Arrivo.'
'Grazie,prenditi il tempo che ti serve.Ci troverai sul terrazzo della Torre.'
L'Oracolo Allibis non aveva una dimora fissa.
Viveva a Sefira,ma nessuno sapeva dove.
Spesso il suo rifugio era il bosco degli alberi millenari,anche se talvolta la si poteva trovare in una grotta sotterranea,in fondo al più piccolo di laghi Hyatt.
Luogo ameno a cui si accedeva attraverso una gola stretta e rocciosa che partiva dalla scogliera e scendeva in verticale sotto il livello dell'acqua.
Per interpellarla era sufficiente pensare intensamente a lei e attendere che si materializzasse in una nuvola di luce,con le risposte a tutte le possibili domande.
Quella mattina Allibis era esausta e provata.
Aveva trascorso la notte tormentata da un dormiveglia irrequieto.
Si era alzata innumerivoli volte al buio,con la pelle madida di sudore,turbata da incubi violenti e confusi in cui le immagini di vicissitudini passate essi mi scolavano atti volti di uomini e angeli ancora sconosciuti.
Non gli capitava spesso di sognare a occhi chiusi.
Le sue visioni premonitrici avvenivano sempre quando era vigile.
Non amava che le succedesse nel torpore,perché diventava difficile per lei distinguere il vero presagio dalle pure fantasie notturne.
Allibis ricordava benissimo la sera in cui Metatron si era presentato alla sua porta per chiederle di diventare l'oracolo.
Lei lo stava aspettando.
Conosceva l'istante esatto in cui sarebbe entrato il le avrebbe detto:'Allibis ho un ruolo da assegnarti.'
Erano passati millenni da quel giorno e le ansie e i dubbi che aveva provato nell'accettare un compito di così grande responsabilità erano ormai distanti e sbiaditi nel tempo.
Sapeva leggere il futuro da quando era nata:la sua era una dote naturale.
Riusciva a vedere il manifestarsi degli eventi e a predire cosa sarebbe accaduto successivamente al loro verificarsi.
La sua vita è una sequenza di momenti di apprensione,affollati da occhi sbarrati e pieni di domande.
Allibis aveva imparato quanto fosse difficile rivestire quell'incarico:tutti speravano di Avere da lei le risposte alle incertezze più intime e profonde.
Anche stavolta,gli oracolo a dire a ben chiara in anticipo la ragione per cui era stata interpellata.
E sapeva che l'angoscia che l'aveva attanagliata quella notte non era che il segnale premonitore di un lungo periodo di avversità.
Unika e Metatron la attendevano fiduciosi,con gli occhi rivolti all'orizzonte.
All'improvviso calò il silenzio assoluto e un senso di forte immobilità pervase ogni molecola dell'atmosfera,come si avanzare del mondo e il progredire del tempo si arrestassero per un istante non misurabile.
Il cielo si rabbuiò.
Qualche secondo dopo,in lontananza si aprì un vortice luminoso che squarciava l'oscurità con la forza di un falò rovente.
Dal centro del turbine spuntò una figura del profilo iridescente e dai contorni non definiti.:fluttuava nell'aria e procedeva deluse verso la torre.
Mi intriga avvicinava,la creatura prendeva forma.
Era una gazzella dotata di due imponenti ali piumate che si aprivano e chiudevano energiche,perfettamente parallele al terreno,constatando l'aria in un travolgente abbraccio per poi liberarla sottoforma di vigorose raffiche di vento.
Appena si posso a terra prese le sembianze di una donna:una maestosa silhouettes femminile avvolta da un ventaglio di luce dorata.
Le ali si rimpicciolirono e si ripiegarono alle sue spalle,senza scomparire.
La pelle emanava un riflesso magnetico.
Avevi capelli lunghi e del colore del tramonto,intrecciati in un'acconciatura raccolta da filamenti di erba e sottili rami di glicine da cui sbocciavano fragili germogli.
Sulla sommità del capo si è divano due piccole corna leggermente curve verso l'interno che contenevano una sfera di energia.
Metatron e Unika la fissavano con lo sguardo rapito dalla sua singolare bellezza.

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