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Erano passati 5 mesi e Jimin era impegnato giorno e notte per il suo solo. Il concetto di questo nuovo album era lo mostrare la parte oscura di noi e degli adolescenti, seguendo quella che è la narrativa di uno dei libri preferiti di namjoon: Demian.

Poteva mostrare quella parte di sé stesso di cui più si vergogna, ma che era parte di lui che lo occupava in grandi quantità. Per lui esibirsi da solo era una sfida, non aveva i suoi membri al suo fianco e a cui appoggiarsi. Era solo e aveva paura di sbagliare.

"Il testo va bene hyung? Ho fatto del mio meglio, dimmi se c'è qualcosa che posso migliorare o che devo modificare" chiese a Namjoon sperando in una risposta positiva. Aveva scritto quelle righe dando tutto se stesso e non vedeva l'ora di avere un'opinione dallo hyung che ammirava per la sua capacità di scrittura.

"Allora?" chiese impaziente dopo minuti in cui il suo hyung era rimasto in silenzio.
"È-è veramente scritta bene Jimin. Sono sorpreso... Questa canzone sarà un capolavoro. Io... Non ho parole Jimin. Continua a lavorarci e vedrai che sarà un successo".

Namjoon è sempre stato una delle persone più sagge ed intelligenti che Jimin avesse mai visto. Non solo perché avesse ben 148 di IQ, ma perché era dotato di una maturità e consapevolezza mentale che lo sorprendeva ogni volta che lo hyung apriva bocca. Una fortuna ad averlo nel gruppo, come per ogni singolo membro.

"Grazie hyung, è tutto merito tuo. Sei così saggio ed intelligente, che mi spingi a pensare e prendere sempre più consapevolezza di me. Ora vado grazie ancora e non dire niente a nessuno. Voglio che sia un segreto questa canzone per gli altri e per i/le nostr* ARMY" sorrise jimin correndo fuori, lasciando uno hyung sorridente nel suo studio.

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"Ok, dopo faccio questo passo giusto?" chiese ancora una volta per essere certo di non sbagliare. Doveva essere tutto perfetto. Doveva riuscire a far ciò che provava e ciò che voleva che la canzone fa esse trasparire. Era una delle canzoni più importanti per lui, non solo perché l'aveva scritta lui, ma perché era un passo per far conoscere quella parte di lui di cui non andava fiero, che  combatteva da sempre, ma che ancora lo comandava.

"Si, poi stacchi e riprendi da qui" ripeté il coreografo "Forza, fammi vedere da qua in poi".

Jimin riprese e quando durante la coreografia stava per mollare ogni volta il coreografo lo incitava a continuare.

"Andiamo non fermarti, lo so che è dura, ma andiamo il duro lavoro ripaga sempre. Siamo qui per mostrare qualcosa di autentico e profondo. Non una performance vuota".

Andò avanti così per mesi e mesi.

Non aveva tempo di vedere nessuno, nemmeno i suoi stessi membri che si chiedevano cosa stessa facendo di così tanto impegnativo. Contando che tutti insieme stavano lavorando al loro singolo, ma anche al lavoro di gruppo. Ma ciò non occupava tutto il loro tempo. Cosa poteva fare oltre ad allenarsi per il suo solo Jimin? Perché spariva sempre. Magari aveva conosciuto qualcuno?

Jungkook aveva iniziato da tempo a pentirsi delle parole delle a Jimin. Gli mancava tutto di lui, non vi era nessuno che gli dava tutta la sua attenzione oltre a Jimin. Gli mancavano i suoi abbracci, il suo sorriso con la sua sola fossetta, gli mancavano le parole di amore e ammirazione che riservava solo a lui.

Ma allora perché aveva detto quelle cose? Perché aveva paura. Paura di ciò che provava e di ciò che comportava. Ascoltare gli altri parlare di come forse abbia conosciuto un'altra persona lo faceva ingelosire enormemente. Ma cosa poteva fare? Tornare indietro non era possibile e lui non era pronto a dire le cose che pensava. Fece finta di niente perché non sapeva cosa fare.

Jimin si dilettava fra la sala di registrazione e la sala prove con il coreografo.
Era stanco e il singolo lo metteva molto sotto pressione, ma voleva lasciare le persone sorprese con la sua performance.
Non si sarebbe arreso per nulla al mondo. Lui era quello.

Lies Made Us | JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora