Sentiva il duro letto sotto di lei, la luce della lune entrava dalla finestra illuminando i muri. Si girava e rigirava sopra il materasso, non riusciva a prendere sonno. I grilli avevano deciso di improvvisare un musical proprio sotto alla sua finestra.
Si alzò con la schiena dolorante, aveva bisogno di aria.
In punta di piedi si diresse verso il piccolo balcone dell'appartamento.
L'aria si infrangeva sulla faccia, scompigliando i suoi capelli marroni.
La sua immagine era illuminata dalla sua Rosa.
La notte si appoggiava sui tetti delle case, l'oscurità si introfulava nelle case delle famiglie, milioni di essere umani addormentati. tranne lei. Un profondo sospirò scappò dalle sue labbra.
Cosa voleva lei? cosa farò da grande? Non potrò per sempre stare a casa della capra.
Si massaggiò la fronte. Che malessere vivere. Osservò una dolce farfalla che si stava posando sul balcone. ma non poteva nascere farfalla? Erano così leggiadre e brutte. Almeno avevano un punto in comune.
Si appoggiò sulla ringhiera, osservando quella piccola e brutta creatura, lei preferiva le giraffe.Rivolse il suo volto verso la chiara luna. Lei illuminava la notte a tutti, era amata da tutti. Sejiō era una dei tanti che la amava. Ricordava le tante volte che l'aveva osservata, purtroppo non ricordava né quando né dove. Tuttavia la luna è sempre stata presente per lei. Faticava a rifarsi una vita nuova, solo perché non si ricordava quella vecchia. <<Questa è la mia seconda chance? Ma come posso non sbagliare se non mi ricordo la prima?>>
Ben presto si ritrovo in un profondo vortice dei suoi pensieri.
La notte durò poco, lasciandola, così, nelle mani del suo nemico, il sole.
Quella mattina SatŌ le aveva detto che doveva iniziare a conoscere la città e che passeggiare le avrebbe fatto bene.
Aprì la porta e se ne andò di casa, poteva andare solo alla spiaggia vicino casa, ordine del cervo. O della renna. O forse era una capra? Non se lo ricordava. Fatto sta che le corna le aveva comunque.
Il profumo di salsedine le faceva venire i brividi, aveva dimenticato qualcosa legato a quel posto, ma cosa?
Si sentiva lo schianto delle onde sulla sabbia, i versi striduli dei gabbiani e il chiacchiericcio allegro delle coppie che come lei stavano passeggiando.
Riuscì ad individuare una coppia che si teneva mano per mano: il ragazzo moro dai capelli corti sussurrò qualcosa a quello dai capelli rossi, facendolo arrossire. Cosa si erano detti? Perché lui era arrossito così?
Spostò la sua vista sulle immense onde che si infrangevano sulla spiaggia dorata, piccole conchiglie scintillanti, gabbiani che sorvolavano la spiaggia in cerca di qualche pesce da addentare.
Sembrava essere tutto così normale.
<<Laila, sai questa spiaggia è stata ripulita da poco, da chi non si sa. Però ricordo bene com'era prima che fosse usata come centrale di scarico. Sai, tu eri così bella.
Urlavi, sorridevi e mi esprimevi tutto il tuo amore. La tua coda si muoveva felice, ma io lo ero di più. No Laia, la cacca lì non si fa. No, non scappare così lontano. Laila! Laila!>> Richiamò ancora più forte il signore.
Sejiō si allontanò, ormai si era convinta che non avrebbe mai più sentito una conversazione altrui, se pur per sbaglio.
La domanda però le venne spontanea.
Si fermò sul bagnasciuga.
Chi aveva ripulito la spiaggia? E perché?
Un gesto di buona volontà, forse?
