BAZ
Mi sveglio col viso illuminato dai lievi raggi di sole che penetrano timidamente dalla finestra, trasmettendo con la loro debolezza tutto il freddo che devono trasportare da fuori.
È la mattina di Natale e al pensiero accenno un sorriso, che cresce all'idea di trascorrerlo con lui.
Ancora sotto le coperte, mi distendo con uno sbadiglio, godendomi ancora quella soddisfacente sensazione di tepore prima di mettermi a sedere con le gambe ancora nascoste, con l'intento principale di vederlo; ed è lì, rannicchiato su quel divano a pochi passi da me e coperto quasi completamente, ad eccezione di un piccolo spiraglio da cui spunta la testa, quanto basta per respirare da sotto le lenzuola.
Quanto vorrei farlo dormire qui con me, ma ho paura sia troppo presto e che magari non voglia... ma stasera farò appello a tutta la mia facciata di sicurezza e spavalderia per proporglielo; tanto in realtà so che non veda l'ora e accetterà.
Non accontentandomi più di scorgerlo solo da lontano, felice della consapevolezza che dopo tanti anni non debba più farmelo bastare, mi decido ad alzarmi per raggiungerlo, tanto ormai è ora di svegliarsi anche per lui, nonostante non vorrei mai interrompere quella sua pace che almeno ora sembra raggiungere.
Ma mi sbaglio.
Infatti, vado a sedermi accanto a lui e dopo una prima timorosa carezza sulla sua guancia, noto delle tracce di lacrime sotto le palpebre e le ciglia ancora lucide per il loro passaggio.
«Hey, Snow...» lo chiamo piano, passando delicatamente il lato dell'indice ad asciugargli l'unico occhio raggiungibile per via della sua posizione.
Lui sembra sentirlo e si accuccia ancora di più, stringendo il cuscino in cui nasconde il viso.
Lo vedo leggermente contrarsi, ma non ne sono certo, forse è solo un'impressione.
Ma ne ho la certezza quando lo noto sussultare lievemente per trattenere un singhiozzo.
Probabilmente era già sveglio ma fingeva di dormire ancora per cercare di nascondersi.
«Simon...» ripeto più dolcemente, preoccupato per la situazione che non riesco a decifrare.
E in risposta lui comincia a singhiozzare in modo più evidente contro il cuscino, attorno cui aumenta la presa con le braccia.
Non sapendo come intervenire, mi limito ad accarezzargli i capelli, lasciando intrecciare le mie dita tra i suoi riccioli castani, tentando di confortarlo quanto più mi permette il non sapere cosa lo faccia soffrire così tanto.
«Hey, tranquillo...» sussurro quando il suo pianto inizia ad impedirgli sempre più il respiro, e mentre cerco ancora di capire il passo successivo per aiutarlo, Simon si mette a sedere di colpo e mi cinge la vita con le braccia, stringendomi forte.
Tiene la testa sulla mia spalla e nasconde il viso contro il mio collo, bagnandomi la pelle con le lacrime che gli inondano le guance; non posso far altro che ricambiare quell'abbraccio, avvolgendolo con timore per tenerlo stretto a me e sussultando con lui al ritmo del suo pianto sempre più forte.
E mentre continuo a sfiorargli i ricci con la mano, chiudo gli occhi trovando io stesso quel conforto che spero di infondere almeno in parte anche a lui.
Ma per fortuna sembra essere così, infatti dopo qualche altro singhiozzo inizia gradualmente a calmarsi e percepisco anche il suo respiro regolarizzarsi, come il petto che si alza più dolcemente contro il mio.
«Va meglio?»
Lui annuisce piano e quasi non me ne accorgerei se non fosse che noto di lui ogni minimo gesto.
«Scusa...» lo sento mormorare e sentirlo finalmente parlare tranquillizza anche me; si separa piano dalla mia spalla e lo accompagno nel movimento, cogliendo l'occasione per portare le mani sul suo viso e prenderglielo con delicatezza, scorrendo i pollici sulle sue guance per cancellare le ultime lacrime.
Tiene lo sguardo basso e provo a farglielo sollevare inclinandogli lievemente la testa verso l'alto, ma ancora si rifiuta di incrociare i miei occhi, probabilmente imbarazzato, e mai mi sono mancati così tanto i suoi.
«Scusa di cosa?» riprendo il discorso, nella speranza che ciò aiuti nel mio intento.
«Non volevo...»
E finalmente mi guarda, anche se solo per un attimo, ma quella breve occhiata basta a far inciampare il mio cuore.
Scuoto la testa, continuando ad accarezzargli il viso.
«Va tutto bene... vuoi parlarne però?» propongo con cautela e lui annuisce di nuovo in modo impercettibile, prendendosi poi ancora un attimo per raccogliere il coraggio e le parole giuste.
«É solo che...» comincia con un filo di voce e lo sguardo ancora puntato sulle proprie gambe «...é Natale» conclude sollevando il viso per guardarmi, facendo un lieve sorriso carico di tutta quella tristezza appena combattuta e che vedo continuare a trapelare dai suoi occhi ancora lucidi.
Quell'immagine mi colpisce come una ventata gelida e rimango in silenzio ad osservarlo, non capendo ancora del tutto.
«Mhmh, quindi?» chiedo con la maggiore tranquillità possibile, asciugandogli gli angoli esterni delle palpebre.
«Quindi...» comincia titubante, riabbassando il viso «a Natale mi manca di più la mia famiglia» confessa tornando a guardarmi, con lo stesso sorriso malinconico di poco prima, ma che stavolta mi colpisce ancora di più, probabilmente soprattutto perché riprende a piangere subito dopo ma cercando di trattenere i singhiozzi tra i denti ancora serrati.
«Simon, hey... mi dispiace tanto» provo a dire, non sapendo minimamente come bloccare quella sua cascata di emozioni, perché davanti ad una sofferenza simile non penso ci sia davvero nulla da fare.
Lui scuote piano la testa prima di piegarla ancora, facendo sparire il suo sguardo dietro i ciuffi che gli ricadono sulla fronte, e non vederlo più fa quasi più male che continuare ad ammirarlo in quel dolore.
«Non fa niente... deve solo passare, tutto qui»
E mi accenna ancora un sorriso, con una lieve alzata di spalle; mi aggrappo subito alle sue parole per cercare di tirarlo su almeno un po'.
«Passerà, certo... ma è normale che faccia male ora, perciò lascialo pure scorrere: non devi trattenerti, qui sei al sicuro.»
Lui sembra scaldarsi a queste mie parole improvvisate, sebbene ovviamente le intenda tutte dalla prima all'ultima, cosa che lui percepisce di sicuro ed è probabilmente questo a fargli bene più del discorso in sé; sorride ancora piano ma con più sincerità, riabbassando poi lo sguardo «grazie Baz...» mormora appena, per poi annuire lievemente come se si stesse convincendo di qualcosa, a cui da voce poco dopo tornando a scrutarmi attraverso i ricci «lo so, come tu lo sei qui».
So che col mio "qui" lui abbia inteso me e lui sa che col suo "qui" io abbia inteso lui; sorrido e annuisco a mia volta, replicando le sue parole: «lo so».
Simon sembra soddisfatto e sorride più forte, provocando anche in me lo stesso effetto.
«Peró, in fondo... questo è un Natale in famiglia, perché lo passerò con te» mormora come fosse un semplice ragionamento ad alta voce, com'è solito fare; ma quelle parole mi rendono talmente felice che non riesco a trovare altra risposta se non sporgermi e baciarlo.
Un dolce bacio sulle sue labbra ancora dischiuse dalla sorpresa del mio gesto, che ricambia appena capisce cosa stia succedendo; porto una mano sulla sua guancia per tenergli il viso, scorrendo il pollice sulla sua pelle.
Mi separo lentamente e di pochi millimetri dopo una decina di secondi, incrociando subito il suo sguardo mentre entrambi riapriamo gli occhi.
«Anche tu sei la mia famiglia, Simon Snow.»
Gli sorrido e sorride anche lui, in modo finalmente vero, cosa di cui mi rendo conto ancora meglio quando mi risponde a sua volta con un altro bacio, che precede tante altre risposte simili.
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here - [Baz x Simon; Carry On]
FanfictionPiccola parentesi che ho immaginato collocata nel primo libro, la mattina di Natale, quando Simon a dormire a casa di Baz. [one shot]