Sentiva il suo respiro, la sua presenza e il suo sorriso perforarle il corpo. I suoi passi, anzi, la sua corsa riecheggiava nei muri orridi dei palazzi. Quella zona era tra la più malfamata di tutto il Giappone. Correva veloce, si riusciva a vedere soltanto un ombra di lei. Si fermava davanti ai negozi nascosta dalla notte, che, riusciva a renderla invisibile. Le avevano dato soltanto una notte per completare quella missione, in cambio della sua vita. Si fermò davanti al panificio, camminando con calma verso il retro. Gli Heros non l'avrebbero mai scoperta, nessuno conosceva quel posto. Ognuno ci passava davanti, ma mai nessuno si fermava. Entrò dalla porta posteriore del negozio. L'aria fredda la fece rabbrividire, passò davanti a molte poltrone in pelle nera sopra a un tappeto in velluto rosso. <<zuccherino, fai piano, gli altri si divertono.>> ridacchiò un uomo dalla folta barba e gli occhi rossi, che si stava appoggiando sul bancone con una bottiglia di birra nella mano destra. Si fermò un attimo ad osservarlo, dirigendosi subito dopo verso il capo. A passi lenti si diresse dritta, verso la porta più grande di tutte. <<Vai dritta verso la porta più grande al centro della fine del corridoio, poi non bussare, solo le persone rispettose lo fanno; infine, dirigiti alle sue spalle, puntandogli questa alla testa. E vattene subito, quel posto non merita la tua presenza. Fregatene delle telecamere, non le faranno mai vedere alla polizia, ci sono anche loro dentro, finirebbero nei guai da soli. Vai piccina, fallo per la tua famiglia.>> così fece. Mantenendo sempre la stessa espressione, la sua mano era ben stretta sulla pistola. Non aveva capito quale fosse, ma poco le importava. Aprì la porta, fin da subito si poteva vedere Paucus. Seduto con i piedi sopra la scrivania e una sigaretta in bocca, sorridendo con la sua faccia da ebete.
<<Si scelse quel nome non sapendo che n latino significa "poco" "scarso".>> ridacchiò l'uomo, tenendole il viso. <<vieni, ti mostro come fare.>> le accarezzò le spalle, prendendole dolcemente le braccia. Delicatamente le tese, adagiando le mani sopra le sue, che stringevano il manico della pistola. <<premi decisa il grilletto... e puuum.>> la ragazza d'istinto chiuse gli occhi, odiava il rumore degli spari. L'uomo inspirò vicino al suo orecchio, chiudendo gli occhi e sorridendo. <<no guardare mai i suoi occhi. Si capisce tutto da quelli.>>
<<allora ragazzina? Cosa vuoi?>> di risposa, tese le braccia e gli sparò dritto in fronte. <<il tuo buco ti rende ancora più affascinante.>> sussurrò, lasciando il negozio.
<<un eroe, che vende droga e favorisce la prostituzione, non dovrebbe essere un eroe.>> ridacchiò l'uomo al suo orecchio.
Per giorni interi nessuno parlò dell'avvenimento, com'era venuto così se ne era andato. Nessuno lo conosceva e nessuno l'avrebbe mai conosciuto.
D'altronde, perché parlare di un eroe invisibile?Run, she got the gun.
<<ragazza mia, non essere così spaventata.>> sussurrò la donna bionda. Portandosi successivamente una sigaretta alla bocca. Aveva le gambe accavallate ed era seduta sulla poltrona che sembrava esser comoda. I movimenti le risultavano difficili per il suo stretto vestito rosso, che fasciava il suo corpo alto e sottile.
Si passò la punta della lingua sulle labbra, sbavando quello che prima era il rossetto rosso.
<<Non era un bravo eroe e lo sapevi.>> Ridacchiò espirando il fumo che sembrava un ipnosi, girandosi successivamente verso la ragazza. Sorrise, osservando i suoi occhi impauriti e soli. <<Non tutti i cattivi vogliono il male.>> Sussurrò spostando il suo sguardo sulla parete ocra del locale.
<<Non lo sopporto quell'aggettivo, "cattivo", ah che schifo. Siamo solamente liberi. Sai, tra di noi ci sono i pazzi e i liberi. I pazzi uccidono tutti per il potere; i liberi, già sanno di averlo, combattono solo per dimostrarlo e per rendere questa città un posto migliore.>> Sussurrò con disgusto.
<<Gli eroi...>> iniziò alzandosi lentamente dalla poltrona, ora stringeva le mani in pugno, conficcando le lunghe unghie nere nei polsi.
<<Salvano molte vite, è vero. Però... si dimenticano sempre le altre. Noi liberi siamo rimasti soli in balia della criminalità. E nessuno è venuto a salvarci, eravamo soli.>> La donna le stava davanti, inchiodava i suoi occhi celesti in quelli marroni della ragazza.
<<Ora, credo sia il momento di cambiare le cose.>> Sussurrò avvicinandosi. Il suo sguardo era glaciale e audace caturava la bambina, che come una marionetta cadeva ai suoi piedi.<<Questo è solo l'inizio, mia bambina.>>
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Tsuki-yo ni kome no meshi
FanfictionEd eccolo, il Silenzio era di nuovo affianco a lei, stava prendendo posto nella conversazione. Lo faceva sempre, era così presuntuoso. A lei non piaceva quel tipo, era scorbutico.