8 Trapianto

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Una settimana prima

Flashback

Dopo l'ultima lettera J non avrebbe avuto la possibilità di scriverne altre come faceva da una sola settimana ma l'unica cosa che gli era venuto in mente per non sparire così come era apparso era quello di rievocare ricordi e le varie emozioni che sentiva mentre mesi e mesi prima vedeva quello che ora è la sua più grande cotta. L'unico problema era chi avrebbe consegnato queste lettere se lui non poteva più farlo e quasi temeva di chiederlo al suo migliore amico, non perché non avrebbe esaudito il suo probabile ultimo desiderio ma perché non aveva mai detto a nessuno della sua attrazione per i ragazzi e ne temeva la reazione.

Prese un bel respiro e chiuse la scatola in cui aveva controllato per l'ennesima volta la presenza delle sue venti lettere più l'ultima che sperava di non doverla mai far spedire.

Si sedette sul letto in attesa che il suo hyung arrivasse mentre con la testa pensava ai suoi ormai diciott'anni di vita passati, alla sua malattia e che molto probabilmente la sua vita si concluderà da lì a pochi giorni. Era sempre stato positivo quando quattro anni prima gli avevano diagnosticato quella che ora è la sua più grande rovina e che se non avesse trovato un donatore non avrebbe vissuto oltre i vent'anni o ancora prima se il suo corpo avesse rifiutato i vari trattamenti che negli anni precedenti aveva fatto nell'attesa del trapianto che non era ne certo ne sicuro per la sua salute, ma che pur di rischiare aveva intenzione di portare a termine anche se con la propria vita.

Per quegli anni di terapia lui aveva fatto il possibile per sopravvivere, non osava mai andare contro quello che i medici gli avevano detto sia perché ne aveva letteralmente paura sia perché le probabilità che l'operazione andasse a buon fine erano molto ma molto basse e per quanto fosse positivo, capiva che ci voleva davvero un'enorme miracolo perché sopravvivesse e sapeva anche che i medici oltre a fare tutto il possibile non avrebbero certo potuto fare di più, per questo negli ultimi quattro anni si era goduto al massimo la vita.
Perdonava tutti anche se non meritavano il perdono, almeno non così presto, famigliari e amici stretti lo trattavano al meglio anche perché poteva essere davvero l'ultimo momento che si vedevano perché nessuno sa mai quando la persona a te cara possa lasciarti solo. Durante le vacanze la sua famiglia non stava mai a casa erano o in viaggio o sul paese tra le varie città a scoprire segreti della propria patria che neanche sapevano dell'esistenza, il tutto avveniva con le giuste precauzioni e per rendere il viaggio il più piacevole possibile anche se di ricadute ne aveva avute molte e alcune molto pesanti che facevano temere al peggio a chi gli stava accanto, ma soprattutto ai suoi genitori.

Però a distrarlo dai suoi viaggi mentali sulla sua vita fu l'entrata del suo migliore amico nella sua stanza

«Hyung!»

«Come stai» gli si avvicinò abbracciandolo prima lentamente poi quando il minore ricambiò aumentò la stretta sui suoi fianchi facendo seppellire il viso dell'altro nel suo petto
Rimasero nel silenzio del loro abbraccio, nessuna parola che volava nella mura di quella stanza piena di ricordi bellissimi ma altrettanto dolorosi. Entrambi i ragazzi capivano l'altro meglio di sé stessi e Jin era un dono nella vita del minore.

L'aveva conosciuto all'epoca delle medie poiché lui un anno avanti a differenza dei suoi coetanei mentre il maggiore era stato bocciato ben due volte. Era in prima quando conobbe Jin-all'epoca in terza- nel campo della scuola che per sbaglio gli era venuto addosso mentre camminava all'indietro. Lui come al solito distratto com'era neanche aveva notato nulla -fermo mentre dava le spalle al maggiore- finendo entrambi per cadere con Jin che lo schiacciava col suo peso.
Per attuare la caduta aveva portato la mano davanti come ad evitare di sbattere la faccia ma a nulla era servito -se colui che gli era caduto sopra era due volte più alto e pesante di lui- finendo per slogarsi il polso e sbattere la faccia per terra.

Dopo mille scuse -di Jin- e un controllo era ritornato a casa col la mano destra fasciata e il naso coperto per la botta.

Nei giorni a seguire il maggiore lo andava a trovare nella pausa scolastica chiedendo sempre scusa fino a che il minore stufo non l'aveva intimato di smetterla di scusarsi altrimenti gliela avrebbe fatta pesare. Iniziarono a parlare mentre il maggiore lo aiutava ogni volta fino a passare del tempo anche fuori dalla scuola e soprattutto dopo la guarigione del più piccolo.

Entrambi passarono mesi insieme anche quando il maggiore andò alle superiori e lui era solo al secondo anno delle medie. Legarono tanto che -ormai i propri genitori sapevano della loro amicizia nata per un incidente- rimasero insieme anche quando gli fu diagnosticato il suo tumore, anzi il maggiore fu la sua spalla destra, il suo migliore amico, suo fratello che subiva ogni suo sfogo, ogni sua debolezza, ogni suo dubbio fino a crollare nelle braccia dello hyung.



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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 15, 2022 ⏰

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