Capitolo Due

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Erano le nove e mezza quando uscì di casa, avevo fatto tardi ieri sera, e adesso dovevo correre per non arrivare in ritardo al lavoro. Metto le cuffiette e parto.

«Hannah» dico rispondendo al cellulare.
«Stacy, scusa se mi faccio sentire solo adesso»
«Tranquilla»
«Cosa vuol dire quel messaggio?»
«Sì, Han, è così. Te l'avevo detto che era lui»
«O MIO DIO» urla.
«Si lo so, è pazzesco»
«Come fai a rimanere così calma?»
«Devo, ho finto di non conoscerlo e ci ha creduto, devo mantenere il mio istinto da fan calmo, mi serve questo lavoro»
«Fan? Hai ripreso ad ascoltarli?»
«Sì, mi erano mancati»
«Non farla diventare un ossessione però»
«Tranquilla, adesso vado»
«Ok, a più tardi Stacy e buon lavoro»
«Anche a te amica mia» dico e lei riaggancia.

Arrivai a casa di Louis con solo cinque minuti di anticipo, per fortuna.
«Ciao Stacy» mi saluta Louis salendo in macchina. «Io devo sbrigare delle cose, su per giù starò via due orette massimo, tu fa come se fossi a casa tua, ok?»

«Ok Louis»

«Quando torno ti do una mano» sorride leggermente.

«Avrò già finito, credo»

«Aspetta che torno ok?»

«Ok signor...Louis» rispondo entrando in casa.
Buttai la borsa sul divano, mi alzai le maniche e feci mente locale. Sembra che ieri sera abbia dato un festino. Sulla penisola, e sul tavolo ai piedi del divano c'erano vari cartoni di pizza, tovaglioli, birre aperte e cicche di sigarette. L'aria era davvero molto pesante così decido di aprire le finestre per un cambio. Per primo tutta la spazzatura che ci sta in giro e la porto fuori. Poi do una sistemata al divano, pulisco l'intera cucina col salotto e inizio a passare l'aspirapolvere. Lavo l'intero pavimento e mi concentro sul piano di sopra. Apro le finestre e inizio dal bagno, passo l'aspirapolvere, metto i guanti e pulisco a fondo il gabinetto, ogni tanto mi toccava dover mettere una mano sul naso, la puzza di pipì lì dentro era tanta. Dal lavandino butto due-tre lamette usate, sistemo gli spazzolini, anche se non capisco perché ne ha così tanti visto che vive solo, do una pulita anche alla doccia, buttando via i flaconi vuoti. Prendo da terra i capi sporchi e li poggio dentro un sacco. Ed infine lavo il pavimento. Faccio lo stesso nelle due camere e nel suo studio, in cui sono stata stra delicata, la paura di rompere qualcosa mi torturava. Lasciai per ultima la camera da letto di Louis, aprendo la porta trovai tutto sotto sopra, non so perché ma, me lo aspettavo. Raccolsi i vestiti da terra, e qualche volta li odoravo pure, e buttai tutto nel sacco per poi poggiarlo in corridoio. Cambiai anche le lenzuola e gli rifeci il letto con cura, sistemando i minimi dettagli, anche i cuscini dovevano essere in simmetria. Sistemai i cassetti dei calzini, senza toccare quello delle mutande, mi sembrava troppo eccessivo. Poi levai alcuni fogli dal comodino e li riordinai sulla cassettiera, accanto ad una foto della sua famiglia, accompagnata da una con tutti i ragazzi, sorridevano tanto in quella foto, sorridevano spensierati e la cosa mi faceva stare bene. Mi concentrai sulla cabina armadio. C'erano scarpe ovunque, i vestiti sotto sopra, giacche pendenti, un vero casino. Presi tutto e lo buttai su una poltrona blu accanto alla finestra. Piegai per primo tutte le maglie a maniche corte e le posai una per una delicatamente. Feci lo stesso poi con quelle a maniche lunghe, coi jeans, con i pantaloni delle tute, con le felpe e con le canotte. Appesi tutte le giacche e le felpe con zip, e sistemai ordinatamente i vestiti eleganti. Infine sistemai tutte le scarpe, saranno state più di trenta paia, ad alcune passavo una pezza pulendole. Dopo di che spruzzai un po' di deodorante per ambienti in aria e uscì dalla stanza. Feci lo stesso nelle altre stanze e poi lavai il pavimento del corridoio con in spalla il sacco dei vestiti sporchi. Tornai di sotto e accesi la lavatrice con i capi scuri, che tra l'altro erano molti di più rispetto a quelli chiari. Aspettai che si asciugasse di sopra e poi andai a chiudere tutte le finestre lasciando aperte solo quelle del corridoio e del bagno. Finì tutto in un'ora e mezza, ma non volevo starmene con le mank in mano, così diedi una piccola riordinata al frigo e agli sportelli della cucina. Poi nel salotto sistemai i mille CD che aveva in ordine alfabetico. «Loueh, sei a casa?» sento dire da una voce leggermente roca. Sobbalzo e faccio rumore. Chiunque fosse, mi aveva sentito. «Chi c'è?».
E adesso chi è sto tizio? Da dove diamine è entrato? E cosa vuole? «E tu chi sei?» domanda fermo davanti alla porta. Alzo lo sguardo e resto paralizzata, di nuovo. Sta volta davanti a me avevo il riccio dagli occhi verdi. Avevo davanti a me Harry Styles, con la testa leggermente inclinata mentre aspettava una qualsiasi risposta da parte mia.
«S-sono Stacy» dico piano.

The Louis Maid |N.H|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora