DOMINIC
Quando entro nella stanza mia madre sta smanettando ai fornelli.
«Buongiorno famiglia» dico entrando.
Tutti si girano e mi salutano con un sorriso.
La cucina è un disastro, non perché non ci impegniamo tutti a pulire, ma perché con sette persone che girano per la stanza assaggiando, prendendo cibi e bevande dal frigo e cucinando, mantenere l'ordine è piuttosto complicato. La cosa più strana è che non ci sediamo tutti insieme per mangiare. C'è chi sorseggia un caffè appoggiato al muro, chi si spalma la marmellata sulla fetta biscottata e poi c'è mia sorella, che con la faccia tutta sporca di cacao mette nel suo piccolo zainetto la merenda. È in momenti come questo che mi accorgo di quanto speciale e particolare sia la mia famiglia.
Mia madre è una donna incredibile, con un grande senso pratico e una bellezza da togliere il fiato. È capace di una dolcezza straordinaria, anche se odia ammetterlo. Si è presa carico dei miei cugini e coetanei Caroline e Daniel dopo la morte di sua sorella tredici anni fa. Poi c'è mio papà, un uomo d'affari. Ce l'ho a morte con lui ultimamente. È colpa sua se ci siamo trasferiti qui. Nonno è morto poco tempo fa, lasciandoci in eredità una villa di tre piani, un patrimonio da far spavento e un'azienda da gestire. Papà non vuole vendere la ditta di famiglia e quindi ha deciso di spostare baracca e burattini qui. D'altronde ha sempre amato l'Italia. Si era trasferito in America per stare con mamma con la promessa di ritornare un giorno nel suo paese natio. Non a caso aveva insegnato a me e ai miei fratelli e cugini l'italiano sin da bambini.
E infine ci sono loro, i miei piccoli angioletti, Rebecca e Michael di quattro e sette anni. Quanto li adoro.
«ehi bell'addormentato! » alzo gli occhi. «hai intenzione di restare a contemplare la tua tazza di caffè tutto il giorno?»
«certo! Non vedi che meraviglia i fiorellini disegnati qua sopra?» dico a Caroline indicando i lati della tazza dove, qualche mese prima, Rebecca aveva abilmente scarabocchiato con un pennarello indelebile fiorellini, coroncine e principesse.
«Smettila di fare lo scemo cuginetto» dice dandomi un pizzicotto sul braccio «sbrigati altrimenti faremo tardi!»
«agli ordini capo! Non vedo l'ora!»
Certo, non vedevo proprio l'ora. Nuova città, nuovi amici, nuova scuola... cosa si può pretendere di meglio dalla vita?
Rassegnato e con il morale a terra bevo tutto d'un sorso e seguo i miei cugini fuori dalla stanza sperando, in segreto, di aver perso l'autobus.
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TEACH ME HOW TO FLY - da soli siamo forti, insieme diventiamo invincibili
Romance«Non posso farcela, non potrò mai farcela!» «Shht» mi zittisce posandomi un dito sulle labbra. «Ricordati una cosa Fi, da soli possiamo essere forti, ma insieme diventiamo invincibili!» «Tu ed io contro il mondo?» aggiunge. Un sorriso mi spunta...