In meno di una settimana aveva imparato i dintorni di casa sua, scoprendo anche un graziosissimo fioraio. Ogni tanto le piaceva andare lì e aiutare la simpatica anziana che gestiva il negozietto.<<Sai, c'è un parco bellissimo poco vicino da qui. Vai sempre dritta e gira a destra. Troverai un luogo ameno!>> Le consigliò il giorno prima.
Tuttavia quando iniziò a incamminarsi verso il posto che le aveva consigliato l'anziana capì di essersi persa.
Le sembrava di girare intorno fino a quando non trovò un piccolo bar. Stanca e accaldata decise di entrare.<<Tsk, sei solo una comparsa.>>
<<lo so, me lo dici sempre.>> rispose la mora. Parlava, stanca, con un ragazzo dai capelli biondo cenere appuntiti e dagli occhi rosso fuoco. Lei sembrava una principessa, il suo vestito bianco dai ricami floreali svolazzava. Il dolce venticello faceva svolazzare anche i suoi corti capelli neri, contemporaneamente il sole l'aiutava a rendere quella graziosa figura un quadro, appoggiandosi delicatamente sul viso. Ella, al contatto con il sole socchiuse gli occhi sorridendo. Lui non la guardava nemmeno, però tutti e due insieme camminavano uno al fianco dell'altro.
<<Pensavo di essere speciale.>> sussurrò la ragazza ancora sorridendo. Ricevendo uno sguardo non curante dal biondo che pareva un riccio. <<era solo un deficiente.>> borbottò entrando nella caffetteria. <<ma se solo l'avessi potuto evitare->> la sua frase le morì in bocca, il ragazzo la stava squadrando. <<sarai pure una pessima cuoca, una pessima cugina e una comparsa pesante, ma di certo non è mai stata colpa tua.>> Aveva finito lui sedendosi al tavolo. <<Bakugou, sono incinta di lui. Ed è solo colpa mia. Ora mi sento così sporca, ho la costante sensazione di dovermi fare un bagno nella candeggina...>> lo seguì sedendosi davanti a lui. Le sedie erano scomode e di metallo, avevano solo un vantaggio: erano fredde; avevano scelto quella caffetteria proprio per quello, era l'unica dell'intera città che avesse delle sedie in metallo. <<Yoyo, ascoltami bene. Sei una cugina fantastica, ci sei sempre stata per me e mi hai insegnato a vivere. Sei riuscita a denunciarlo e ha capire che era una relazione tossica. Superare uno stupro è difficile, non lo posso capire e per fortuna non ne conosco le sensazioni, ma credo non sia facile. Hai fatto comunque un grosso passo parlandone a nonna, che ti ha aiutato a capire e ad aprirti di più la mente. Comunque qualsiasi decisione farai io ci sarò.>> lei ascoltò attentamente le sue parole, continuando a sorridere. <<Sei il migliore>> alzò lo sguardo su di lui sorridendogli. Bakugou si azzittì fissandola, aveva preso a giocherellare con il menù in plastica, sentiva il suo cuore che batteva all'impazzata. Ogni volta che riceveva un complimento, poi non sapeva mai come rispondere.<<sarà un bellissimo bambino, d'altronde, tutti sono belli con la mia genetica.>> Il ragazzo rise.
Lei di risposta ridacchiò scuotendo le testa, prendendo poco dopo il menù. Faceva sempre così Bakugou, sdrammatizzava con qualsiasi cosa pur di non affrontare una conversazione pesante.
Poco dopo Yoyo decise di prendere un dolce pieno di panna e senza alcun tipo di liquore, mentre lui prese un dolce ai lamponi.Sejiō entrò nella caffetteria, guardandosi intorno dispersa. Le era stato dato il compito di imparare le strade della cittadina, così da sapersi orientare il giorno; purtroppo per lei, quel giorno si perse entrando in una caffetteria che non era segnata sulla mappa.
Era passata una settimana da quando aveva chiesto di lavorare alla capra, eppure sembrava quasi lui stesse cercando di evitarla, usando come scusa il suo impegnatissimo lavoro.
<<Un giorno, con questo caldo, mi scioglierò.>> Sussurrò.
Si grattò imbarazzata la testa, dirigendosi alla cassa. Una piccola pausa non mi farà del male, no? Ho così fame. Pensò, osservando le prelibatezze del posto.
<<Salve signorina, prende qualcosa?>> Chiede una graziosa ragazza dai lunghi capelli blu e gli occhi viola, un dolce sorriso le si era disegnato sulla faccia, rendendola un quadro bellissimo.
Sejiō si sentiva a disagio al suo cospetto, la sua figura dei capelli blu la oscurava. <<Sì grazie, prendo un mochi al tè verde.>> Sussurrò sorridendole.
<<Perfetto, puoi pagare alla cassa e il mochi ti verrà consegnato al tavolo! Oh vero, sempre che tu non lo voglia portare via.>> La ragazza arrossì, accorgendosi di non averle fatto la domanda prima.
<<No no grazie, lo mangio qui e prendo anche una bottiglia d'acqua ad ambiente naturale.>>
Si diresse verso la cassa, aspettando di poter pagare, mentre la cameriera serviva altri clienti. Si guardò di nuovo attorno, sorridendo alle bellissime decorazioni del locale: sembrava una piccola taverna, dispersa in un bosco incantato che accoglieva visitatori, guarrieri e animali magici. La cassa era invasa da miriadi di dolcetti diversi, con molte gomme da masticare e cioccolato; un volantino giallo attirò il suo sguardo. "Cercasi commessa" a quella scritta le si illuminarono gli occhi, lasciando spuntare il suo sorriso che non riusciva a nascondere.
<<Eccomi>> sussurrò la commessa affaticata. Sejio puntò il dito verso il volantino. <<Posso averne una copia?>> La commessa sgranò gli occhi dalla felicità, prendendole da sotto il bancone una copia. Sejio successivamente pagò e si andò a sedere.
Esaminò bene il volantino, leggendo più volte il numero di telefono e l'email della proprietaria.
Dopo pochi minuti il dolce arrivò, inebriando la povera sperduta di un buonissimo odore.
Era la prima volta che assaggiava quello strano dolce, il signor Satō l'aveva avvertita di quanto poteva essere pericoloso e lei non aveva mai osato a mangiarlo.
Però, ad ogni morso che dava le sembrava di star volando su una magica e comoda nuvola. Sorrise felice dando un altro piccolo morso al dolciume, se solo me lo avessero detto prima, pensò felice.
Una risata la distolse dal suo paradiso, facendo guardar a Sejiō e la provenienza della voce femminile.
<<Te lo giuro! Gli spaccherò le ossa a quella comparsa.>> Affermò deciso il ragazzo davanti alla corvina che rideva. Avevano tutti e due qualcosa che li accomunava, sia per gli occhi rossi sia per come si mostravano, ma lui al contrario di lei sembrava un porcospino perennemente arrabbiato. Lei aveva una risata dolce e rassicurante, una di quelle che ti migliorano la giornata.
Distolse lo sguardo dai due, poteva sembrare una strana stalker se continuava.
Prese un sorso d'acqua e continuò a guardarsi intorno. Aveva timore a girare per quella città da sola, ma doveva pur ambientarsi.
Finito il dolcetto decise di rimettersi sulla via, così prese il fazzoletto sporco e si avvicinò alla porta pronta per buttarlo nel cestino lì vicino. Le uniche cose che non aveva calcolato però, erano i gesti del riccio biondo e arrabbiato, che imprecando, la fecero cadere. Colpendola pesantemente col braccio sul suo fondoschiena.
Ecco, la prima figuraccia della giornata, sospirò.
<<Hey stupida comparsa fai attenzione la prossima->> La sua voce roca venne fermata dalla cugina che si lanciò ad aiutare Sejiō.
<<Bakugo, impara il rispetto!>> Lo richiamò lei.
<<Io sono Yōsei, mi dispiace che mio cugino ti abbia trattato così.>> Le tese la mano sorridendo.
Sejiō imbarazzata si alzò, sorridendole leggermente. Sentiva un piccolo dolore solo alle braccia.
<<Non si preoccupi.>> Sorrise guardando tutti e due.
Yōsei ridacchiò accarezzandole dolcemente il braccio. <<Mi spiace, spero non t'abbia fatto male.>>
<<Oh no assolutamente!>> Imbarazzata, Sejiō, scosse la testa sorridendo.
<<Comunque io sono Sejiō, è stato un piacere conoscervi.>> Fece un breve inchino per poi dirigersi alla porta, sentendo come risposta uno sbuffo da parte del riccio e una dolce risata da Yōsei.
<<Speriamo di vederci presto!>> Le sussurrò dolcemente, riportando la sua attenzione sul cugino.Sospirò, pensando che molto probabilmente ci sarebbero state altre vie non localizzate sulla mappa.
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Tsuki-yo ni kome no meshi
FanfictionEd eccolo, il Silenzio era di nuovo affianco a lei, stava prendendo posto nella conversazione. Lo faceva sempre, era così presuntuoso. A lei non piaceva quel tipo, era scorbutico.