Passò dall' osservare da lontano le onde a finirci dentro. Al primo impatto l'acqua sembrava fredda, facendola rabbrividire a quel contatto inaspettato. Sentì delle parole che non riuscì ad identificare, il rumore del mare le ovattava le orecchie. Si alzò lentamente, pulendosi con una mano gli occhi. Chiuse di nuovo gli occhi al primo impatto con la luce del sole, si girò verso la figura che con la forza di un elefante l'aveva spinta. Era ancora per terra, la sabbia le stava entrando nelle scarpe e nei vestiti.
Un ragazzo dai capelli verdi broccolo le si catapultò sopra, prendendole un braccio. In poco tempo lei si ritrovò in piedi, dando le spalle al sole.
<<Scusami, scusami, scusami...>> Continuò per quindici minuti buoni, finché non iniziò a fare dei piccoli inchini.
<<Ti prego, piantala.>>
Lui si irrigidì arrossendo, borbottando delle altre scuse.
La bruna camminò fino al bar chiuso, sgocciolando acqua da tutti i vestiti. Decisero di sedersi ai tavolini in metallo.
<<Ehm...hai una conchiglia sulla guancia...>> Balbettò la sottospecie di broccolo.
Sì passò una mano sulla guancia, notando che effettivamente lui aveva ragione, ormai le si era incollata alla pelle, lasciandole un marchio rosso.
<<Piuttosto, potresti spiegarmi il motivo della tua corsa?>>
<<I miei soliti giri di allenamento, corro per tutta la spiaggia e la ripulisco.>> Sussurrò, senza mai scontrare gli occhi con i suoi.
Quindi era lui che aveva ripulito tutta la spiaggia.
<<Perché?>> Chiese incuriosita.
<<Serve per la mia formazione da eroe! Voglio diventare un Hero e mi sto allenando.>> Sorrise la foglia.
Un Hero. Perché voleva diventare proprio quello? Non sarebbe stato più semplice fare il giornalaio o il barista, per forza un Hero?
Gli sorrise.
<<Sembra bello.>> Sussurrò. No, lei non sarebbe mai stata capace a diventare un Hero. Perché lei non poteva . Lei non aveva un quirk.
<<E tu?>> Riprese la parola il cespuglio.
Le si mozzò il fiato e prima di rispondere lasciò passare qualche minuto per pensare.
<<Io vorrei fare la criminologa.>> Gli sorrise. In realtà non sapeva era la prima che venutale in mente, ma ragionandoci era molto più facile lavorare per capire la mente dei criminali, anche se con quel lavoro stava a stretto contatto con gli Eroes.
<<Forse è inadeguato, ma che quirk hai?>> Lui arrossì violentemente, sapeva di aver fatto una domanda fastidiosa dal cambiamento della faccia di Sejiō.
<<Di solito prima del quirk si chiede il nome.>> Lo canzonò lei.
In effetti aveva ragione, è come se al primo incontro chiedi ad una persona il segno zodiacale.
<<Oh certo scusami, come ti chiami?>>
<<Sejiō Harada.>>
<<Piacere, Izuku Midoriya.>>
Susseguono attimi di silenzio molto imbarazzanti. Il sole però, continuava imperterrito ad osservare la loro conversazione, sentiva che la sua pelle si stava bruciando.
<<Io... Non ho nessun quirk.>> Era stata lei a riprendere il discorso.
<<Oh! Quanto ti ca...ammiro. Dev'essere difficile vivere ehm senza ecco...un quirk... sì.>> Balbettò, spostando lo sguardo in basso, le sue guance si arrossirono.
Sapeva solo arrossire e borbottare quel ragazzo?
Guardò l'orologio blu del bar. Era tardi. La renna si sarebbe arrabbiata.
Lo salutò, dileguando piano piano nella via della sua andata.
A casa avrebbe dovuto pulire la sabbia dai suoi vestiti, si pentiva già di essere andata al mare.
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Tsuki-yo ni kome no meshi
FanfictionEd eccolo, il Silenzio era di nuovo affianco a lei, stava prendendo posto nella conversazione. Lo faceva sempre, era così presuntuoso. A lei non piaceva quel tipo, era scorbutico.