𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐈𝐕. 𝐒𝐩𝐞𝐫𝐚𝐧𝐳𝐞

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~ 𝟐𝟎𝟑𝟎 ~

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~ 𝟐𝟎𝟑𝟎 ~

Benché avrebbe voluto alzarsi, se non altro per sgranchirsi le gambe e non lasciare che i muscoli gli si atrofizzassero, aveva cambiato ben presto idea quando si era reso conto di non avere ancora la forza necessaria per sgusciare fuori dalle coperte. Come se già l'inerzia non fosse già stata di per sé tediosa, tante cose del passato erano riaffiorate. Tante parole che lui stesso in momenti di rabbia e sconforto aveva pronunciato e che ora si ritrovava a rimpiangere. 
Mentre era incosciente aveva rivissuto molti momenti della propria vita, eppure, a un certo punto, quei ricordi erano divenuti incubi. 
A distanza di secoli aveva rivisto in sogno un viso che nulla aveva avuto a che fare con la sua esistenza da vampiro. Un volto che mai aveva dimenticato e sempre lo aveva nel profondo tormentato. Rimembrava ancora il nome legato ad esso: Elena. 
Elena Bernardi. 

Si sforzava di pensare che fossero soltanto gli strascichi delle debilitanti condizioni in cui aveva versato per mesi a giocargli qualche ultimo brutto tiro, ma in cuor proprio era consapevole che vi fosse ben altro dietro al ritorno di un nome così a lungo relegato in angolo della mente e ora di nuovo presente nel crogiolo di pensieri torbidi e mesti che era divenuta la sua testa nel corso del tempo, specie negli ultimi anni.
Sensi di colpa, ecco la giusta denominazione per i demoni che attualmente lo stavano divorando vivo. Sensi di colpa, rancore verso Arwin più forte che mai, sconcerto e dolore. 

Arwin, in un modo o nell'altro, aveva vinto fino alla fine la battaglia personale che avevano ingaggiato secoli addietro. Prima di venire trafitto dalla lama azraelita che Dario gli aveva sottratto di mano, Reger aveva pronunciato parole che erano esplose nella testa dell'ex-Signore di Athanasia come terribili e dolorosi anatemi. D'altronde non succedeva tutti i giorni di sapere, a distanza di secoli, che suo figlio, quello concepito fuori dal matrimonio proprio con la povera Elena, non fosse mai nato morto; per tanto tempo aveva creduto di avere sulla coscienza due vite innocenti, ma la verità era sempre peggiore di quella che si narrava sempre a se stessi: il bambino era sopravvissuto e a morire era stata solamente la madre che, nel vedersi sottrarre subito dopo il parto il piccolo affinché venisse fatto sparire in qualche modo, era crollata nella disperazione più totale. Elena aveva trascorso una settimana intera rinchiusa contro la propria volontà nella medesima stanza in cui aveva dato alla luce il figlioletto; in quel lasso di tempo aveva pianto e gridato, come Arwin aveva mostrato a Dario tramite i propri ricordi e un breve contatto fisico. La ragazza aveva implorato i genitori, gli stessi servi della casa, di farla uscire, di riportare indietro il suo bambino e poi, ancora, di mandare a cercare proprio lui, Dario, affinché avesse pietà di lei e della povera creatura e si adoperasse per rimediare, per salvarli entrambi accettandoli e prendendoli con sé. Aveva rivolto tutte quelle suppliche proprio ad Arwin che si era recato da lei e il crudele vampiro, per darle il colpo di grazia, le aveva detto che il neonato fosse ormai passato a miglior vita. A quanto pareva era stato il padre di Dario a ordinargli di occuparsi della situazione e di risolverla con discrezione e Arwin gli aveva fatto credere di aver rimediato liberandosi del bambino nato bastardo.
«Il padre di quella creatura non può aiutarti, bambina» aveva detto Reger ad Elena. «Gli ho riferito già cos'è successo e ha ripetuto di non voler saperne nulla né di te né di suo figlio. Mi ha solo pregato di occuparmene per suo conto, quindi... è per ordine suo che il tuo bambino ha cessato di soffrire, Elena. Non disperare, comunque. Avrai altri figli con un uomo magnanimo e in grado di accettare una donna che ha rinunciato come un'incosciente alla propria purezza.»

𝐍𝐞𝐯𝐞𝐫 𝐌𝐢𝐧𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora