4. il giallino rotto

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Una ventata d'aria fredda la fece maledire mentalmente per non essersi portata un giacchetto.

Si avvicinò alla fermata del suo autobus, il 223 era già partito. <<cazzo.>> sospirò, veniva ogni morte di papa quel maledetto bus; doveva proprio non suonare stamattina quella maledetta sveglia? Proprio oggi che aveva la prova? Delusa, si andò a sedere sulla panchina. Non voleva iniziare tutto da capo e aveva anche paura di farlo. Inconsciamente voleva rendere fiero anche la Capra, per tutto quello che aveva fatto per lei. Erano passati solo tre mesi, eppure si sentiva un pochino a casa. Certo non riusciva ancora a fidarsi del tutto, ma era un grosso passo in avanti. Non era pronta a deluderlo, non voleva. Al contrario, voleva renderlo fiero di lei, voleva fargli capire che lo ringraziava. Forse poteva bastare un abbraccio, ma per lei sarebbe stato troppo complicato. Darò il mio meglio, si era promessa. <<Probabilmente inizierò da domani.>> aveva parlato senza pensare, o aveva pensato parlando. Un sospirò profondo si spigionò, sciogliendo il masso che sentiva sulla sua cassa toracica.

<<hai perso anche tu il 223?>> una voce roca e meccanica la sorprese. Si girò verso la dolce melodia che le aveva appena parlato, bella voce.

Era il ragazzo che aveva osservato quel giorno estivo sull'autobus, era l'armadio. Sorrise ripensando a quel giorno. Le era un po' mancato il suo sguardo impassivo. Sembrava un ragazzo preciso, uno di quelli che seguiva sempre le regole e dava il buon esempio

<<già.>> sospirò continuando ad osservarlo. I suoi occhi blu oceano la analizzavano, in quel momento voleva solo sprofondare o aprire il volo e scappare.

<<conosco una scorciatoia, dovevo prendere anche io quel bus.>> consigliò l'armadio. Sì. Decisamente era uno preciso, il suo tono di voce le confermò i suoi pensieri.

Lei annuì spostando il suo sguardo verso le macchine in coda per il semaforo. Quel gigante non la convinceva proprio, tiè pure incoerente era. Prima lo trova interessante, poi diffidava di lui.

Decise di alzarsi e seguirlo, alla fine cosa poteva succedere di male?

Tutto: poteva morire e essere ritrovata dopo un mese nel fiume più vicino, oppure essere rapita con un riscatto che nessuno pagherà mai. Oppure cadere dalle scale che non stava vedendo, perché la sua piccola testolina vuota stava osservando i gabbiani. Stava per toccare terra, si sentiva già spiaccicata sul suolo con male ovunque.
Cosa che non successe. Invece, sentiva un delicato calore sui fianchi, probabilmente lui la stava tenendo dai fianchi. Aprì lentamente gli occhi, rendendosi conto che non stava nemmeno appoggiando i piedi per terra, bensì era sospesa in aria. Sembrava che quel gigante stesse prendendo un bebè in braccio, era delicato e forte. Per la prima volta in vita sua, si stava sentendo leggera.

<<dovresti fare un po' più d'attenzione.>>sibilò l'armadio scrutandola da testa a piedi. Si disegnò sulla faccia della senza-quirk un sorriso debole. Era stato gentile, ma di certo non era simpatico quel senza emozioni.

Sejiō si ammutolì, continuando a stargli dietro. Pure lui abbastanza strano lo era. <<come hai fato a capire che avevo perso l'autobus?>> chiese diffidente stando attenta a dove metteva i piedi.
<< quella fermata ha solo due autobus, che portano solo a due destinazioni differenti: il 99 alla scuola di danza di Madame Roseline e la libreria della capra. E detto sinceramente, da come ti sedevi sulla sedia non mi sei sembrata una ragazzina molto aggraziata.>>
La ragazza, strabuzzò gli occhi. Le aveva appena dato della poco aggraziata. Questo era un affronto bello e buono. L'aveva appena insultata quell'armadio maleducato, che nel frattempo aveva abbassato la faccia. Sejiō giurava di averlo visto arrossire.
<< forse dovevo andare da Madame Roseline, non pensi?>> sibilò rossa dalla rabbia. Come si permetteva quel tipo così scorbutico a trattarla in quel modo?
<<Libreria della capra? Non si chiamava la Piccola libreria?>> Domandò, ignorando l'accaduto.
<<Sì, ma viene soprannominata così.>> Terminò il ragazzo, lasciando i due da soli nel silenzio.
Ed eccolo, il Silenzio era di nuovo affianco a lei, stava prendendo posto nella conversazione. Lo faceva sempre, era così presuntuoso. A lei non piaceva quel tipo, era sgorbutico. O almeno questa volta non gli piaceva, in verità il Silenzio è sempre stato il suo migliore amico, era come un fratello. Stava in tutti i suoi ricordi d'infanzia, pre-adolescenziali e continuava a seguirla pure qui.

Tsuki-yo ni kome no meshiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora