𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐈𝐕.𝐔𝐧𝐨 𝐬𝐪𝐮𝐚𝐫𝐜𝐢𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐨

19 4 0
                                    


~ 𝟏𝟓𝟒𝟎 ~𝐹𝑖𝑟𝑒𝑛𝑧𝑒, 𝐼𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

~ 𝟏𝟓𝟒𝟎 ~
𝐹𝑖𝑟𝑒𝑛𝑧𝑒, 𝐼𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎


Non ci credo che stia per fare una cosa del genere.

Deglutì e cercò di restare calmo. Provò a non mostrare in alcun modo il nervosismo mentre si sbottonava lentamente la casacca di stoffa leggera color azzurro pallido. I suoi occhi castani e grandi da giovane uomo corsero alle finestre semi-aperte. Fuori dallo studio nel quale Arrighi era solito dipingere e lavorare regnava un caldo soffocante, era estate inoltrata, le prime ore del pomeriggio.

Meno male che almeno mio padre per qualche giorno rimarrà lontano da Firenze.

Gli tremavano le dita, eppure aveva compiuto azioni molto più sciocche e avventate di quella. Non aveva tremato neppure per un istante di fronte a un intero esercito, si era gettato in picchiata nella battaglia come un falco. A vent'anni suonati non avrebbe dovuto temere niente e nessuno, ma con Arrighi succedeva tutte le volte in cui restavano insieme, specialmente da soli.

Da un lato sapeva benissimo che era sbagliato, lo sapeva sin da quando si erano scambiati quel bacio di sfuggita, poco lontano dalle fontane che la sua defunta madre aveva insistito per far costruire. A distanza di un anno c'erano stati solo altri baci, carezze, lettere spedite in gran segreto e recapitate solo tramite persone di fiducia. Per lui stava diventando sempre più difficile portare avanti gli studi, fingere di avere un'aspirazione, una vocazione che in realtà si era spenta per sempre da quando Jacopo era piombato nella sua vita.

La prima volta che lo aveva visto era accaduto nella casa di suo padre, il quale aveva commissionato al pittore un lavoro di estrema importanza, ovvero ritrarre suo fratello Filippo e la consorte di quest'ultimo.

Dopo aver parlato casualmente, avevano capito tutti e due di voler passare più tempo assieme, che potevano dare qualcosa in più l'uno all'altro. Gli anni erano trascorsi e il trentatreenne Jacopo era più affascinante e abile che mai, mentre lui invece sentiva dentro di sé una confusione senza precedenti. Si chiedeva che diamine stesse facendo e cosa gli stesse passando per la testa. Non andava dimenticato che Arrighi avesse una certa fama già ben radicata e alimentata, soprattutto, dai pettegolezzi circa la sua vita privata. Il pittore gli aveva confidato che sì, in effetti alcune dicerie erano vere. Aveva realmente avuto degli amanti maschi, quasi sempre si era trattato dei modelli che aveva scelto per alcuni dipinti.

Non è mai successo nulla di simile con nessun altro. Perché con Jacopo sì, invece?

Una parte di lui gli sussurrava che non c'era nulla di male e che non stavano nuocendo a nessuno, ma l'altra invece lo metteva in guardia, gli urlava di tornare sui propri passi finché era ancora in tempo, di non correre un rischio che avrebbe potuto comportare anche la morte di tutti e due. Suo padre non gli avrebbe perdonato una cosa del genere, specie dopo quel che era successo con Elena. Lo avrebbe ucciso, era fuor di ogni dubbio. Avrebbe ucciso entrambi.

𝐍𝐞𝐯𝐞𝐫 𝐌𝐢𝐧𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora