Prima parte

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Via da me. Lui è via da me.

Non riusciva a pensare ad altro, Manuel. Erano queste le parole che vorticavano nella sua testa da giorni e giorni, erano passati mesi.
Sembrava fosse ieri l'ultima volta che si erano toccati, che le loro labbra si erano conosciute, che poi aveva mandato tutto a farsi benedire evitando Simone come se fosse l'ennesima bolletta da pagare.

Poi il dolore. Simone aveva avuto un incidente proprio mentre stava andando a casa sua.
Se lo immaginava costantemente in sella al motorino che cercava di raggiungerlo senza mai riuscirci.
Chissà cosa avrebbe voluto dirgli, non lo aveva mai saputo e probabilmente non lo avrebbe saputo mai.

Quanto male faceva. Il ricordo mai vissuto di un Simone disperato, alla ricerca di un chiarimento.
Manuel ignaro nel suo garage a trafficare con la moto.
Mentre pensava se riverniciarla o meno, Simone era diretto da lui senza mai raggiungerlo.
Qualcuno gli era arrivato addosso dalla direzione opposta.
Di proposito? Forse.
Avrebbe voluto scoprirlo, cercava di farlo ancora adesso nonostante si fosse perso ogni contatto con lui.
Ma quella ricerca della verità non stava dando i suoi frutti e lui si sentiva sprofondare.

"Non posso vederti così Simò, è solo colpa mia. Solo colpa mia."

Questo il pensiero di Manuel indirizzato a un Simone disteso in un letto bianco, in una stanza bianca di un edificio altrettanto bianco.
Immobile. Sembrava dormisse come quelle volte che era rimasto a casa sua.
Lo distruggeva immaginarlo chissà dove, non avere idea se lui potesse ascoltarlo, seppur senza reazioni.

Poi aveva fatto dei passi, per la prima volta dopo una settimana in cui aveva passato ogni singolo pomeriggio in quella camera, aveva fatto dei passi per avvicinarsi.
Non ci era mai riuscito, non voleva toccarlo. Aveva paura di sfiorarlo e non sentire una stretta, un movimento.
Quel giorno decise di farlo, glielo doveva. Se non poteva sentirlo voleva almeno che lo avvertisse. Che in qualche modo sapesse che lui era lì.

Come previsto, però, quando Manuel toccò le dita di Simone non ricevette nessun segnale.
Lo sapeva benissimo, lui era preparato.
Eppure non riuscì a trattenere il dolore che si arrampicava gelido dalle dita dei piedi fino al cuore, per poi distendersi lungo le braccia e gelargli le mani. Si fece strada fino agli occhi, si trasformò in lacrime. Quelle che lui aveva sempre fatto attenzione a non disperdere inutilmente.

- Io non ce la faccio così Simò - disse, con la voce rotta e le mani fra i capelli.
- Non posso venì qui tutti i giorni e vederti steso là, immobile. Non riesco!

Si avvicinò alla finestra e guardò fuori, la vita che proseguiva a falcate per chiunque, gente seduta ai tavolini del chiosco vicino all'ospedale, una donna incinta che raggiungeva l'auto accostata al marciapiede dall'altro lato della strada. Tutto proseguiva.
Tranne Simone. Tranne lui che si era fermato con Simone.
Ma se adesso lui si trovava lì, era solo perché Manuel non era riuscito a stargli accanto, a guardarsi dentro, ad accettarsi.

Non poteva restare nella sua vita, non doveva.

- T' ho rovinato la vita. Lo so io e lo sai pure tu. Lo sapevi da sempre ma hai continuato a farti del male. Perché? Eh? Ne è valsa la pena? - chiese quasi a se stesso, allargando le braccia.
Abbassò la testa, non riusciva a guardarlo per più di qualche secondo alla volta.

Si riavvicinò a lui ma stando ben attento a non toccarlo di nuovo.
Le lacrime si asciugarono sul viso, lasciando l'impronta di due solchi trasparenti e umidicci.
Tirò sù con il naso e alzò gli occhi al cielo prima di dirgli:

- Io te prometto che sarò qui finché non saprò che te sei svegliato. Perché te sveglierai. Ma quando accadrà... dovrai esse libero di andare via da me. E se non lo vorrai, ti ci costringerò io.

Era una decisione dolorosa, ma secondo Manuel necessaria.
Preferiva vivere senza Simone accanto che rivederlo in una situazione simile. Prima o poi si sarebbero fatti sempre più male e lui non poteva permetterlo. Permetterglielo.

Erano passati cinque mesi da quando Simone si era svegliato un martedì mattina di fine aprile.
Manuel aveva ricevuto la chiamata di Dante alle prime luci dell'alba.
Da quando era accaduto l'incidente dormiva con il cellulare sul petto tutte le notti, per paura di non essere pronto a qualsiasi avviso.
Rispose al primo squillo.

- Manuel, è sveglio! Simone è sveglio!
Manuel si tirò sù a sedere in un secondo e guardò il vuoto.
- Come sta, sta bene? Ha chiesto di me?
- No, in verità no. Ha detto poche parole. Ma credo vorrebbe vederti.
- Già.

Aveva sospirato, non poteva andare. Si era fatto una promessa. Gli aveva fatto una promessa.
Non sarebbe mai andato a trovarlo, avrebbe fatto una valigia e sarebbe andato il più lontano possibile da lì, dove Simone non avrebbe potuto trovarlo.
Avrebbe smesso di rispondere alle chiamate, se fossero arrivate.
Sarebbe stato come sparire, come non essere mai esistito.
Lo avrebbe fatto per lui. Perché ci teneva troppo e l'aveva capito troppo tardi.

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