Seconda Parte

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Annebbiato.
Così si era sentito Simone quando aveva aperto gli occhi per la prima volta in quel letto d'ospedale.
Tutto, intorno e dentro di lui, era annebbiato.
La vista, i ricordi, la stanza, suo padre, se stesso.
La prima persona che aveva visto era stata proprio lui, Dante. Ne distingueva i tratti, seppur sfocati. Era circondato di bordeaux,  probabilmente era il maglione.
Poi un volto, non presente, si fece spazio dietro ai suoi occhi semi aperti.

Era lui. Stava andando a casa sua prima che succedesse qualsiasi cosa fosse successa quella sera.
Manuel.
Era impresso nella sua memoria.

Era un sollievo scoprire che ricordasse. O almeno sperava di non aver rimosso nulla.
Da quanto tempo era lì? Cosa era successo?
Manuel era andato almeno a trovarlo?
L'ultimo ricordo di lui era il silenzio.

Dopo giorni, vari esami e terapie, prima di essere dimesso, riuscì a provare ad avviare l'argomento con suo padre. Doveva sapere, Manuel non si era fatto vivo da quando si era svegliato. Nè chiunque altro lo aveva nominato.

- Papà...
- Si Simone, dimmi.
- Hai sentito... qualcuno?
- A chi ti riferisci?
Il silenzio del figlio fece sospirare Dante, che si tolse gli occhiali e alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo sulla poltroncina a poca distanza dal suo letto.
- Credo di intuire di chi stiamo parlando, dato che sono venuti a trovarti praticamente tutti tranne lui.
Simone si voltò verso la voce di suo padre, voleva captare qualsiasi indizio.
- Vedi, so che è stato molto tempo con te mentre... ecco... non eri sveglio. Ma poi non so cosa sia successo, è praticamente scomparso. E Anita non mi dice nulla, ci siamo un po' allontanati da quando è successo tutto questo...
- Papà, ti prego. Non dirmi cazzate.
- Simone, è la verità. Forse, tu potresti aiutarmi a capire perché non è qui. Solo tu.

Il ragazzo distolse lo sguardo, gli occhi lucidi.
Chiuse le palpebre e tornò a quella notte.
La festa, gli alcolici, Manuel in ritardo, la musica.
Poi la sfuriata, la sua voglia di fargli capire che non era da solo.
Manuel non era da solo.
Lui non lo avrebbe mai lasciato da solo.

Allora gli sguardi, la penombra, i suoi occhi.
Quegli occhi.
Così cupi, così duri, così belli.
Profondi, lo avevano ingabbiato.
Ma mai si sarebbe mosso se non fosse stato lui a farlo.
Quel bacio era arrivato come un fulmine che illumina la notte. Si era sentito esplodere il petto quando d'improvviso Manuel lo aveva avvicinato e stretto a sé.
Il suo calore lo aveva inebriato, lo aveva stordito.
La sua bocca lo aveva agganciato e trattenuto.

Poi, il giorno dopo, era sparito.
Lo aveva chiamato almeno quelle venti volte, senza risposta.
Avrebbe potuto arrivare a cento ma sapeva che non sarebbe servito a sentire la sua voce.
Lo conosceva.
Se voleva stare da solo doveva essere lasciato da solo.
L'unico modo era raggiungerlo, parlarci di persona.
Almeno delle spiegazioni le pretendeva.

Da Manuel non ci era mai arrivato. E adesso era in una posizione scomoda con suo padre.
Tacere o cercare di capire?
- Papà, io... credo che Manuel sia confuso. Non lo so. Posso solo dire questo.
- Deduco che sia successo qualcosa fra voi che lo abbia avvicinato o allontanato, dipende dai punti di vista.
- Non credo di voler intraprendere questa discussione nei dettagli, papà.
- E io non te lo sto chiedendo. Ma tu devi capire perché lui non è qui, puoi farlo solo tu. E poi... non penso tu possa raggiungerlo facilmente, perché non credo sia così vicino.

Simone si tirò a sedere sul letto, gli occhi sgranati.
- Che cosa stai dicendo? Cosa vuol dire?
Dante si guardò le mani, le intrecciò.
- Voglio dire... che Manuel è andato via. Non so dove sia. Ti giuro che non lo so.
Simone si sentì mancare l'aria, intorno e nei polmoni. Era così difficile respirare all'idea che quella persona non fosse nel raggio di pochi chilometri?
Si alzò dal letto, si guardò intorno. Stava per crollare e non voleva farlo lì dentro, aveva bisogno di stare da solo.
Si lanciò nel corridoio mentre suo padre gli urlava di fermarsi.
- Simone, dove vai? Stanno per dimetterti, dobbiamo andare!
Ma il ragazzo era già uscito dal reparto, aveva raggiunto lo spiazzale sul terrazzo.

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