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La tavola era imbandita per una sola persona: sul mobile di legno era posizionata una sola tovaglietta, un solo paio di bacchette, un solo piatto, una sola ciotola per il riso e un solo bicchiere.
Temari era seduta a terra e fissava, dalla parte opposta del tavolo apparecchiato per uno, l'orologio appeso al muro: ormai erano le dieci di sera.
Lei e Shikadai avevano mangiato un'ora prima; avevano aspettato Shikamaru fino alle nove, poi si erano decisi a mangiare senza di lui.
Era stato il figlio a decidere che era ormai giunto il momento di rifocillarsi, dopo aver aspettato più di mezz'ora il padre che non si era presentato.
''Farà tardi. Io ho scuola domani e sono stanco, quindi mangio.'' Si era sprecato a dire, prima di servirsi il riso e lo stufato preparato dalla madre che, dopo aver sospirato afflitta e un poco scocciato per il ritardo non proclamato del marito, aveva fatto lo stesso.
In quella mezz'ora di attesa il ragazzino non aveva spiccicato una parola, nonostante Temari avesse cercato di avviare più volte una conversazione con lui per sapere come fosse andata la giornata, come stesse andando a scuola e se ci fossero novità.
Shikadai a tutte le sue domande aveva risposto o con una scrollata di spalle, con uno sbuffo o con una parola composta da poche sillabe, giusto quanto bastava per far capire alla madre che, sì, l'aveva ascoltata, ma non aveva voglia di parlare; proprio come suo padre non era un ragazzino di molte parole.
Temari aveva perso le speranze di farsi una chiacchierata con lui, così se ne era rimasta in silenzio, seduta compostamente al suo posto, a fissare il vuoto, il trascorrere dei secondi.
Lei aveva aspettato un'altra poco prima di servirsi, poi il suo stomaco aveva iniziato a brontolare e si era messa a mangiare, decidendo di non aspettare Shikamaru per cenare.
Non era di certo la prima volta che il braccio destro dell'Hokage faceva tardi per via del troppo lavoro, ne tantomeno che non avvisasse del suo ritardo.
A Temari non era mai andato giù il fatto che Shikamaru non avesse il minimo riguardo per la sua famiglia e non si sprecasse nemmeno a telefonare per avvisare che si fermava a lavorare fino a una certa ora; in passato, quando la loro relazione era appena iniziata, quando Shikadai aveva ancora pochi anni di vita, l'uomo era stato molto più attento e aveva sempre avuto un pensiero per loro, anche in quei momenti in cui era sommerso dal lavoro e non poteva permettersi di andarsene dall'ufficio lasciando l'Hokage da solo.
Con il passare degli anni, però, le attenzioni e il riguardo del Nara per la sua famiglia erano diminuite parecchio, sfiorando la soglia dello zero.
I ritardi di Shikamaru potevano variare dalla mezz'ora alle quattro ore e, siccome lei e suo figlio non potevano di certo aspettare mezzanotte per mangiare, avevano deciso che se l'uomo non fosse tornato prima delle nove loro avrebbero mangiato senza di lui.
Dopo aver cenato la piccola copia di Shikamaru se ne era andato in silenzio così come era venuto, senza ringraziare la madre per la cena, senza aiutarla a sparecchiare, ne augurandole buonanotte; semplicemente si era alzato, aveva sbadigliato spalancando la bocca, si era stiracchiato le braccia e, dopo aver dato le spalle alla madre, si era incamminato in camera con le mani in tasca in un rigoroso silenzio.
Temari non aveva nemmeno fatto in tempo a deglutire il boccone che stava masticando e replicare al comportamento maleducato del figlio che questo se ne era già andato chiudendosi il shoji alle spalle.
Avrebbe potuto urlarli dietro, come era solita fare, incanalando più ossigeno che poteva nei polmoni per poi rilasciarlo tutto in una volta sola con un singolo urlo, ma era talmente stanca ed esasperata di quella situazione, che si ripeteva sì e no ogni giorno, che decise di lasciar perdere e rimanere in silenzio, da sola.
Lei era sempre sola, indipendentemente dal fatto che ci fosse qualcuno in casa, lei era perennemente sola e veniva bellamente ignorata dai suoi familiari.
Non chiedeva tanto, voleva solo un minimo di dialogo durante i pasti, un poco di interesse nei suoi confronti e del riconoscimento, non le sembrava di pretendere chissà cosa, un così grande sforzo.
Le mancavano le lamentele sul lavoro di suo marito, così come le mancavano i complimenti che un tempo le faceva per i suoi piatti, come le mancava suo figlio che le raccontava cosa aveva imparato a scuola; ora era tutto così dato per scontato che sembrava quasi inutile parlarne, quando in realtà sarebbe stato comunque piacevole, o almeno per lei.
Ormai erano le dieci passate e di Shikamaru non c'era nemmeno l'ombra.
Temari si era stancata di aspettare l'arrivo del marito, nell'attesa aveva già lavato le stoviglie e si era anche concessa di bersi una birra, come premio per aver cucinato un ottimo stufato, di cui si complimentò con se stessa, dato che nessun'altro era chiaro l'avrebbe fatto.
Alle dieci e mezza aveva deciso di chiudere la cucina; non le interessava se Shikamaru fosse tornato anche solo un secondo dopo che lei avesse sbarazzato la tavola, non gli avrebbe riscaldato alcuna cena: quello non era di certo l'orario adatto per cenare e, poi, Temari era sicura che l'uomo, non appena sarebbe tornato a casa, sarebbe stato così stanco che si sarebbe subito messo a letto ignorando lo stomaco brontolante e lei.
Che fosse arrabbiata, triste, dispiaciuta, nervosa e ferita era ormai chiaro, erano sentimenti con cui ormai conviveva da mesi e le facevano molta più compagnia che la sua famiglia, tanto che la convivenza con questi dal dolorosa e faticosa stava divenendo quasi piacevole.
Forse avrebbe dovuto iniziare a fregarsene, forse se avesse smesso di tentare di lottare, di contrastare quei sentimenti negativi, lasciandosi invadere completamente da questi, sarebbe stata meglio, avrebbe smesso di soffrire, di provare qualsiasi cosa.
Che senso aveva continuare a stare male per due persone che non si rendevano minimamente conto di quanto dolore le procurassero con il loro comportamento distaccato e insensibile, incuranti dei suoi sentimenti?
Avrebbe dovuto iniziare a pensare a lei e poi a loro, a pensare prima al suo benessere che a quello dei due irriconoscenti Nara, proprio come facevano loro.
Forse se avesse iniziato a comportarsi così, in maniera completamente differente dal solito, i due avrebbero capito i loro errori e si sarebbero resi conto di quanto i loro rapporti familiari fossero disastrati.
Ma, forse, una volta capito l'errore sarebbe stato troppo tardi per rimediare.

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